Marche: Parco Naturale della Gola della Rossa e di Frasassi, il regno delle aquile

Nel Parco della Gola della Rossa e di Frasassi si preserva un ambiente ideale per l'aquila. Un luogo magico da esplorare sui sentieri, camminando con lo sguardo all'insù, per scorgere il volo della regina dei cieli.

6 maggio 2021 - 20:32

Il Parco Naturale della Gola della Rossa e di Frasassi: il regno delle aquile (e degli altri rapaci)

Dal profondo delle viscere della terra fino al cielo. L’ambiente del Parco Naturale della Gola della Rossa e di Frasassi offre due segreti naturalistici che sono agli antipodi.

Da un lato la profondità degli abissi delle grotte. Dall’altro, rivolgendo gli occhi all’insù, il re (o la regina) dei cieli: l’aquila reale.

L’aquila, peraltro,  non è l’unico rapace a nidificare sulle rocce di Frasassi.

Tra gli uccelli si contano ben 105 specie nidificanti delle 124 presenti in Provincia di Ancona.

Importante è anche la presenza di altri rapaci diurni quali l’Astore , il Biancone, il Nibbio reale, il falco Lanario e il falco Pellegrino.

Tra i rapaci che popolano le notti del parco troviamo la Civetta, il Barbagianni, l’ Allocco e il Gufo comune.

Da ultimo è stata confermata anche la presenza del Gufo reale.

L’Aquila rappresenta però il vertice della catena alimentare costituita da mammiferi, uccelli, anfibi e crostacei.

La sua presenza è quindi uno degli indicatori della straordinaria biodiversità del territorio, nonché del fatto che questa ricchezza è ben preservata.

Nel Parco, precisamente nella gola di Frasassi, nidifica l’unica coppia della provincia di Ancona.

Con una apertura alare che può arrivare fino a due metri, l’aquila è il rapace che più di tutti impressiona per potenza ed eleganza.

Il suo aspetto fiero e la sua fama di acrobata dei cieli, che può raggiungere in picchiata i 200 km/h, evocano fantasie di storie e di montagne, di leggende e di avventure, antiche quanto l’uomo.

L’aquila diventa così non solo un indicatore della salute del territorio, ma anche un “oggetto del desiderio” per gli appassionati di birdwatching e per gli escursionisti che si avventurano nel parco.

Scrutare il cielo sperando di coglierne il volo maestoso sulle montagne o semplicemente avventurarsi lungo i sentieri nel suo habitat, sono alcuni dei regali che il Parco Naturale della Gola della Rossa e di Frasassi riserva ai visitatori.

 

L’incredibile viaggio di Gaia, la giovane aquila di Frasassi

Purtroppo non sempre chi si muove nel Parco è interessato alla cattura fotografica dell’aquila.

Esistono ancora bracconieri, per fortuna rari, ma anche le aquile sono rare.

Proprio riguardo al Parco della Gola della Rossa e di Frasassi c’è una storia che vale la pena di essere raccontata.

È la storia di Gaia, una giovane aquila reale, piccola dell’unica coppia che nidifica nel Parco.

Gaia viene avvistata per caso in un paesino ai confini del parco. È ferita, a seguito di una fucilata, e non riesce a volare.

La Forestale, insieme all’ENPA e alla Polizia Provinciale, la recuperano e avviano un’indagine che arriverà infine al responsabile.

Gaia viene subito affidata a Jacopo Angelini, del WWF, che la porta al Centro Recupero Rapaci del Parco, dove – constatato che per fortuna l’attacco non ha colpito organi vitali – viene curata, accudita e alimentata.

Dopo circa due mesi di cure ed affetto Gaia, che viene dotata di un radiotrasmettitore GPS per seguirne gli spostamenti,  viene liberata.

I genitori la “riadottano” e le insegnano a cacciare e poi Gaia comincia la vita adulta. I segnali GPS raccontano dei suoi spostamenti.

Dal nord delle Marche a Frasassi, fino in Valnerina, nei Sibillini, sui monti del Gran Sasso – Laga, sui Monti Reatini, le Gole Antrodoco, il Terminillo.

E poi la Riserva del Velino in Abruzzo e l’area del Lago del Salto nel Lazio. Gaia compie diverse centinaia di chilometri di spostamenti.

Torna alla Laga, per poi partire in volo verso ovest e raggiungere la Riserva del Pigelleto in Toscana in provincia di Siena e poi ancora al Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, facendo circa 200 km in volo in una sola tappa.

Insomma, Gaia è in piena salute.

E vola anche di notte.

Il che significa che ha imparato a cacciare. Gaia è diventata adulta, sa cavarsela da sola.

 

Itinerario: il Sentiero dell’Aquila

Il Parco ha dedicato un itinerario specifico alla coppia di aquile che nidificano tra le pareti della Gola di Frasassi, dando vita ogni anno a un nuovo piccolo rapace.

Si tratta di un percorso ad anello di circa 7 chilometri, corredato di pannelli illustrativi che soddisfano tutte le curiosità dei visitatori sulla fauna e sulla flora del parco.

L’obiettivo del percorso, che ruota intorno al Monte La Croce e al Monte Ginguno sul versante nord delle gole, è quello di avvicinare il visitatore all’habitat delle aquile.

Sono presenti anche aree sosta, una delle quali provvista di acqua, il che rende il percorso fruibile anche d’estate, considerato che buona parte si snoda all’ombra del bosco.

L’itinerario tocca quattro piccoli borghi: Pierosara, Cerqueto, Vallemania e Rosenga e può essere iniziato da uno qualunque di questi, anche se normalmente il punto d’accesso è quello di Rosenga.

Si tratta di un’escursione semplice e alla portata di tutti, con un dislivello in salita di circa 300 metri.

Gli scorci panoramici sono notevoli e con una piccola deviazione è anche possibile raggiungere il Monte di Frasassi, da dove la vista spazia dalla Gola della Rossa fino al mare.

Da non perdere il borgo di Pierosara, con il centro storico ben conservato e la torre medievale.

Il suo nome, che in origine era quello di Castel Petroso, è legato alla leggenda di Piero e Sara.

Secondo la  tradizione il Conte di Rovellone si innamorò perdutamente di una giovane del paese, Sara, già promessa sposa di Piero.

Il Conte rapì la giovane, ma, spaventato dalla reazione della gente del borgo, uccise la giovane Sara e poi anche Piero, che era accorso in suo aiuto.

Secondo la leggenda, Piero e Sara morirono fianco a fianco abbracciati e da allora il paese mutò il nome in Pierosara.

 

Itinerario con partenza da Vallemania

Si parte dalla chiesa di Vallemania, da dove prendiamo a sinistra la stradina che passa lungo un vigneto.

Giriamo poi a destra per lo sterrato salendo fino al valico di Colle S. Angelo. Da qui proseguiamo a sinistra fino a raggiungere l’abitato di Rosenga.

Saliamo ancora, per la strada forestale, fino al passo che divide il monte Frasassi e il Monte Ginguno.

Proseguiamo dritti prendendo il sentiero 139 AG fino al rifugio della Forestale.

Da qui proseguiamo attraversando il bosco di pini e abeti a Piano di Serra, dove incontriamo un altro bivio e prendiamo il sentiero 121B, che prosegue immerso nel bosco risalendo il versante nord del Monte La Croce.

Raggiunto il passo che separa Monte La Croce e Monte Castellaro, scendiamo sul versante opposto per tornare al punto di partenza.

 

La Guida Escursionistica sul territorio: Stefano Marino

Stefano, presentati. Chi sei e cosa fai nel Parco?

Mi chiamo Stefano Marino e ho 35 anni, sono laureato in Scienze Naturali e Ambientali con specializzazione in Ecologia dei Cambiamenti Climatici.

Sono ormai 13 anni che vivo a Fabriano, comune all’interno del Parco, e la passione per la natura mi ha portato prima ad aprire una mia azienda agricola con agriturismo, e poi a diventare guida ambientale escursionistica.

Dal 2019 faccio parte del CEA, ovvero il Centro Educazione Ambientale del Parco. Questo mi permette ancor più di sensibilizzare dal punto di vista ambientale e della sostenibilità le famiglie e scolaresche in visita e a far scoprire loro le meraviglie del nostro territorio.

Il Parco dal tuo punto di vista: secondo te cosa rappresenta per il territorio e per chi ci vive?

Il Parco può e deve rappresentare il punto di partenza per il rilancio e il riscatto di questo territorio, che soffre da un decennio una crisi economica profonda.

Le potenzialità si sono manifestate ancor più in questo momento storico. Il camminare nei sentieri, in montagna, rappresenta per le persone un momento necessario per potersi rigenerare.

Qui il Parco gioca un ruolo fondamentale, cioè educare ad una fruizione corretta della natura, rispettandola e preservandola.

Parlaci dell’Aquila Reale e degli altri rapaci presenti. Quali sono e come interagiscono con l’ambiente dell’area protetta?

Il Parco è l’unica area della provincia di Ancona in cui nidifica stabilmente l’Aquila Reale.

È il più grande rapace in cima alla catena alimentare, e vederla volteggiare nei cieli è sicuramente uno spettacolo indimenticabile.
Ma sono presenti anche altri rapaci di notevole importanza, come il Nibbio Reale, il Biancone, la Poiana e diverse specie di falchi, come il Gheppio, il Falco Pellegrino e soprattutto il Falco Lanario che merita una speciale menzione, e rapaci notturni come il Gufo Comune, il Barbagianni, l’Allocco e la Civetta.

Questa grande varietà di uccelli è legata alla presenza di ambienti di caccia favorevoli, come le praterie secondarie che caratterizzano le alture dei monti qui presenti.

Qui troviamo la fauna di mammiferi alla base dell’alimentazione dei volatili (topiragno, topi di campagna, arvicole, faine, donnole).

Cosa dovrebbe spingere chi ci legge a visitare il Parco? Quali sono le sue unicità?

Il Parco racchiude al suo interno un’eccellenza conosciuta da tutti, ovvero le meravigliose Grotte di Frasassi, solo questo basterebbe a giustificare sicuramente una visita; ma il territorio, e qui lo voglio sottolineare, è ricco di innumerevoli altre bellezze, ancora poco conosciute e di indubbio valore.

 

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