Inaugurato il rifugio Frattini: un bivacco-museo a 2.300m nelle alpi bergamasche

Su una cresta lungo l’Alta Via delle Orobie, una piccola costruzione rossa mette alla prova l’idea stessa di museo: nessuna opera, nove giacigli, un lucernario e materiali sperimentali esposti al vento, alla neve e al silenzio. Il nuovo bivacco Frattini porta l'arte nel cuore della montagna

25 novembre 2025 - 16:48

A 2.300 metri di quota, sulle montagne del comune di Valbondione, una piccola struttura rossa appare come un puntino lontano, che prima incuriosisce e poi rassicura.

È il bivacco Frattini da poco riaperto e trasformato in un vero e proprio presidio culturale: una struttura raggiungibile solo a piedi, dopo sei/otto ore di cammino su rocce e nevai.

Il bivacco si trova su una cresta esposta dell’Alta Via delle Orobie, in un’area soggetta a valanghe e repentini cambiamenti meteo.

La struttura non è custodita, chiunque può entrarvi, ma soltanto dopo la lunga ascesa.

All’interno, l’essenzialità è totale: nove piattaforme per dormire, una panca in legno, un lucernario rettangolare che incornicia una porzione di cielo.

Nessuna teca, nessuna didascalia, nessun pannello informativo: solo montagna, silenzio e alta quota.

Le opere, qui, sono i fenomeni stessi della montagna: il rumore del vento sul tessuto tecnico, il passo degli escursionisti e la neve che batte sulla struttura.

“Pensare come una montagna”: il progetto culturale di GAMeC

Il bivacco Frattini è l’ultimo capitolo di “Thinking Like a Mountain”, progetto biennale della GAMeC – Galleria d’arte moderna e contemporanea di Bergamo.

L’espressione, coniata dall’ecologo americano Aldo Leopold, suggerisce un modo di pensare lento, geologico, attento a forze più grandi dell’umano.

Per due anni il progetto si è sviluppato nelle valli e nei borghi prealpini di Bergamo: performance in ex fabbriche, installazioni in oasi di biodiversità, sculture in distretti minerari.

Opere effimere, stagionali, spesso raggiungibili solo a piedi e realizzate con il coinvolgimento delle comunità locali.

Il bivacco Frattini rappresenta la forma più radicale di questa idea: il momento in cui il museo abbandona completamente il museo.

Un nuovo rifugio che sostituisce quello degli anni ’70

La nuova struttura prende il posto di un bivacco in acciaio degli anni Settanta, ormai pericolante e contaminato da amianto.

Quel vecchio manufatto era però entrato nel paesaggio: gli stambecchi ne usavano le lamiere per grattarsi le corna, lasciando sulla superficie archi lucidi.

Il nuovo edificio doveva quindi essere sicuro per le persone, a basso impatto per l’ambiente e resiliente alle intemperie meteorologiche dell’alta montagna.  Ma senza garanzia che la fauna lo accetti come parte del territorio.

Gli stessi progettisti di Studio EX, gli autori del bivacco insieme al Cai di Bergamo, ammettono l’incertezza sul comportamento dei materiali: tessuto tecnico, sughero, una struttura composita ultraleggera.

A questa quota, ricordano, “l’altitudine mette alla prova le idee tanto rapidamente quanto corrode il metallo”.

Il bivacco pesa poco più di due tonnellate ed è stato trasportato mediante quattro voli di elicottero, ciascuno calibrato su equilibrio e vento.

La costruzione è volutamente paradossale: permanente ma reversibile, robusta ma flessibile, isolata ma traspirante. Il guscio rosso è un tessuto tecnico teso come pelle; l’interno, in sughero, si dilata e si restringe con le temperature montane.

Un riparo prima di tutto

Sul tetto, pannelli solari alimentano un’illuminazione essenziale e prese elettriche di emergenza. Non ci sono riscaldamento, acqua corrente e linea telefonica.

Il minimo indispensabile per salvare un escursionista in difficoltà, nulla di più: la struttura resta un riparo, non un’attrazione di lusso.

Raggiungere il bivacco è possibile solo a chi ha solide competenze alpinistiche. Gli architetti sottolineano che il bivacco è una risposta modesta e reversibile all’overtourism alpino, ma riconoscono il rischio simbolico di una presenza culturale portata a 2.300 metri.

Il team ribadisce le intenzioni del progetto: cura, coesistenza e umiltà.

Ma la montagna può interpretare diversamente questo gesto: il bivacco può apparire al tempo stesso come atto d’amore e come atto di arroganza, un tentativo di “fondersi” con il paesaggio lasciando però un segno evidente.

Eppure, c’è qualcosa di radicale nella sfida che il Frattini propone: la domanda se la cultura possa sopportare il disagio, il freddo, la scomodità, se un museo possa sopravvivere in un luogo dove è il clima, non il concetto, a dettare le condizioni.

Una presenza minima in un ambiente che cambia

La montagna ricorda che qui nulla rimane fermo a lungo: non gli edifici, non le intenzioni, neppure il terreno su cui poggiano.

Il Bivacco Frattini si trova alle coordinate 46°02’27.60”N 9°55’14.90”E ed è aperto tutto l’anno.

Prima di mettersi in cammino, è necessario verificare meteo e condizioni dei sentieri con la sezione di Bergamo del Club Alpino Italiano.

 

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