Il tornello installato - Foto Carlo Zanella
Cinque euro per accedere a uno dei panorami più celebri delle Dolomiti. È quanto richiesto in questi giorni lungo il sentiero che conduce verso le Odle, nel Parco naturale Puez-Odle sopra Ortisei, in Val Gardena.
Un tornello metallico, accompagnato da un cartello in inglese – “Entry for the famous rocks – Seceda trail 5 €” – ha fatto la sua comparsa all’inizio del percorso, scatenando la reazione degli escursionisti e l’intervento delle istituzioni.
L’iniziativa, priva di autorizzazione da parte del parco e della provincia di Bolzano, è stata rapidamente bloccata dall’Ufficio natura locale.
Ma il gesto, compiuto da quattro proprietari dei terreni attraversati dal sentiero, ha avuto un forte impatto mediatico.
Il tratto coinvolto, frequentato ogni giorno da centinaia di turisti ed escursionisti, è diventato simbolo delle difficoltà nel conciliare accesso libero e tutela ambientale in aree a forte pressione turistica.
Sull’episodio è intervenuto il Club alpino italiano, con un comunicato stampa nel quale ha ribadito la propria posizione attraverso le parole del Presidente generale Antonio Montani: “Per il Cai, l’accesso alla montagna deve essere libero e i sentieri, anche se passano su terreni privati, devono essere accessibili a tutti”.
Montani ha definito l’installazione del tornello “una provocazione che ha il merito di porre l’attenzione sulle conseguenze di un turismo di massa senza freni nei territori montani”.
Tuttavia, ha aggiunto, “il Club Alpino Italiano è contrario a ogni restrizione della fruizione della montagna” e “condanna ogni comportamento non rispettoso nei confronti dell’ambiente e delle proprietà altrui”.
La vicenda del Seceda si inserisce in un contesto più ampio di discussione sull’overtourism e sulla sostenibilità in montagna.
Con costi elevati per raggiungere luoghi iconici (52 euro il biglietto A/R da Ortisei tra cabinovia e funivia), e una frequentazione turistica sempre crescente, la sfida è trovare soluzioni che garantiscano accesso, tutela e rispetto.
Non è la prima volta che accade: nel 2019 un episodio analogo coinvolse la chiesetta di San Giovanni in Ranui in Val di Funes. Anche allora, un pedaggio fu imposto da un privato.
E anche allora si sollevò il dibattito.
L’accesso ai sentieri non è solo una questione logistica o legale: riguarda la visione stessa della montagna come bene comune, da vivere con consapevolezza e responsabilità.
Il caso Seceda, seppur chiuso, apre un confronto necessario. E pone una domanda urgente: come rendere sostenibile il turismo outdoor senza trasformare la natura in uno spettacolo a pagamento?