Trekking in Patagonia: alla scoperta del Parco Nazionale Pumalin

Un viaggio a piedi in Cile, nel cuore della Patagonia, dove la natura è ancora selvaggia e incontaminata. Andiamo alla scoperta del meraviglioso parco nazionale Pumalin, una delle 17 aree protette della cosiddetta 'Strada dei Parchi'

16 settembre 2022 - 12:04

Nel sud del Cile, tra gli anni novanta e duemila, un ricco magnate creò un angolo di paradiso dove la natura incontaminata regnasse sovrana.

Ci troviamo in Patagonia e il filantropo in questione è Mr. Douglas Tompkins, lo statunitense che creò il brand The North Face. Tompkins amava scalare, andare in kayak e camminare tra i boschi, così decise di vendere la sua quota di North Face per stabilirsi in Cile.

Qui cominciò a comprare terreni con l’obiettivo di tutelare la Natura creando immensi Parchi Nazionali. Nel corso degli anni acquistò 2 milioni e mezzo di ettari di terra, una superficie pari a tutta la Sicilia!

Alla sua morte donò a Cile e Argentina le sue proprietà, a condizione che il lascito venisse protetto. Si trattò della più grande donazione di terra privata della storia.

Dalla sua eredità presero forma otto Parchi Nazionali, il maggiore dei quali è il Pumalin Douglas Tompkins, grande come l’intero Molise.

L’accesso è libero e un’unica strada, per ora sterrata, lo attraversa da nord a sud. Diversi campeggi in ottimo stato punteggiano il Parco e vi si può dormire per una decina di euro a notte nei campeggi prestabiliti.

 

Il selvaggio Parco Nazionale Puamlin

Il Pumalin è aperto tutto l’anno ma a causa delle forti piogge e nevicate dei mesi invernali diversi sentieri sono impraticabili tra i mesi di maggio e settembre. La stagione migliore per visitarlo va da dicembre a marzo.

Dieci trekking permettono di esplorarne le meraviglie: cascate ruggenti, lagune incastonate in anfiteatri di roccia, boschi millenari e vulcani dalle cime coperte di neve.

Con distanze mai superiori ai sette km, sono tutti percorribili in giornata. Unica eccezione i due cammini per il vulcano Michimahuida, sui versanti ovest (20km andata e ritorno) e sud (25km). Quest’ultimo è l’unico per il quale sono necessari un paio di giorni.

Arrivando da Santiago del Cile, capitale del paese, ci si sposta per mille km a sud, verso le porte della Patagonia: la città di Puerto Montt.

Da qui si può prendere un traghetto di nove ore verso Chaiten oppure una combinazione di bus e traghetti che vi porterà a scoprire i microscopici pueblos di questa regione e i suggestivi fiordi che accolgono i viaggiatori con più pazienza.

Noi seguiamo la seconda pista, per godere con tutta calma delle bellezze naturali della Patagonia.

 

Il sentiero Laguna Tronador

Un viaggio di 40km ci porta da Puerto Montt a Caleta Arena, dove salpa il primo traghetto. Approdiamo un’ora dopo sull’altro versante e prendiamo la strada nazionale 7 per il villaggio di Hornopiren, la leggendaria Carretera Austral.

Da qui si naviga il fiordo Comau per approdare a Caleta Gonzalo nel primo pomeriggio. Siamo arrivati al Parco Nazionale Pumalin Douglas Tompkins.

A Caleta Gonzalo si trovano il primo campeggio e il primo sentiero, rinominato semplicemente Sentiero delle Cascate. È possibile percorrerlo già il pomeriggio in cui si arriva perché tre ore sono più che sufficienti per coprire i sei km totali del trekking.

Un’ascesa di 200m ci porterà al belvedere sulla cascata e sul fiordo appena attraversato.

Proseguendo verso sud incontriamo il sentiero alla Laguna Tronador. Il trekking è tra i più impegnativi perché bisogna coprire un dislivello positivo di 350m in 1,5km di percorso.

Un’infinità di gradini ci guidano nel mezzo del bosco di Luma e Arrayan, alberi nativi dal tronco sottile e molto denso: poggiandovi la mano si percepisce un freddo intenso.

La vegetazione di questa zona è tipica del bosco umido, dunque fate attenzione quando salite la scalinata. I ciocchi di legno che la formano sono scanalati per far scorrere l’acqua, ma è sempre meglio mantenersi sul corrimano che vi corre a fianco.

Lungo il percorso si passa per due cascate e un mirador sul vulcano Michimauida, che appare come un piccolo triangolino sullo sfondo di dolci montagne.

L’ascesa degli oltre 1300 gradini richiede una novantina di minuti e porta di fronte alla Laguna Tronador. Circondata da pareti di roccia fitte di vegetazione, la laguna è la più piccola del parco e la si può abbracciare tutta con un unico sguardo.

Una volta scesi ci si incammina verso il Sentiero del Alerce, una breve passeggiata di 700m che porta nel cuore del bosco umido.

Qui sopravvive un albero vecchio migliaia di anni, l’Alerce Andino: recentemente ne è stato trovato uno che si stima avere più di 5000 anni, rendendolo l’albero vivo più antico al mondo! La pianta venne chiamata così dagli Europei a causa della sua somiglianza con il Larice.

Per proteggerlo dall’estinzione, l’Alerce è stato dichiarato monumento naturale sia in Cile che in Argentina, unici paesi dove ancora vive.

Proseguiamo alla volta di altri due sentieri, Cascada Escondidas (cascate nascoste) e Lago Negro. All’entrata di entrambi i trekking è possibile accampare negli spazi appositamente disegnati, con tanto di tettoie e bagni.

 

Il cammino verso Lago Negro

Il primo sentiero è simile al trekking della Laguna Tronador: corto e ripido, intagliato in centinaia di gradini, conduce alla scoperta di due cascate magnifiche che nascono dalle cime innevate che vi sovrastano.

Il cammino verso il Lago Negro avviene su una passerella, con timide sezioni rimaste scoperte a intervallare il suono sordo degli scarponcini sulle tavole di legno. Il rumoroso Chucao vi farà compagnia con il suo canto indispettito, segnalando la presenza del nido nelle vicinanze.

Il Lago Negro ha una compagna, la Laguna Blanca, a pochi km lungo la strada verso sud. Anche qui è possibile campeggiare, ma la vera chicca è il mirador sul Lago Negro, appollaiato sul pendio appena prima del camping. Perché non cenare qui e godervi il panorama spettacolare sullo specchio d’acqua?

Tocca ora al primo cammino verso un vulcano. Siamo arrivati al Michimauida, che con i suoi 2460 metri svetta tra le montagne basse che incorniciano la Carretera Austral.

Il trekking stavolta è più impegnativo, sia per distanza (20 km andare e tornare) che per il dislivello, 1400 metri totali. Meglio partire presto e concedersi l’intera giornata perché la segnaletica a inizio sentiero indica dieci ore di percorrenza.

Camminerete quasi tutto il tempo a fianco del fiume Rayas, alimentato dal ghiacciaio del vulcano stesso. Buona parte del trekking avviene sotto le rade fronde del bosco temperato umido. Alzando lo sguardo, noterete un luccichio argentato: sono le foglie del Canelo, albero sacro ai Mapuche per le sue proprietà curative.

La pista, come le precedenti, è ben evidente pur non essendo segnalata con colori o pannelli. In tutto il Parco Nazionale la manutenzione viene eseguita con cura e costanza, quindi sarà impossibile perdersi.

Se al ritorno avrete ancora forze, potrete sciogliere le gambe percorrendo il Sentiero Interpretativo, pochi chilometri a sud del Michimahuida.

Qui potrete apprendere qualche nozione sul tipo di bosco nel quale vi trovate, ad esempio imparando a distinguere il Tineo per le sue foglie composte che servono a catturare meglio la luce.

 

Il trekking verso la vetta del vulcano Chaiten

Siamo quasi arrivati alla fine del Parco Pumalin. C’è un ultimo trekking, il più suggestivo, che per coincidenza si trova proprio al termine del settore ovest: l’ascesa al vulcano Chaiten.

Il vulcano Chaiten è famoso per l’eruzione del 2008, che produsse una colonna di fumo alta 20km e centinaia di migliaia di metri cubi di detriti. Parte del materiale piroclastico ricadde sulla vetta del vulcano stesso, alzandone la cima di 200 metri.

Tutta la popolazione del pueblo vicino venne evacuata e andarono persi centinaia di ettari di bosco. Da allora la natura si è ripresa, ma i segni della devastazione sono ancora evidenti.

Il trekking è scenografico. Anche stavolta centinaia di scalini marcano la salita, 600 metri di dislivello lungo un percorso di due km e mezzo.

Dopo aver guadato un fiume (niente ponte) si comincia la lenta e graduale ascesa, accompagnati da nove pannelli che illustrano la storia geomorfologica di questa zona.

In poco tempo ci si porta sopra il livello della vegetazione, trovandosi a camminare in un paesaggio bruciato, firma dell’eruzione del 2008.

Lo sguardo rivolto alla cima è distratto dalla spettacolare visuale che si apre alle nostre spalle.

L’ampia vallata, ricca di vegetazione, rimbalza tra le dorsali ossute della Cordigliera Andina. Chiarissimo e dilatato, l’Oceano Pacifico si stende sotto l’orizzonte circondando isole disabitate.

Ci vuole un’ora e mezza per raggiungere il cratere del Chaiten. Dentro vi alberga un breve specchio d’acqua, in forte contrasto con la natura del luogo.

Girandosi attorno, pare d’essere capitati in un quadro di Dalì: alberi neri dinoccolati si stagliano contro il cielo, zitti, testimoni paralizzati della violenza dell’eruzione.

Volgendo lo sguardo a nord è possibile indovinare la strada percorsa, una linea sinuosa che taglia la vegetazione altrimenti intatta. Le lagune balzano all’occhio con le loro forme dilatate e semplici.

Abbiamo percorso il settore ovest del Parco Nazionale Pumalin Douglas Tompkins. Alle sue propaggini nascono i villaggi di Santa Barbara e Chaiten, mentre proseguendo lungo la Carretera Austral si può aggiungere un altro capitolo all’escursione.

A 20km da Chaiten sorge infatti il pueblo di El Amarillo, che anticipa il settore sud del Parco.

Qui si trova l’ufficio locale della CONAF, le guardie forestali cilene. Solo loro potranno timbrare il passaporto della Patagonia con il sello del Pumalin, non dimenticatelo!

Il passaporto della Patagonia è un libricino che racchiude brevi descrizioni dei suoi 17 Parchi Nazionali, più una mappa che ne disegna l’ubicazione.

A ciascuna pagina è dedicato un Parco, con tanto di informazioni su flora e fauna locale e attività che vi si possono svolgere. Il passaporto è gratuito e lo si può ritirare presso le officine del turismo di Puerto Montt, Hornopiren e Chaiten (qui le informazioni del caso).

Timbrare il passaporto non è l’unico motivo per passare di qui. Altri due sentieri valgono una citazione.

 

Il sentiero Rana di Darwin e il vulcano Michimahuida

La “Rana di Darwin” è un circuito di facile percorrenza di 3km, con alcuni belvedere sulle montagne vicine. Se siete fortunati potrete vedere la minuscola rana di Darwin, specie protetta e in via di estinzione che dà nome al sentiero.

Di tutt’altra natura è il trekking al versante sud del vulcano Michimahuida. Dall’entrata del Parco è possibile avvicinarsi al camping in auto, ma da qui in poi bisognerà proseguire a piedi costeggiando il Rio Amarillo per una decina di chilometri.

Al termine della camminata vi aspetta una visione di triste bellezza: il Ventisquero, ossia una propaggine del ghiacciaio del Michimahuida che si insinua nella valle appena percorsa.

Oggi è possibile avvicinarvisi perché il disgelo ha fatto retrocedere enormemente questa lingua di freddo, aprendo la strada al trekking. Più della metà del ghiaccio originario è andata perduta.

Vale la pena fermarsi di fronte al gigante in ginocchio e concedersi una riflessione su cosa stiamo vedendo.

 

 

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