Joe Biden: tra i primi atti del presidente il rientro degli USA negli accordi sul Clima di Parigi

I primi ordini esecutivi firmati dal Presidente Joe Biden hanno disposto il rientro degli Stati Uniti negli accordi per il clima, firmati a Parigi nel 2015. Inoltre sono state bloccate le trivellazioni petrolifere nelle riserve naturali dell'Alaska e nei parchi naturali dello Utah, una prima indicazione sulla direzione che la nuova Amministrazione prenderà nell'ambito del contrasto alla crisi climatica.

21 gennaio 2021 - 19:31

C’è stata ieri la cerimonia di insediamento e giuramento del nuovo Presidente degli Stati Uniti Joe Biden, il 46° inquilino della Casa Bianca. Un passaggio di consegne irrituale, da una parte l’assenza di pubblico durante la cerimonia di festeggiamento e dall’altra la rumorosa assenza del predecessore Donald Trump.

Il nuovo Presidente però ha iniziato subito a mettere in atto la sua linea politica, non appena entrato nello Studio Ovale ha immediatamente firmato decine di ordini esecutivi per segnare immediatamente una rottura con l’amministrazione Trump. 

Tra i provvedimenti più attesi dalla comunità internazionale c’era  il ritorno degli Stati Uniti negli accordi per il Clima firmati a Parigi nel 2015, ed è stato proprio questa una delle prime decisioni della nuova amministrazione americana.

 

L’importante impegno degli U.S.A., il secondo paese più inquinante

Gli Stati Uniti sono il secondo paese al mondo per quantità di CO2 immessa nell’atmosfera, il ritiro del paese dall’accordo sul clima aveva messo in allarme la comunità internazionale, sarebbe infatti impossibile ridurre le emissioni globali senza l’impegno dell’America.

Trump era scettico sui cambiamenti climatici e non era nemmeno troppo sensibile alle tematiche ambientali, tanto che aveva deciso di liberalizzare gli scavi per la ricerca di gas naturale e petrolio persino all’interno di riserve naturali come quelle dello Utah e dell’Alaska.

Proprio il via libera alle perforazioni petrolifere nell’Arctic National Wildlife Refuge voluto dall’amministrazione Trump aveva scatenato le proteste dei democratici e di buona parte della società civile.

Il Governo dell’Alaska era ormai prossimo ad indire i bandi per l’assegnazione delle licenze per la perforazione che avrebbero segnato la definitiva distruzione di uno degli ecosistemi naturali più incontaminati dello stato.

Stamattina però è arrivato lo stop alle procedure direttamente per ordine esecutivo della Casa Bianca.

 

Lotta alla crisi climatica: priorità della Casa Bianca

Questi due provvedimenti, insieme al rinnovato sostegno americano all’Organizzazione Mondiale della Sanità, segnano una prima grande discontinuità con l’amministrazione repubblicana.

La lotta alla crisi climatica, l’abbattimento delle emissioni di CO2 e la tutela dell’ambiente sono stati infatti capisaldi della campagna elettorale di Biden e della sua vicepresidente Kamala Harris.

Il clima è considerata dal Presidente la più grande minaccia al mondo e agli Stati Uniti dopo la pandemia di Coronavirus, l’inizio della nuova azione governativa fa ben sperare le organizzazioni ambientaliste e il mondo della scienza.

Gli ordini esecutivi di Joe Biden sono stati sicuramente i provvedimenti più discussi della giornata, ma un altro evento ha segnato il cambio di rotta della Casa Bianca.

Aveva fatto scalpore la cancellazione di tutti i piani per il clima e l’ambiente dal sito della Casa Bianca pochi giorni dopo l’insediamento di Donald Trump. 

Fa notizia oggi l’immediata pubblicazione sul sito web del nuovo programma presidenziale, con un elenco dei punti che saranno affrontati dall’amministrazione nei prossimi mesi. Al secondo posto di questo elenco compare proprio il contrasto alla crisi climatica, subito dopo la lotta alla pandemia. 

Un segno inequivocabile della volontà presidenziale, anche se sarà difficile l’attuazione del Green New Deal presentato in campagna elettorale e fortemente voluto dalla deputata Alexandra Occasio Cortez, diventata una delle paladine della lotta per i diritti civili e per l’ambiente. 

Infatti mentre la maggioranza democratica alla Camera dei Deputati appare granitica, diverso è il discorso al Congresso, dove il vantaggio del Partito Democratico sui Repubblicani è molto risicato. Questo potrebbe bloccare l’iter legislativo dei provvedimenti più estremi e decisi.

 

Le prossime mosse del Presidente

Secondo gli analisti sarà invece immediata un’accelerazione sulle energie pulite e rinnovabili a scapito dei combustibili fossili.

Queste prime limitazioni agli scavi petroliferi sul suolo americano e lo stop alla costruzione del  Keystone XL, un oleodotto che avrebbe dovuto portare il greggio dal Canada agli U.S.A., sembrano andare proprio in questa direzione.

In primavere probabilmente Joe Biden convocherà un summit internazionale sul clima proprio con l’obiettivo di fare il punto della situazione con gli altri leader mondiali e iniziare a tracciare nuovi obiettivi per la riduzione delle emissioni. 

Inoltre la stampa americana prevede che saranno oltre cento i provvedimenti legislativi in materia ambientale adottati da Trump che saranno oggetto di modifica o cancellazione dal nuovo inquilino della Casa Bianca.

Gina McCarthy, la consigliera per il clima del Presidente ha affermato che per questa amministrazione il mutamento climatico è la principale minaccia da affrontare insieme al Coronavirus. 

Ha aggiunto inoltre che la direzione politica di Biden è chiara e porterà nuovamente gli Stati Uniti nella giusta direzione nella tutela dell’ambiente, riprendendo l’azione intrapresa dall’amministrazione Obama.

Per una valutazione più concreta dell’azione governativa del neo Presidente bisognerà aspettare ancora, un primo serio bilancio si fa solitamente dopo i primi 100 giorni di governo. 

La lotta ai cambiamenti climatici sembra però essere partita con le idee chiare e il piede giusto, una speranza per il mondo in un anno difficile.

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