Sila Greca: sulle orme dei Bizantini

19 marzo 2020 - 14:19

Grazie a questo itinerario è possibile osservare da vicino le più importanti testimonianze dei Bizantini, che occuparono la Sila Greca tra il VI e l’XI secolo e sotto il dominio dei quali alcune città vissero un periodo di grande splendore sociale, artistico e culturale.

Le terre Jonicosilane e il Basso Jonio Cosentino sono stati per millenni crocevia di diverse popolazioni, civiltà e culture. Enotrii, Greci, Brettii, Romani, Bizantini, Normanni, Svevi, Saraceni, Francesi, Spagnoli e Austriaci hanno lasciato traccia della loro presenza, contribuendo a fare del territorio un vero e proprio museo a cielo aperto, attraverso il quale si può conoscere a fondo e apprezzare la storia del nostro bellissimo meridione.

Rossano in particolare fu uno dei centri più importanti dell’impero di Bisanzio nel Mezzogiorno d’Italia, sia dal punto di vista strategico-militare, sia da quello politico, sia infine sotto l’aspetto artistico, tanto da meritarsi appellativi come “la Bizantina” o “la Ravenna del Sud”.

La città di Rossano, la “Bizantina”, svolse un ruolo fondamentale in ambito religioso, dal momento che durante tutto il Medioevo rappresentò il cuore della spiritualità greco-cristiana. Alcune delle numerose chiese presenti sul territorio costituiscono magnifici esempi di arte bizantina, come la Cattedrale dell’Archiropita, con il sorprendente Codex Purpureus conservato nell’adiacente Museo del Palazzo Arcivescovile, la Chiesa di San Marco, la Chiesa della Panaghia e lo splendido Santuario del Patirion.

L’itinerario si snoda attraverso un territorio ricco di aree particolarmente interessanti: oltre a Rossano si incontrano altri centri di origine bizantina come Cropalati, Caloveto e Pietrapaola, siti di particolare valenza storica come il Centro fortificato di Castiglione di Paludi, splendida testimonianza del popolo guerriero dei Brettii, grotte sacre occupate dai monaci durante il Medioevo e l’Oasi di Cozzo del Pesco con i suoi castagni monumentali e gli ombreggiati sentieri, in grado di regalare agli appassionati affascinanti passeggiate attraverso scenari indimenticabili.

L’Itinerario turistico

Primo giorno

Rossano la bizantina

 Si parte da Rossano, città compresa tra Capo Trionto e il Torrente Cino. Rossano è il centro nevralgico di tutta la Sila Greca: è uno dei borghi più antichi e sicuramente tra i più rappresentativi dell’intera Calabria, custode di inestimabili tesori storico-artistici. Camminare e perdersi tra i suoi vicoli labirintici è una continua sorpresa, grazie agli innumerevoli palazzi nobiliari, le piazze, i conventi e le chiese nascoste dietro ogni angolo e sopra ogni altura. Da vedere assolutamente la Cattedrale dell’Assunta del XII secolo, con la Madonna dell’Archiropita, il vicino Palazzo Vescovile con il Museo Diocesano che custodisce il famoso Codex Purpureus (evangelario del VI secolo finemente decorato), le Chiese di San Marco, del Pilerio, della Panaghia, di San Domenico, di San Nilo, di San Bernardino. Interessanti anche il Museo Isabella de Rosis, l’affascinante Museo Amarelli, che, dal 2001, dedica le proprie sale alla storia della liquirizia più pregiata, la Torre Sant’Angelo dalla particolare architettura e il Faro Trionto.

 Itinerario escursionistico Bosco del Patire – Tutt’intorno al monastero del Patire (Rossano) si estende un magnifico bosco di macchia mediterranea con sentieri per semplici passeggiate.

 Tra le attrattive che sarebbe davvero un peccato perdere si colloca sicuramente il Monastero di Santa Maria del Patire (Patirion), splendida fusione architettonica degli stili bizantino, arabo e normanno. Durante tutto il Medioevo il Monastero fu tra i più importanti centri di religiosità greco-bizantina del meridione d’Italia, in virtù della sua ricca biblioteca e del suo “scriptorium”, animati dall’instancabile, paziente e minuziosa opera di copiatura degli amanuensi, grazie ai quali sono arrivate a noi importantissime testimonianze della cultura classica greca e latina.

Il Patirion è immerso nel cuore delle montagne rossanesi, una zona verde di grande pregio a poca distanza dall’affascinante Oasi di Cozzo del Pesco, dove è possibile ammirare ben 103 castagni di enormi dimensioni.

Sempre nelle vicinanze di Rossano, si trovano diversi antichi “casinio masserie come quello di Malavitano, Torre Pinta, Seggio, Crosetto, Martucci, Mazzei, Iti, Mascaro e Foresta, la valle del Colognati con le cascate e l’ex eremo di Sant’Onofrio, il torrente Celadi e le foreste Rossanesi, le grotte monastiche.

I nostri itinerari a piedi

I giganti di Cozzo del Pesco

 

Le cascate Cerasia e Colognati

 L’itinerario escursionistico Cozzo Pica – Percorrendo la vecchia SS.177 da Rossano in direzione Paludi-Cropalati, si supera il ponte sul Colognati, aggirato un costone si sale a destra verso località Case Gennaro fino a Cozzo Minestria. Lasciata l’auto dove la strada piega a sinistra, si prende la sterrata che si stacca dritta all’esterno della curva (versante della valle del Colognati). Si sale a piedi lungo la stradina e superati alcuni bivi si guadagna il crinale che fa da spartiacque con la valle del torrente Otturi. Ci si immette sulla stradina che proviene da Paludi e che va a destra verso Cozzo Pica e prosegue per i bivi sommitali del Paleparto.

Secondo giorno

Passeggiare nella natura e nella storia…

 Da Rossano, imboccando la SS.177 o da contrada Amica, si raggiunge velocemente Paludi.

Il territorio di Paludi è prevalentemente boschivo e offre la possibilità di effettuare rilassanti passeggiate all’aria aperta. Nel centro abitato meritano una visita la Chiesa di San Clemente, la Chiesa dell’Immacolata Concezione, la Chiesa della Madonna del Soccorso e la Chiesa di Sant’Antonio, mentre dal punto di vista naturalistico da segnalare sono il torrente Coserie, il vallone Sant’Elia e il Monte Scarbonato che raggiunge i 961 metri di altitudine.

Ciò che rende unica una visita a Paludi è però il Centro Fortificato Brettio in località Castiglione, un’area di oltre 35 ettari dove poter ammirare le tracce più importanti di un grande popolo di guerrieri che, nel IV secolo a.C., abitò da protagonista queste terre. A distanza di millenni, restano perfettamente visibili i tratti principali dell’architettura della fortezza, tra i quali una cinta muraria di diverse decine di metri, alcune torri e un centro abitato. Durante la camminata all’ombra delle querce si può ammirare la sottostante vallata del Coserie e visitare il Museo Archeologico.

 Da Paludi, seguendo la SS.177 si raggiunge Cropalati dopo una decina di chilomentri.

Cropalati sorge su un’altura fiancheggiata da due monti. Dai suoi 384 metri di altitudine, dominando la vallata del Trionto e quella del torrente Coserie, offre una splendida vista soprattutto da zone panoramiche, come quella di Cozzo della Cresta. Le sue origini bizantine fanno presumere che il nome derivi da “Kuropalates”, ovvero funzionario di Palazzo.

Durante il Medioevo, la città conobbe un periodo di grande splendore, complice la posizione strategica tra Rossano e Longobucco, una via di commercio molto attiva fino agli anni ’50 del 1900. Inoltre la posizione geografica alle porte della Sila rendeva Cropalati punto nevralgico anche per le vie della transumanza, percorse dai pastori tra la pianura e la montagna.

Sul territorio sono sparse anche testimonianze storiche della presenza di monaci eremiti, devoti di Sant’Antonio Abate, che vivevano all’interno di grotte arenacee. Durante il periodo feudale molte famiglie nobili si stabilirono nelle campagne del comune, che, nel 1811, divenne capoluogo mandamentale. Tra le opere artistiche di grande pregio segnaliamo la Chiesa Madre, la Chiesa di Santa Maria ad Gruttam, i ruderi del Castello e il Casino di Sant’Isidoro con la vicina chiesetta.

→ Oltre all’itinerario Cozzo del Pesco, anche l’escursione al Monte Paleparto (m. 1481) è un percorso interessante. Infatti, l’articolata cima di monte Paleparto, massima elevazione della Sila Greca, può essere raggiunta grazie a tre diversi itinerari. Da Cropalati si sale in auto sino allo spartiacque tra le valli del Coserie e del Trionto: dove termina l’asfalto si prosegue a piedi verso i monti Iurentino e Iantrìnico. Da San Pietro in Angaro, una frazione alta di Longobucco, ci si incammina direttamente a piedi lungo la stradina che sale attraverso fitti boschi di pini.

 Percorrendo la SS.531 si scende verso valle e si attraversa il Trionto per risalire sul versante opposto in direzione di Caloveto seguendo la SP.251.

Caloveto sorge sul fianco destro della Valle del Trionto. Provenendo da Cropalati, si attraversa il fiume mediante uno stretto ponticello: fermarsi a contemplare dal basso l’intera vallata permette di cogliere perfettamente la bellezza e la maestosità di una fiumara. Caloveto, paese antico e ricco di storia, ebbe il primo insediamento nel IX secolo, quando un gruppo di monaci che fuggiva da persecuzioni iconoclaste vi si stabilì scavando un laborioso sistema di grotte tufacee che funsero da monastero di rito bizantino dove poter venerare il santo protettore, San Giovanni Calybita (da cui proviene il nome Caloveto).

Le vie del centro storico offrono interessanti scorci tra chiese e caratteristici vicoli; da visitare la Chiesa Madre costruita nel ’300 per sostituire l’ormai non più adatto Monastero, la Cappella di Sant’Antonio da Padova, il piccolo Museo di Arte Sacra e i palazzi nobiliari del periodo feudale come il Palazzo De Mundo, il Palazzo Pirelli, costruito sulle antiche grotte di San Giovanni e Palazzo Comite, con il cortile interno scavato nella roccia.

Molto suggestiva una passeggiata sul Cozzo Pupatolo e una visita alle testimonianze brettie rinvenute in località Cerasello. Tracce della civiltà e della cultura bizantina si conservano anche a Pietrapaola, Calopezzati, Cariati e Campana.

 

 

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