Il Trentino è un territorio dove il gusto e la montagna condividono la stessa radice profonda: la tradizione.
I paesaggi delle Dolomiti, i pascoli d’alta quota, le malghe solitarie e i piccoli borghi sono il contesto naturale di una cucina che nasce dall’essenzialità e diventa memoria collettiva.
Dopo ore di sentiero, il profumo che esce da un rifugio è parte della magia dell’alta quota: legno, brodo caldo, burro fuso, speck, funghi, polenta appena tolta dal paiolo, strudel che esce dal forno mentre il sole cala dietro le creste…
Tra i tanti rifugi del Trentino, ce ne sono alcuni che non si dimenticano per ciò che arriva nel piatto.
Eccone cinque per chi cerca un’escursione che abbia un finale gourmet.
Arrivare al Rifugio Locatelli significa entrare in un quadro vivente, un luogo dove la montagna sembra aver trovato la sua forma più iconica.
Le Tre Cime di Lavaredo dominano l’orizzonte con la loro architettura verticale e inconfondibile, così perfetta da sembrare il lavoro di uno scultore.
Quando si raggiunge il rifugio, spesso dopo ore di cammino tra ghiaioni, forcelle e altipiani lunari, ci si sente parte di una scena che appartiene alla storia dell’alpinismo e all’immaginario di ogni appassionato di Dolomiti.
Il Locatelli sorge poco più in basso rispetto all’altopiano che guarda le Tre Cime dal loro lato più maestoso.
Ha l’aspetto dei classici rifugi di confine, con ambienti essenziali, legno vissuto, odore di giacche bagnate e voci diverse che si intrecciano: tedeschi, italiani, austriaci, famiglie entusiaste, escursionisti stanchi, rocciatori diretti a una via.
Ph: Gettyimages/Scacciamosche
La sala da pranzo è spesso animata e viva, eppure rimane accogliente, riscaldata da un’atmosfera che sa di fatica condivisa e di storie scambiate tra un boccone e l’altro.
Appena ci si siede, la cucina altoatesina diventa protagonista. Il profumo dei canederli allo speck, immersi nel brodo o adagiati su burro fuso e erba cipollina, anticipa sapori pieni e autentici.
Il gulasch, morbido e speziato al punto giusto, arriva accompagnato da polenta o patate, perfetto dopo un passaggio in forcella o un giro ad anello lungo le Tre Cime.
Le zuppe d’orzo, calde, lente e rassicuranti, sanno di montagna vera, di malghe e inverni lunghi. A fine pasto, lo strudel di mele è quasi un rito obbligato.
Preparato secondo la ricetta altoatesina, con pasta sottile, mele profumate, uvetta e cannella, porta in tavola un morso di casa e di tradizione.
_Tutte le informazioni sul Rifugio Locatelli
Al Passo Fedaia, in uno dei punti più frequentati e fotografati della Marmolada, il Rifugio Castiglioni è una sosta ideale per chi vuole unire escursionismo e cucina tipica.
La struttura si trova a pochi passi dal lago e dalla funivia, in una posizione comoda e facilmente raggiungibile anche da chi non percorre lunghi trekking.
All’interno l’atmosfera è quella dei rifugi storici di confine: arredi in legno scuro, foto della “Regina delle Dolomiti” alle pareti e una sala che profuma di cucina casalinga fin dal mattino.
Il menu è centrato sulla tradizione ladina e trentina, con particolare attenzione a piatti sostanziosi e ingredienti locali.
La polenta è uno dei simboli del rifugio e accompagna spesso capriolo in umido, salsicce, spezzatino di manzo e funghi di stagione, cucinati in modo semplice e genuino.
Tra le scelte più richieste ci sono anche la zuppa d’orzo, i canederli burro e salvia o in brodo, i salumi affumicati e i formaggi delle malghe del Fedaia, serviti con miele e confetture artigianali.
La cucina è pensata per dare energia a chi prosegue verso Punta Penia, il Viel del Pan o le forcelle della Marmolada, ma rimane accessibile anche a famiglie e camminatori alle prime armi.
_La pagina ufficiale del Rifugio Castiglioni Marmolada
Nel cuore delle Pale di San Martino, il Rifugio Pradidali è uno dei punti di riferimento storici dell’alpinismo dolomitico. Si raggiunge solo a piedi, dopo un dislivello deciso, e questo contribuisce a creare un’atmosfera raccolta e genuina, fatta di lentezza, silenzi e convivialità.
La posizione, incastonata tra le pareti del Sass Maor e della Cima di Val di Roda, lo rende un rifugio “vero”, dove l’ambiente è protagonista tanto quanto la cucina.
All’interno l’arredo è essenziale, con tavoli in legno, stufa accesa nelle mezze stagioni e sala da pranzo senza fronzoli, proprio come nei rifugi d’un tempo.
Ph: Gettyimages/Marco de Benedictis
La cucina punta su piatti concreti, legati alle tradizioni del Primiero e del Trentino. In menu non mancano le minestre calde d’alta quota, gli spätzle, i canederli, i taglieri di speck e formaggi locali, i salumi affumicati e i classici piatti di stagione che cambiano in base alle forniture e agli approvvigionamenti.
Il momento del dolce è un punto fermo della giornata al Pradidali: strudel, torte morbide e biscotti di montagna vengono preparati in rifugio e serviti ancora profumati, spesso accompagnati da un bombardino o da una grappa locale, molto apprezzata nelle serate più fredde.
_Qualche informazione sul Rifugio Pradidali
Il Rifugio Carè Alto è uno di quei luoghi che vanno conquistati passo dopo passo.
Situato nel Parco Naturale Adamello Brenta e raggiungibile solo con una salita lunga e isolata, offre un’atmosfera che profuma di montagna vera: silenzio, orizzonti ampi e la sensazione di essere lontani da tutto.
L’accoglienza è familiare, essenziale e sincera, proprio come la cucina che caratterizza questo rifugio.
Una volta entrati, la sala in legno e l’odore dei piatti che arrivano dalla cucina creano un ambiente semplice ma caldo, ideale dopo ore di cammino o un rientro da cima Carè Alto, Cresta Croce o dagli itinerari storici della zona dell’Adamello.
Ph: Rifugiocarealto.it
La proposta gastronomica è legata ai prodotti locali e alla tradizione trentina più rustica. Polenta fumante, tosella alla piastra, selvaggina in umido, zuppe corpose, salumi artigianali e formaggi di malga definiscono un menu di sapori genuini, diretti, legati alla semplicità della cucina di montagna.
Non mancano i dessert preparati in loco, soprattutto strudel, torte casalinghe e crostate di frutti di bosco, che accompagnano le serate in rifugio insieme a un liquore tipico o a una grappa locale.
La colazione, invece, punta sull’essenziale ma sostanzioso, per dare energia a chi deve rimettersi subito in marcia.
_La pagina ufficiale del Rifugio Carè Alto
Il Rifugio Alimonta è uno dei punti chiave del Gruppo di Brenta e della rete attrezzata delle Bocchette.
Situato in una conca spettacolare sotto le guglie del Crozzon di Brenta, è raggiungibile solo con trekking impegnativi o ferrate, e proprio per questo mantiene un’atmosfera autentica e appagante.
La struttura è moderna, ordinata e funzionale, pensata per dare conforto a chi arriva da tappe lunghe o da percorsi esposti in quota.
La cucina è uno dei suoi punti di forza: canederli, pasta fresca, zuppe calde, spezzatini accompagnati dalla polenta, salumi e formaggi del territorio compongono un menu che unisce tradizione e cura nella preparazione.
Al Rifugio Alimonta, infatti, si punta sulla sostanza e sulla qualità, offrendo piatti che appagano davvero dopo una giornata in quota.
Ph: Gettyimages/johannes86
Il momento del dessert – tra strudel, torte e altri dolci preparati in rifugio – è uno dei piaceri più attesi, soprattutto quando si arriva nel tardo pomeriggio, ancora carichi di adrenalina dopo le Bocchette.
È un rifugio ideale, dunque, per chi cerca una cucina curata, un’accoglienza attenta e un’esperienza completa di alta quota, in uno dei contesti più caratteristici delle Dolomiti.
_Tutte le informazioni sul Rifugio Alimonta
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