Punto d’incontro di diversi momenti della cultura espressiva dell’alabastro, il Museo Storico dell’Alabastro annovera, dal 26 maggio del 2001, una esposizione permanente con più di 300 opere di pregevole fattura, realizzate tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento. Questa raccolta di preziosi cimeli è il risultato di anni e anni di ricerca e appassionato collezionismo della famiglia Bruchi, che ha messo a disposizione della collettività la propria collezione privata con il nobile intento di difendere l’identità e il ruolo dell’artigiano dell’alabastro, documentare l’evoluzione di una tradizione secolare, dividere con altri l’attaccamento ad uno dei patrimoni culturali più importanti di Volterra. Il Museo privato, patrocinato dal Comune di Volterra, ha così trovato, dopo minuziosi e oculati restauri, iniziati nel 1985, una felice collocazione nel complesso di Sant’Agostino in piazza XX Settembre. In un tripudio di forme e trasparenze le composizioni in alabastro godono di una perfetta visibilità in tutti i loro particolari grazie alla accurata illuminazione degli spazi espositivi. A creare maggiore interesse sono anche i quadri e i mobili d’epoca che completano opportunamente la raffinatezza e l’eleganza tipica dell’alabastro. Come se non bastasse a rendere ancora più interessante e dinamica la visita al Museo Storico dell’Alabastro sono i particolari architettonici del chiostro e dell’aula capitolare del complesso medievale di Sant’Agostino (colonne in cotto con capitelli in pietra serena del XVI secolo ed eleganti bifore del XIII secolo), spazi questi sopravvissuti alla conversione dell’ex convento del 1200 in abitazione privata prima e in fabbrica d’alabastro dopo. Della collezione privata segnaliamo la “Donna velata” (1890, C.Lapini), gli ammirevoli busti femminile di Giuseppe Bessi, i due mesciroba volterrani del 1840, “Arianna Teseo e il Minotauro” (1830, Fabbrica Inghirami) che forse è l’orologio da tavola in alabastro più prezioso della raccolta di “parigine”. Non entriamo comunque in merito ad una collezione continuamente arricchita da nuovi capolavori e dove pare veramente difficile tracciare una linea di demarcazione tra arte ed artigianato. Chi può farlo, e sicuramente meglio di noi, è Mario Bruchi, antiquario e appassionato collezionista, sempre disponibile con i visitatori particolarmente interessati al suo museo.