Ebbene, continuando nel filone principale portato avanti con i miei articoli, vi voglio parlare dell’esperienza bellissima che sta crescendo intorno a quella che viene definita come “montagnaterapia” . Esiste una rete di psichiatri che addirittura ha redatto un primo Dizionario di Montagnaterapia in cui trovate definizioni bellissime di Adattamento, Accoglienza, etc., che creano un link immediato tra il rapporto con la montagna, ma con la natura in genere, e i benefici psichici che ne derivano. Già molti anni fa uno psichiatra mi raccontò delle esperienze praticate negli Stati Uniti da parte di operatori sanitari che usavano lo strumento del trekking, il più possibile selvaggio, per determinare un miglioramento dell’autostima da parte di soggetti con problemi psichici o con gruppi di tossicodipendenti. In Trentino ma anche in altre regioni ci sono associazioni indipendenti o legate a gruppi escursionistici storici (CAI, FIE , ecc. ) che operano in questo settore riscontrando una serie di risultati positivi. Ne Lazio c’è un gruppo di operatori in servizio presso la ASL che hanno messo in piedi una esperienza molto interessante fatta non solo di organizzazione convegni ma anche di attività concrete di accompagnamento di persone con problemi psichici di vario livello. Nel sito www.montagnaterapia.it potete trovare molte informazioni sull’attività di coordinamento nell’Italia Centrale con i commenti dei vari partecipanti alle attività. Sono sicuramente attività di riabilitazione integrative di altri trattamenti, ma i riscontri positivi credo siano riconosciuti da tutto il mondo scientifico, soprattutto il benefici determinati dal camminare in gruppo, i colori, i silenzi, la convivialità serale in Rifugio, le esperienze che caratterizzano questa pratica. Ma non solo la psichiatria può trovare percorsi terapeutici utili nel rapporto con la montagna, anche altre branche della medicina stanno sposando molto questa causa, ad esempio i cardiologi e i chirurghi vascolari la consigliano per la fasi post-infarto e post-operatorie. Altra patologia che trae un beneficio enorme dal rapporto con la montagna, soprattutto dalla pratica del camminare, è il diabete di origine alimentare che vede un abbattimento dei livelli d’insulina molto significativi con riduzione o addirittura eliminazione del trattamento farmacologico, almeno nei periodi di regolare movimento. Come presidente di un Parco Regionale ho deciso di scrivere una lettera agli Assessori alla Sanità e al Bilancio della Regione Lazio per chiedere di costituire un gruppo di lavoro tra medici e operatori di escursionismo atto a definire, tra l’altro, alcuni parametri, sul modello della contabilità ambientale, che potrebbero darci una valutazione di massima di quanto un certo modello di fruizione della montagna possa aiutare a prevenire alcune patologie e quindi poter risparmiare sui costi della sanità. L’ultimo Governo Prodi aveva istituito un gruppo interministeriale su “Ambiente e Salute” all’interno del quale c’era una sezione dedicata ai benefici del muoversi in città, mi auguro che anche l’attuale Governo prenda in seria considerazione questo tema mettendo in Agenda anche l’ipotesi di una Pubblicità Progresso che porti ad una forte sensibilizzazione dei cittadini verso la modifica di alcuni stili di vita troppo sedentari. Altra azione importante che potrebbero attivare le istituzioni regionali e nazionali è l’incentivazione del turismo escursionistico nelle aree protette, affidando a quest’ultime un ruolo fondamentale come spazi di ricreazione psicofisica. Negli ultimi tempi si è molto polemizzato sulla funzionalità delle aree protette e sono uscite ipotesi di privatizzazione degli Enti di gestione. Io credo che la gestione dei parchi debba rimanere nella sfera pubblica perché molti Enti funzionano bene e hanno creato delle esperienze virtuose. Invece di pensare a privatizzarli forse bisognerebbe ripensare la loro missione e auspico che nell’immediato futuro si possa procedere su questo sentiero!