L’alabastro rappresenta una delle massime espressioni dell’artigianato artistico italiano e trova negli artigiani di Volterra un motivo di speranza per la sua conservazione e la sua rinascita. Gli artigiani che esercitano la loro professione nella propria bottega e con i propri strumenti, perpetuano una tradizione antica di due millenni, difendendo il proprio ruolo, la propria identità e dimostrando da sempre vitalità e capacità di crescita. All’interno dei loro laboratori, dove la candida polvere di alabastro si posa ovunque, è ancora oggi garantita la lavorazione a mano con il prevalere della prestazione personale, e quindi artigiana, a quella moderna della produzione in serie. Questa pietra, calda e luminosa, richiede infatti una notevole perizia tecnica e una predisposizione estetica insita solo in quegli artigiani che fanno della sensibilità artistica e dell’abilità tecnica il proprio lavoro. Con un occhio attento alle nuove evoluzioni di mercato e l’altro ad una tradizione che ha profonde radici nel tempo, gli artisti dell’alabastro restano così padroni dell’intero processo produttivo, insieme autori e interpreti del proprio lavoro, della propria opera. Al turista che scopre Volterra non può passare inosservata questa grande risorsa, sia culturale sia economica, e visitando il centro storico sarà inevitabilmente attratto dalle botteghe dell’alabastro, dove il più delle volte si può non solo ammirare le opere esposte ma assistere anche alle delicate fasi di lavorazione. Infatti il laboratorio artigiano sulla strada è centro di produzione e di commercializzazione al tempo stesso. In verità il fascino dei manufatti in alabastro sta proprio nella constatazione che questi sono passati per le mani di qualcuno che vi ha lasciato il segno del suo lavoro e dello spirito della cultura artistica del luogo.
L’alabastro è strettamente imparentato con il marmo ma rispetto ad esso è più tenero e lavorabile seppure meno resistente alle intemperie, caratteristiche queste che lo rendono più idoneo alla realizzazione di opere destinate ad ambienti interni e alla decorazione di oggetti ornamentali ricchi di dettagli.Nelle cave presso Volterra l’alabastro, in diverse colorazioni, è racchiuso all’interno di ovuli formati da masse di gesso cristallizzato alternate a strati di marna argillosa. Una volta che questi blocchi impuri vengono ripuliti, “pettinati” e levigati ne rimane solo la parte interna della pietra, quella che sarà poi adoperata dall’artigiano per la creazione di voluttuosi manufatti. Una qualità bianchissima e traslucida, considerata fra le più pregiate d’Europa, è estratta a profondità variabile da cinquanta a centro metri nella zona di Castellina Marittima; si tratta della varietà di gesso compatto conosciuta anche come Alabastro gessoso, dal colore bianco latteo oppure variegato. Bianco, giallognolo oppure giallo verdastro, talvolta variegato e translucido, sono invece i caratteri distintivi dell’Alabastro calcareo orientale (oppure marmo onice). Quest’ultimo si chiama anche Alabastro egiziano ad indicare che già nell’Antico Regno era utilizzato nella creazione di giare, vasi, piatti e sarcofaghi, approntati nelle camere funebri e nei santuari. L’utilizzo dell’alabastro risale quindi ad una delle civiltà più remote ed evolute della storia, quella egizia; alcuni studiosi addirittura, sono propensi a credere che l’appellativo stesso dato alla preziosa pietra derivi da Alabastrum, antica città egizia dove veniva estratto e lavorato l’alabastro. In Italia, ancor prima che venisse scoperto il marmo, furono gli etruschi ad estrarre l’alabastro a cielo aperto ed a lavorarlo con stile altamente artistico.