La fisarmonica, mito italiano

18 marzo 2020 - 10:20

Nonostante la fisarmonica sia ritenuta, dalla maggior parte degli appassionati, uno strumento tipico della tradizione musicale italiana, in realtà le sue origini affondano nell’antica Cina di 4500 anni fa. In quell’epoca, lo tcheng o scheng, che sfruttava l’ancia libera per produrre il suono, era uno strumento popolarissimo in tutto l’Estremo Oriente e si può considerare a buon diritto il vero antenato dell’attuale fisarmonica che a sua volta sfrutta il congegno dell’ancia oscillante e sonora (una linguetta metallica che vibra grazie ad un flusso d’aria prodotto dal mantice). Giungendo ad epoche recenti, si ricordano la concertina di Wheatstone, l’accordeon del viennese Demian, il mantesin del Bonacina: siamo nella prima metà dell’Ottocento e da questi prototipi musicali nascerà la moderna fisarmonica.

Un’intuizione geniale
Come tutti gli avvenimenti di cui si hanno scarse testimonianze dirette, anche la nascita della fisarmonica è ammantata da un alone quasi leggendario. Le Marche sono lo scenario di una storia che ci racconta di una famiglia di contadini di Castelfidardo che nel 1863, tre anni dopo la celebre e omonima battaglia che vide la sconfitta dell’esercito pontificio ad opera di quello piemontese, accoglie nella sua casa un esule austriaco proveniente da Loreto. Per testimoniare la sua gratitudine, l’uomo lascia in dono alla famiglia una specie di scatola musicale che in realtà è un modello del rinomato accordeon brevettato nel 1829 dal Demian. Da li in poi, la leggenda lascia lo spazio al racconto dei fatti che parlano del figlio diciannovenne della famiglia di contadini, Paolo Soprani che, intuendo le potenzialità della fisarmonica e amante della musica, decide di produrla in serie, prima a livello artigianale, poi su scala industriale, ricorrendo all’abilità di molti ottimi artigiani, costruttori e inventori di migliorie tecniche. È nata l’industria della fisarmonica, che avrà il suo exploit sul finire dell’Ottocento, costituendo ancora ai giorni nostri una delle maggiori fonti di indotto economico della cittadina marchigiana.

Modelli diversi, stessa tecnica
Malgrado Paolo Soprani (1844-1918) possa essere considerato, anche grazie alle migliorie apportate allo strumento, l’inventore dell’industria della fisarmonica, anche altre località, negli anni, hanno condiviso con Castelfidardo, patria assoluta della fisarmonica in Italia, il ruolo di sedi produttrici: Stradella in Lombardia e Vercelli in Piemonte su tutte. Quel che è certo, è che già nel 1871 la fisarmonica ottiene la sua consacrazione grazie a Giuseppe Verdi che ne suggerisce lo studio nei conservatori italiani, alcuni dei quali ancora ai giorni nostri l’hanno inserita nei loro piani didattici. Riguardo alle tecniche realizzative, di regola una fisarmonica è costruita ricorrendo a diversi materiali: abete, acero, mogano, noce, acciaio, duralluminio, ottone, cachemire, feltro, tela, pellame di agnello, capretto, cuoio, celluloide, cera vergine e gomma. Cuore dello strumento è il dispositivo meccanico che permette il funzionamento delle valvole dei bassi e degli accordi, dispositivo che risponde a precise regole di fluidodinamica. Dalla meccanica ai modelli. Tre sono quelli più utilizzati al giorno d’oggi: la diatonica (produce un suono diverso in relazione alla posizioni di apertura e chiusura del mantice), la cromatica (che sfrutta la gamma completa di dodici suoni) e la fisarmonica  a piano (che ha la tastiera per la mano destra come quella di un pianoforte).

Un successo senza confini
Nonostante si viva ormai nell’epoca della musica rock e techno, la fisarmonica non smette di esercitare un fascino indiscusso. A Castelfidardo si organizzano, ogni anno, tre kermesse di caratura internazionale, con enorme afflusso di artisti, pubblico e appassionati, italiani e stranieri. Si tratta del Premio e Concorso Internazionale di Fisarmonica per Solisti Concertisti e Complessi, del Festival Internazionale per Fisarmonica Diatonica e del Concorso Internazionale per Orchestre di Fisarmoniche, tre momenti clou nati per celebrare uno degli strumenti pop più apprezzati. Non solo. Proprio a Castelfidardo ha sede il famoso Museo Internazionale della Fisarmonica, lo stesso che conserva una delle copie autentiche dell’antico tcheng cinese. Sito all’interno del Palazzo Comunale, il museo custodisce una preziosa collezione di ben 350 fisarmoniche rarissime, tutte differenti tra loro e che permettono di ripercorrere la storia di questo strumento unico. A far da contorno agli strumenti, preziose collezioni fotografiche e di opere di artisti famosi come Marc Chagall e Tonino Guerra e, immancabile, una lettera di Federico Fellini, figlio di quella Romagna che ha fatto della fisarmonica un suo inimitabile plus culturale.

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