Pfas, l’inquinamento silenzioso che minaccia l’acqua potabile in Italia

La contaminazione da PFAS colpisce l’Italia con livelli allarmanti: milioni di persone consumano acqua potabile non sicura. Greenpeace denuncia l’urgenza di intervenire.

23 gennaio 2025 - 12:26

Pfas (sostanze poli- e per-fluoro-alchiliche) sono composti chimici sintetici, utilizzati dalla metà del secolo scorso per le loro proprietà uniche, come l’idro- e oleo-repellenza, la resistenza al calore e alla corrosione.

Queste caratteristiche li rendono fondamentali per prodotti di uso comune, come rivestimenti antiaderenti, impermeabilizzanti, schiume antincendio e imballaggi alimentari. Sono prodotti un tempo molto usati anche nei capi di abbigliamento impermeabili.

Tuttavia, proprio queste loro peculiari proprietà li rendono estremamente persistenti nell’ambiente e difficili da degradare, guadagnandosi il soprannome di “inquinanti eterni”.

I Pfas si accumulano nelle acque, nei suoli, negli alimenti e persino nei nostri corpi. Tra le molecole più studiate c’è il Pfoa, che  è stato classificato come cancerogeno dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC), mentre il Pfos è considerato un possibile cancerogeno.

Alcuni PFAS sono interferenti endocrini e possono causare danni alla tiroide, al fegato, al sistema immunitario e alla fertilità.

L’indagine di Greenpeace: i numeri dell’emergenza

Nel 2024, Greenpeace Italia ha realizzato una delle prime indagini indipendenti sulla contaminazione da Pfas nelle acque potabili, prelevando 260 campioni in 235 comuni di tutte le regioni italiane. I risultati sono inquietanti:

  • 79% dei campioni contaminati: In 206 campioni su 260 è stata rilevata almeno una sostanza appartenente al gruppo dei PFAS.
  • 58 molecole analizzate: Il monitoraggio ha incluso composti come PFOA, PFOS e TFA (acido trifluoroacetico), il PFAS più diffuso nei campioni analizzati.

Le concentrazioni più elevate sono state registrate in Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia-Romagna, Toscana e Sardegna.

A Milano, per esempio, un campione prelevato in Via Padova ha raggiunto i 90,1 nanogrammi per litro (ng/L) per il parametro “Somma di PFAS”, ben oltre i limiti considerati sicuri in altri Paesi.

Dove l’inquinamento è più grave

Greenpeace ha individuato alcune delle aree più critiche, con dati che mettono in evidenza la gravità della situazione:

  • Veneto: Questa regione è da anni uno degli epicentri dell’inquinamento da PFAS in Europa. Ad Arzignano (VI) si registrano valori di 56,2 ng/L, mentre Vicenza e Padova presentano concentrazioni superiori ai 40 ng/L.
  • Lombardia: Milano risulta particolarmente colpita, con un campione prelevato in Via Padova che ha raggiunto i 90,1 ng/L. Anche Monza e Treviglio mostrano contaminazioni significative, rispettivamente di 31 ng/L e 17,5 ng/L.
  • Piemonte: Torino registra concentrazioni critiche in vari punti, come Corso Sclopis (28,1 ng/L) e Piazza Borromini (15,8 ng/L). Altri comuni colpiti includono Bussoleno (35,9 ng/L) e Tortona (39,8 ng/L).
  • Sardegna: Olbia mostra valori di 48 ng/L, mentre Cagliari presenta contaminazioni di TFA fino a 21 ng/L. Altri centri come Sassari e Nuoro superano i 40 ng/L.

Il rapporto evidenzia che in molte di queste aree i valori registrati superano i limiti considerati sicuri in altri Paesi, sottolineando la necessità di interventi rapidi e mirati.

Secondo il rapporto, il 41% dei campioni analizzati supera i limiti di sicurezza stabiliti in Danimarca, mentre il 22% eccede i valori considerati sicuri negli Stati Uniti.

Quali sono i rischi per la salute?

L’esposizione ai PFAS è associata a numerose patologie, molte delle quali gravi. Tra i principali rischi:

  • Tumori: Il PFOA è stato classificato come cancerogeno per l’uomo.
  • Danni al sistema endocrino: Alcuni PFAS alterano il funzionamento della tiroide e degli ormoni sessuali, riducendo la fertilità.
  • Compromissione del sistema immunitario: Studi evidenziano un legame tra esposizione ai PFAS e ridotta efficacia dei vaccini.
  • Danni epatici e renali: L’accumulo di queste sostanze nel corpo può portare a gravi malattie croniche.

Cosa dice la legge?

Attualmente, l’Italia non ha una normativa specifica per regolare la presenza di PFAS nelle acque potabili.

Solo a partire dal gennaio 2026 entrerà in vigore la direttiva europea 2020/2184, che stabilisce un limite di 100 ng/L per la “Somma di PFAS”. Tuttavia, secondo Greenpeace e altre organizzazioni, questi limiti sono inadeguati per proteggere la salute umana.

Altri Paesi, come Danimarca, Svezia e Stati Uniti, hanno adottato limiti più stringenti, spesso vicini allo “zero tecnico” per sostanze come Pfoa e Pfos. In Italia, invece, si registra un ritardo normativo che espone milioni di persone a rischi evitabili.

Le richieste di Greenpeace

Greenpeace Italia ha lanciato un appello al governo, chiedendo interventi immediati e strutturali per contrastare l’emergenza PFAS:

  1. Vietare la produzione e l’uso di PFAS: Adottando un approccio simile a quello di altri Paesi europei.
  2. Rivedere i limiti di legge: Allineandoli alle più recenti evidenze scientifiche.
  3. Investire in tecnologie di monitoraggio e trattamento: Per garantire acqua potabile priva di PFAS a tutta la popolazione.
  4. Supportare le industrie: Promuovendo la riconversione verso processi produttivi più sostenibili.

L’indagine di Greenpeace mette in luce un quadro preoccupante: l’inquinamento da PFAS rappresenta una minaccia per la salute pubblica e l’ambiente. È urgente che il governo italiano adotti misure decise per proteggere i cittadini e garantire un diritto fondamentale: l’accesso a un’acqua pulita e sicura. La strada è chiara, ma serve volontà politica per percorrerla.

 

 

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