Photo Picture of a Beautiful Water Splash Waterfall
In autunno, tra settembre e ottobre, le Colline del Prosecco rivelano la loro essenza più autentica. È il tempo della vendemmia, quando i filari si riempiono di voci, l’aria profuma di mosto e i borghi si animano di sagre e feste.
I vigneti, disposti a terrazze, riflettono i toni caldi della luce più morbida, mentre le nebbioline del mattino avvolgono i grappoli maturi.
Questo paesaggio, modellato dall’uomo e tutelato come Patrimonio Unesco, diventa scenario di un viaggio che unisce panorami, profumi d’uva e di terra, sapori autentici nei piatti dei borghi e nei calici di vino.
In questa stagione la comunità si ritrova: tradizioni e racconti rivivono fra piazze e cortili, le cantine si aprono per accogliere visitatori.
Ogni passo invita alla lentezza, ogni sosta diventa occasione di incontro, ogni brindisi un gesto di connessione con chi lavora queste colline.
Cinque borghi, in particolare, offrono un percorso che intreccia gusto e memoria, restituendo la poesia di una terra capace di sorprendere chi la visita con occhi attenti e cuore aperto.
Valdobbiadene appare come il cuore pulsante delle colline del Prosecco: vigne ordinate tra pendii modellati dal tempo, cantine che guardano verso l’orizzonte come fari di sapore, sentieri che salgono incuriosendo lo sguardo con scorci vertiginosi e dolci discese.
Qui abiti che furono contadini e forme antiche convivono con la modernità del vino che viaggia nel mondo. A settembre la nebbia lambisce le prime ore del mattino e le colline si vien popolando di vendemmiatori, grappoli carichi di rugiada, passi che scrutano il suolo.
Nelle pievi, nelle trattorie, nei locali dove si intrecciano memoria e gusto, la cucina offre affettati rustici, formaggi di malga, piatti con i funghi dei boschi vicini, mentre il Prosecco Superiore DOCG scorre fresco, facilmente eppure complesso.
Ph.: Gettyimages/StevanZZ
Valdobbiadene non è solo bottiglia: è festa, è silenzio fra le vigne al tramonto, è brindisi improvvisato su terrazze panoramiche, è ospitalità che accoglie con semplicità.
È prendere un calice di bollicine guardando le colline plasmate da mani antiche, fermarsi per un pasto saporito dopo una camminata tra filari e lasciarsi avvolgere dalla luce dorata che imposta tutto come una pittura.
_ La pagina ufficiale dell’Ente Turismo
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Follina si svela piano: tra il mormorio del torrente Soligo, l’antica Abbazia di Santa Maria con il suo chiostro cistercense, con pietre consumate dal tempo che restituiscono il senso della storia; tra le vie dove l’artigianato ha dato vita alla lavorazione della lana e della seta e dove ogni angolo profuma di antico.
A settembre Follina ha il rito dei suoni che cambiano: il canto delle foglie, il lavoro artigianale che torna visibile, la cucina che risveglia sapori dimenticati nelle dispense, con marmellate fatte in casa, formaggi locali, zuppe e piatti che parlano di bosco e pascolo.
Le osterie accolgono con piatti semplici ma curati, i ristoranti propongono raffinamenti che non tradiscono la tradizione; nei mercatini puoi comprare fili di seta, tessuti, oggetti tessili che raccontano della follatura, dell’acqua, dei telai, del lavoro lento.
Ph.: Gettyimages/Nicola Simeoni
Al tramonto la luce filtra nel chiostro, nel verde dei prati, nelle finestre antiche, e Follina diventa luogo dove il tempo rallenta, dove la storia e il gusto si mescolano: godersi un piatto locale all’ombra dell’Abbazia è sentirsi parte di una narrazione antica che continua ancora, grazie al sapore, al profumo, alla memoria che si infiltra nel pane appena sfornato.
_ La pagina ufficiale di Follina
_ Follina tra i Borghi più belli d’Italia
Cison di Valmarino si adagia fra colline e torrente, attraversato dal Rujo, sormontato dal Castello di Castelbrando che sembra vegliare da secoli sul borgo.
A settembre i suoi vicoli acciottolati riflettono la luce obliqua del sole, le cantine Brandolini s’aprono al visitatore, le vie dell’acqua scorrono lente con lavatoi, fontane, mulini antichi che richiamano il suono dell’acqua prima che l’uomo domasse il corso rapido del torrente.
Qui il gusto è carne cotta allo spiedo, una specialità locale, salumi stagionati, formaggi freschi, erbe aromatiche raccolte lungo i margini delle vigne.
Mangiare a Cison significa sedersi su pietre antiche, sentire l’odore della legna e del carbone, gustare un piatto caldo davanti ad una finestra che dà sulle colline e con un calice di vino locale in mano.
Ph.: Gettyimages/Shocko-Creative
E poi lasciarsi distrarre dal panorama che si stende: le colline intervallate da filari, le case dai tetti rossi, il contrasto verde e oro della vigna che matura.
Cison è un riparo, un respiro, un luogo dove il sapore è visibile nel paesaggio e dove ogni pozzo d’ombra diventa un invito a sedersi e mangiare.
_ Cison tra i Borghi più belli d’Italia
Refrontolo è un borgo raccolto, dove il Molinetto della Croda appare come immagine sospesa fra pietra, acqua, legno, ricordando un tempo in cui l’acqua muoveva macine, trasportava grani, alimentava vite e case.
Tra settembre e ottobre le colline intorno a Refrontolo si accendono di vigneti ricchi, particolarmente del famoso Refrontolo Passito DOCG, vino dolce, meditativo, che accompagna dolci tipici come la pinza o crostate.
Ph.: Gettyimages/Elena Odareeva
Le enoteche e le cantine offrono degustazioni che invitano a fermarsi, scoprire le varietà, confrontare profumi e colori.
Refrontolo è natura e gusto, cammini fra sentieri che salgono su colli panoramici o scendono in boschi freschi, soste nelle trattorie dove si serve la carne locale, piatti della tradizione trevigiana, un mix di terre, uve, storia.
È borgo che sembra costruito per il calice che segue il pasto, per la quiete dopo la fatica, per il sapore che resta sulla lingua mentre lo sguardo si perde fra i filari mossi dal vento.
_ La pagina ufficiale di Refrontolo
Col San Martino è un balcone naturale sulle Colline del Prosecco, dove i pendii ripidi, le vigne coltivate a mano, i muretti a secco, le varietà antiche come la Perera o la Bianchetta convivono con l’innovazione nell’approccio al vino, alla sostenibilità, all’ospitalità.
A settembre Col San Martino vibra con l’energia della vendemmia eroica, con grappoli raccolti a mano, con le mura delle case che emanano l’odore fermentato delle uve e dell’aria che si affievolisce il calore.
Mangiare qui vuol dire incontrare piatti che valorizzano il territorio: funghi, carne di selvaggina, salumi, formaggi, dolci semplici che parlano di latte e miele e di forno domestico.
Ph.: Gettyimages/javarman3
Vuol dire brindare guardando al di là dei vigneti, ascoltare le storie dei viticoltori che salgono sui terrazzamenti, apprezzare la fatica e la maestria, la passione che si trasmette.
Col San Martino è anche percorrenza: le strade fra i filari sono un invito a camminate lente, a fermarsi nei punti panoramici, a godersi un tramonto che incendia le vigne, e a sedersi per un pasto che chiude la giornata: semplice, genuino, ma scolpito nel gusto della collina.
_ La pagina ufficiale della Pro Loco
_ Qualche info sulla vendemmia eroica
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