In Ciociaria la monocoltura dell’olivo si è sviluppata da tempo immemorabile e già nell’antichità queste terre producevano un olio pregiato e ricercatissimo, ottenuto da una specie di ulivo detta “liciniana”. Per questo tipo di pianta, che richiedeva un clima freddo, era considerato adatto il suolo ghiaioso, come confermano testimoni importanti quali Catone (De Agricoltura), Varrone, (De re rustica), Plinio, (Historia Naturalis). Ora, gli stessi uliveti, piantati dai progenitori “fino all’ultimo limite delle creste montane”, testimoniano una preziosa continuità millenaria. Lo stesso nome “Pastena” pare che derivi dal latino pastinatum (terreno smosso dalla zappa) o da pastinum indicante una marra (grossa zappa). Una vocazione rurale intrinseca quindi, dovuta innanzitutto al clima temperato e alla particolare orografia del terreno, sub montano e collinare, che, tipico della media dorsale appenninica, non rendendo economiche altre produzioni vegetali, crea le condizioni per lo sviluppo dell’olivicoltura e della viticoltura. Le attività lavorative, le tecniche del lavoro agricolo e le tradizioni popolari tramandate nella zona si fondano tutte sulla coltura dell’ulivo. È questo passato che il Museo della Civiltà Contadina e dell’Ulivo vuole narrare e ricordare a quanti lo visitano. Incastonato in pieno centro storico, tra un dedalo di vicoli, stradine tortuose e corti tipicamente medioevali, il Museo è ospitato nei locali sottostanti la Casa Comunale, all’interno di un palazzo ottocentesco di proprietà dei Trani, una delle famiglie benestanti di Pastena. Accoglie il visitatore un verde giardino, dove le piante d’ulivo fanno da naturale prologo al nucleo originale del Museo, l’antico frantoio di Trani. Un ambiente affascinante, dove trovano ancora posto la grossa macina in pietra ed il torchio risalente al 1881. Il percorso espositivo si articola in tredici sale, dove il ricordo degli antenati si materializza in ciascuno degli oggetti esposti, permettendo di scoprire modi, usi e tradizioni agricole che conservano intatto tutto il fascino dell’antico e faticoso rapporto “uomo-lavoro-natura”. Gli attrezzi, le suppellettili, i costumi, la biancheria, fanno parte di un passato, che è costume, folklore, tradizioni popolari, cultura e, quindi, testimonianza del modo di vivere degli uomini, dei loro prodotti, simbolici, materiali, ideali. Ogni sala rappresenta uno spaccato della vita contadina della zona: la “Sala Frantoio”, la “Sala dei Mestieri”, la “Sala da Letto”, la “Sala Lavorazione del Grano”. Numerose fotografie d’epoca, esposte nelle varie sale, permettono, di visualizzare l’uso che veniva fatto dei diversi oggetti, la maggior parte dei quali oggi non è più utilizzata, né prodotta. La vecchia cucina è stata ricostruita completa di spianatora, mattera e camino; la camera da letto è essenziale, e tuttavia completa con il letto in ferro battuto, la culla, il comò, lo scaldaletto, e l’armadio dentro il quale trovano posto gli antichi abiti e la preziosa biancheria della nonna. L’angolo degli attrezzi presenta decine di pezzi d’epoca, come la pala di legno per il grano, i gioghi per il bestiame utilizzati nel lavoro della terra, la falce, il cava-finocchi, le lanterne della ferrovia, la sella del buttero con la mazzarella, lo smielatore, lo svecciatore, le grandi bagnarole, la pompa del vino a mano e molti altri ancora. Abiti da sposa del primo Novecento, biancheria tessuta a mano dalle laboriose massaie del luogo, costituiscono il frutto dell’incessante lavoro femminile, testimoniato da un antico telaio. Nelle vetrine, inoltre, sono raccolti piccoli oggetti del mondo della donna di un tempo: timbri del pane, santini, libri, macchine per fare la pasta, borracce, occhiali… Tutti gli oggetti esposti sono di proprietà dei cittadini di Pastena, che hanno contribuito all’allestimento del “loro”museo con amore e dedizione. La visita è guidata. Un gentile accompagnatore illustra ai visitatori le collezioni esposte, raccontando la storia, gli aneddoti, le curiosità della vita contadina di un tempo.