Il Museo Storico dell’Alabastro di Volterra

18 marzo 2020 - 10:21

Punto d’incontro di diversi momenti della cultura espressiva
dell’alabastro, il Museo Storico dell’Alabastro annovera, dal 26 maggio
del 2001, una esposizione permanente con più di 300 opere di pregevole
fattura, realizzate tra la fine del Settecento e l’inizio
dell’Ottocento. Questa raccolta di preziosi cimeli è il risultato di
anni e anni di ricerca e appassionato collezionismo della famiglia
Bruchi, che ha messo a disposizione della collettività la propria
collezione privata con il nobile intento di difendere l’identità e il
ruolo dell’artigiano dell’alabastro, documentare l’evoluzione di una
tradizione secolare, dividere con altri l’attaccamento ad uno dei
patrimoni culturali più importanti di Volterra. Il Museo privato,
patrocinato dal Comune di Volterra, ha così trovato, dopo minuziosi e
oculati restauri, iniziati nel 1985, una felice collocazione nel
complesso di Sant’Agostino in piazza XX Settembre. In un tripudio di
forme e trasparenze le composizioni in alabastro godono di una perfetta
visibilità in tutti i loro particolari grazie alla accurata
illuminazione degli spazi espositivi. A creare maggiore interesse sono
anche i quadri e i mobili d’epoca che completano opportunamente la
raffinatezza e l’eleganza tipica dell’alabastro. Come se non bastasse a
rendere ancora più interessante e dinamica la visita al Museo Storico
dell’Alabastro sono i particolari architettonici del chiostro e
dell’aula capitolare del complesso medievale di Sant’Agostino (colonne
in cotto con capitelli in pietra serena del XVI secolo ed eleganti
bifore del XIII secolo), spazi questi sopravvissuti alla conversione
dell’ex convento del 1200 in abitazione privata prima e in fabbrica
d’alabastro dopo. Della collezione privata segnaliamo la “Donna velata”
(1890, C.Lapini), gli ammirevoli busti femminile di Giuseppe Bessi, i
due mesciroba volterrani del 1840, “Arianna Teseo e il Minotauro”
(1830, Fabbrica Inghirami) che forse è l’orologio da tavola in
alabastro più prezioso della raccolta di “parigine”. Non entriamo
comunque in merito ad una collezione continuamente arricchita da nuovi
capolavori e dove pare veramente difficile tracciare una linea di
demarcazione tra arte ed artigianato. Chi può farlo, e sicuramente
meglio di noi, è Mario Bruchi, antiquario e appassionato collezionista,
sempre disponibile con i visitatori particolarmente interessati al suo
museo.

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