Lunigiana,

18 marzo 2020 - 10:25

Tutti sapete per esperienza che percorrendo una strada in un verso e
ripercorrendola nel verso opposto vi si presenteranno due visioni
dell’unica realtà, visioni che possono differire anche notevolmente tra
loro; non uno, ma quasi due mondi. Questo accade dove le panoramiche
sono abbastanza libere dalle masse indistinte solitamente ascrivibili
all’urbanizzazione. Ebbene, se c’è un luogo di particolare esaltazione
degli scenari plurimi, questo è la Lunigiana. Fate una prova: scendete
dalla Cisa per la statale, senza fretta, fermandovi di tanto in tanto
ad osservare tutto ciò che il vostro occhio riesce a cogliere,
nell’immediata vicinanza e fino all’ultimo orizzonte. Quando le viti,
gli ulivi, i cipressi vi daranno sentore di costa, invertite la marcia
e risalite, con le stesse modalità. Constaterete voi stessi che
l’operazione non ha nulla di ozioso, anzi che avrete messo in pratica
le parole di Proust: “Il vero viaggio di scoperta non consiste nel
cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi”. Il meraviglioso
reticolo di strade “secondarie” che dal fondovalle portano in
altitudine sarà poi fonte di continue conferme. Non raccomanderò mai
abbastanza di praticarle, con prudenza però, specie quando si fanno
strette e tortuose. Hanno in serbo sorprendenti effetti, tutti da
scoprire. Non fosse per quel doppio nastro d’asfalto che tutta la solca
(comodissimo peraltro e veloce collegamento autostradale con la pianura
Padana, noto come Parma-Mare) la valle della Magra ci apparirebbe nel
suo complesso poco diversa da come dev’essere stata in altri tempi.
Rari borghi sparsi qua e là, alcuni abbarbicati su cocuzzoli, paesi a
misura d’uomo, modesta e concentrata antropizzazione. Di contro, larghi
ambiti appannaggio della natura, come vedremo. Pontremoli e Aulla,
questi i centri principali, o almeno i più conosciuti, data la loro
posizione sulla viabilità primaria. Il primo si presenta, dove il
torrente Verde confluisce nella Magra, con un rustico nucleo antico
dominato dal castello del Piagnaro che accoglie il Museo delle Statue
Stele.
Aulla è invece piuttosto moderna e commerciale, anche se la
cinquecentesca, robusta e dominante fortezza della Brunella, in cui ha
sede il Museo di Storia Naturale della Lunigiana, è più di un indizio
di un passato di tutto rilievo, oggi poco leggibile. A ben guardare
ciascun comune facente parte della Lunigiana, oltre i due indicati
(Fosdinovo, Casola in Lunigiana, Fivizzano, Comano, Licciana Nardi,
Villafranca L., Bagnone, Filattiera, Podenzana, Tresana, Mulazzo e
Zeri), ha tanto o qualcosa di che fregiarsi per attrarre il visitatore.
I segni lasciati dalla storia sono molti e diffusi. Ed è una storia che
parla di epoche risalenti, di romanità, di dominio bizantino,
longobardo, di Medioevo e giù giù fino a noi. Una storia in cui,
accanto ad emergenze vistose come le fortificazioni ed i castelli o
nomi altisonanti qual è quello dei Malaspina.

Il ventaglio delle opportunità offerte dalla Lunigiana è veramente
vasto. Abbiamo modo di integrare le nostre conoscenze “sul campo”,
attingendo ai saperi (e, perché no, ai sapori) locali, inebriati da
sensazioni ed emozioni inusitate mentre leggiamo dal vivo il nostro
passato. Il patrimonio storico, artistico e naturalistico sommato a
quello della cultura materiale, dall’artigianato all’agroalimentare, è
in grado di darci ottime soddisfazioni. Così i palazzi, i castelli, le
torri, le chiese, spesso veri ormeggi dell’anima, o un manufatto
divenuto esempio di archeologia industriale, serviranno anche a farci
riflettere su ciò che è accaduto e di cui essi sono stati silenziosi
testimoni. I musei intanto ci faranno da guida nel rimontare il corso
della storia. Ma non si creda ad una Lunigiana immobile, appesa a
superstiti retaggi o alla sua bucolicità, perché, al contrario, essa è
dovunque viva e vitale, moderna quanto basta, come dire eccessi e
stonature esclusi. C’è un pullulare di iniziative, specie d’estate,
degno della miglior fatta; eventi culturali legati alla tradizione,
sportivi, di puro svago. Ciò non può sorprendere se pensiamo che in
questa terra è nato niente meno che il Premio Bancarella, ideato dai
librai locali.

Girando la Lunigiana e godendola non avremo difficoltà a rintracciare
anche mete ambientali di estremo interesse, nella breve pianura, nella
valle della Magra e tra i monti da cui è coronata, lungo i numerosi
corsi d’acqua (la Magra ha molti affluenti, ricordo i vivaci Aulella e
Rosaro), nel Parco Regionale delle “candide” Apuane. Insieme alla flora
e alla fauna potremo considerare gli aspetti morfologici e geologici.
Potremo saggiare il primato insopprimibile della biodiversità e, in
questo contesto, la responsabilità dell’uomo il quale, molto più di
quanto non abbia fatto la natura, ha segnato nei secoli e continua a
segnare il territorio modellandolo.

Commenta per primo

POTRESTI ESSERTI PERSO:

I colori dell’autunno nel Parco d’Abruzzo

OPEN DAY WINTER: dal 26 ottobre al 2 novembre va in scena l’ABRUZZO

Abbattere il LUPO aumenta i danni alle greggi