Orienteering: lo sport dei boschi

27 aprile 2020 - 13:52

L’orienteering è nato nei paesi nordici, dove muoversi con carta e bussola nell’ambiente naturale è un’esigenza quasi quotidiana.

Oggi sono sempre di più gli appassionati di outdoor, di tutte le latitudini e di tutte le età, che si dedicano a questa affascinante disciplina, a piedi, in Mtb o con gli sci da fondo.

L’Orienteering nasce intorno alla fine dell’Ottocento, nelle foreste incontaminate della penisola scandinava, come evoluzione ludica di una naturale esigenza per gli abitanti di quei luoghi così vasti e scarsamente antropizzati: spostarsi nell’ambiente naturale e interagire con i propri simili, attraverso l’uso dello strumento cartografico, base e vero “impianto sportivo” (ecocompatibile) per praticare questa attività.

Come spesso accade, i primi germogli dell’orientamento ebbero vita in ambito militare per poi passare al civile, grazie alla voglia di socializzare e di trascorrere sane giornate all’aria aperta, tipiche per quei popoli.

L’orienteering in Italia: le origini

In Italia l’orienteering fu introdotto dal colonnello dell’Esercito Francesco Vida, agli inizi degli anni ‘50, nella zona del Lago di Monticolo, vicino a Bolzano, mentre le prime forme civili sono da ricondurre a due ricercatori del CNEN (oggi ENEA) del Lazio: Valerio Tosi e Sergio Grifoni (quest’ultimo ancora attivissimo), che, di ritorno da una trasferta in Norvegia, nel 1968, proposero le prime esperienze di orienteering al circolo ricreativo aziendale nella zona del Lago di Bracciano.

La spinta più importante alla diffusione in Italia la diede sicuramente un “rifugiato” cecoslovacco.

Vladimir Pacl nacque vicino a Praga, dove si laureò maestro di sport e in psicologia, approfondendo e praticando più discipline sportive; in seguito lavorò come Segretario nel Comitato Olimpico Cecoslovacco, fu componente della Federazione Internazionale dello Sci e dal 1969 al 1972 presidente della commissione di sci di fondo.

Nel 1968, in patria, Pacl fu tra coloro che contestarono l’intervento dei carri armati russi, questo suo schierarsi gli costò la libertà di azione che aveva come funzionario del Comitato Olimpico, dal quale fu esonerato contemporaneamente ad un altro famoso funzionario, Emil Zàtopek, grande atleta ed amico.

Restò nella FIS, per la quale ebbe l’incarico di Delegato agli Europei Juniores di prove nordiche che si svolsero a Tarvisio nel 1972; qui chiese asilo politico e rimase in Italia. A Ronzone in Val di Non, Trentino, il 27 Luglio 1974 organizzò quella che viene considerata la prima gara di Orienteering in Italia.

 

L’orienteering oggi: uno sport per tutti

Dalla Scandinavia, dove è nato, l’Orienteering oggi si sta rapidamente diffondendo in tutto il mondo, accarezzando così il sogno Olimpico; ma accanto ai campioni, esiste la possibilità di provarlo e praticarlo davvero per tutti.

C’è, infatti, chi pratica questa disciplina in forma escursionistica, solo per il piacere di “navigare” nella natura, vivendo il bosco consapevole del proprio movimento e piacevolmente immerso in una divertente interpretazione di carte colorate, ricche di minuziosi dettagli che spesso portano a vedere luoghi sconosciuti ai più perché fuori dai sentieri.

L’orienteering è adattissimo per un nucleo familiare che decida di organizzare una gita fuori porta un poco alternativa e sicuramente gradita dalla prole, che, come ben sappiamo, se si diverte, cammina anche molto più volentieri.

Come si può ben capire questo aspetto ludico, ma nel contempo fortemente educativo, da tempo affascina la scuola italiana, tanto da farne una delle discipline sportive più amate dagli insegnanti anche in virtù della grande interdisciplinarità, non solo educazione fisica, ma geografia, scienze, matematica e molto altro.

L’orienteering è sport per tutti, in quanto ad ogni manifestazione organizzata dalla FISO (Federazione Italiana Sport Orientamento) esistono categorie molto numerose diversificate per età e sesso, partendo dai 9/10 anni e fino oltre 70/75. Inoltre vengono sempre approntati alcuni percorsi denominati “Esordienti”, semplici e da poter effettuare in gruppo senza curare troppo il cronometro.

Un grande aspetto da non sottovalutare è che in una delle 4 versioni, il TRAIL – O (Orienteering di precisione), l’atleta disabile motorio gareggia assolutamente a parità di condizioni con l’atleta normodotato.

La versione sicuramente più diffusa è però la CO (Corsa Orientamento), cioè la corsa o camminata con cartina e bussola, mentre la versione invernale, lo SCI – O (Sci-orientamento), praticata sugli sci da fondo, per ovvi motivi è diffusa soprattutto nei paesi nordici o alpini. Più recente, ma in rapido sviluppo è la versione MTB – O (Mountain Bike Orientamento), che, per inciso, recentemente ha regalato all’Italia un titolo di Campione del Mondo, così come il TRAIL – O.

Orienteering: come si fa

Il giorno della manifestazione ci si ritrova presso una base logistica che abbia alcuni servizi essenziali per l’accoglienza di un buon numero di persone, meglio se sita immediatamente ai margini del bosco.

Una volta completate le necessarie registrazioni, ritirato il proprio cartellino testimone e constatato il proprio tempo di partenza, ci si avvia verso la stessa, seguendo appositi segnali; una volta giunti in loco si attende il proprio turno e, al cenno dei giudici, si entra nella apposita “gabbia”, dove si riceverà la propria carta di gara, mentre la bussola è d’uopo procurarsela in precedenza.

Una volta prelevata la mappa speciale dalla cassetta della propria categoria, il concorrente sa di trovarsi al centro del punto individuato (in cartina) da un triangolo equilatero di colore rosso, lo scopo è ora di transitare in ordine per un certo numero di punti di controllo, segnati sulla carta con cerchietti rossi numerati in progressione e, sul terreno, con un prisma triangolare bianco-arancione, la famosa lanterna, fino a giungere in ultimo al doppio cerchietto concentrico che segna l’arrivo, laddove verrà rilevato dai cronometristi il tempo di arrivo e ritirato il cartellino-testimone.

Il fascino che attrae moltissime persone sta nel fatto che il tratto da percorrere tra un punto di controllo ed il successivo è assolutamente libero e non segnalato sul terreno, per cui l’abilità sta nel muoversi interpretando questa mappa un po’ “magica”.

Su ogni lanterna è apposta una speciale pinzetta, sempre diversa, che serve per punzonare nelle caselle del cartellino – testimone per verificare l’esatto percorso, alla fine vince chi impiega meno tempo a farlo correttamente, ma il divertimento è assicurato per tutti.

In cartina esiste la legenda che indica il senso dei colori e dei tanti simboli, indubbiamente serve un poco di pratica per acquisirne una buona conoscenza: il consiglio è di rivolgersi presso le associazioni FISO più vicine, dove i tecnici abilitati saranno lieti di spiegare i primi rudimenti.

Anche se l’Orienteering canonico si svolge nel bosco, soprattutto in Italia si è diffusa una versione che ha per teatro i nostri affascinanti borghi storici e città, Venezia in primis.

Altra interessante innovazione sono i “percorsi permanenti”, dove segnali fissi (paline di legno od altro), sono collocati al posto delle lanterne, così da permettere in qualsiasi momento a persone dotate della cartina (in vendita presso rifugi, pro loco etc.) e di un minimo know-how, di divertirsi liberamente.

Uno di questi percorsi è stato attrezzato nell’area della vetta del Monte Antola, nell’entroterra genovese, con l’installazione di apposite lanterne e cartine disponibili presso l’omonimo rifugio.

La realizzazione è stata frutto di un paziente lavoro della sezione ligure del CAI ottimamente supportata dall’Ente Parco dell’Antola.

Orienteering: come leggere la cartina

Il primo fattore da tener presente è la scala della carta, generalmente 1:10.000; importantissima è anche l’equidistanza (cioè la differenza di altitudine tra una isoipsa e la successiva), in generale si usa a 5 metri.

I colori, molto importanti per la lettura, sono cinque, più il bianco, esso serve per definire il bosco ben percorribile, generalmente d’alto fusto, mentre il verde (di varie tonalità) rappresenta l’ostacolo della vegetazione all’avanzamento.

Il giallo sta ad indicare aree aperte come prati e radure, mentre il blu ovviamente è riferibile all’idrografia del territorio.

Il nero si riferisce a due grandi “famiglie”: quella dei manufatti opera dell’uomo ed alla sfera del mondo minerale, mentre il marrone sta a rappresentare la morfologia del territorio.

I simboli sono moltissimi e si imparano con l’esperienza, è importante ricordare che variano il significato anche a seconda del colore di riferimento.

Quando si prende la carta in mano è opportuno piegarla, in modo da poter tenere il segno dove si è, orientarla (cioè mettersi dietro di essa e tenerla in modo che il terreno davanti a noi e la sua rappresentazione grafica coincidano), in seguito avanzare nella direzione voluta, confrontando sempre carta e territorio, per fare ciò ci può aiutare con la bussola, facendo in modo che il Nord di essa coincida con il Nord della mappa.

Orienteering: notizie utili

FISO Federazione Italiana Sport Orientamento

Tel. 0461/231380

www.fiso.it

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