Neve a marzo, la guida alpina Piccoliori: come andare sulle ciaspole

Marzo regala ancora neve per chi ama camminare sulle ciaspole. Andrea Piccoliori, Presidente del Gruppo Guide Alpine di Cortina, ci spiega in questa intervista cosa fare e cosa no, per godersi in sicurezza il piacere di un'escursione con le racchette da neve

11 marzo 2024 - 14:00

Andrea Piccoliori, guida alpina di Cortina: ciaspole, cosa fare e cosa non fare

Andare in montagna e praticare sport outdoor, specie in alta quota, non è un’attività da sottovalutare.

Per chi è alle prime armi e inforca le ciaspole o altro per la prima volta spesso può essere utile qualche consiglio  per approcciarsi alla montagna.

La tendenza a sopravvalutare le proprie capacità sotto diversi punti di vista così come il non informarsi a sufficienza circa i percorsi da seguire, le precauzione da tenere in considerazione oppure la scelta dell’attrezzatura adeguata può essere, in taluni casi, anche pericoloso.

Di conseguenza, affidarsi a una guida alpina accreditata può essere sempre un’ottima idea.

Per questa ragione abbiamo deciso di scambiare due parole assieme al presidente del gruppo Guide Alpine Cortina Andrea Piccoliori, il quale ha riferito più di qualche consiglio utile di base che vale per tutti, dal principiante allo scalatore esperto.

Innanzitutto, quali consigli darebbe a chi ha intenzione di approcciarsi alle ciaspole per la prima volta?

“Consiglierei di partire da percorsi facili che non presentino eccessive pendenze.

Poi, se una persona ha le possibilità, è sempre bene che si affidi alle guide.

Anche se è pur vero che la pratica delle ciaspole non è nulla di eccessivamente complesso o tecnico, è altrettanto vero che il difficile nasce dalla scelta dell’itinerario.

Scegliere una zona piuttosto che un’altra può cambiare molto in questo senso”.

Per quanto riguarda la sicurezza in montagna, quali possono essere gli aspetti da tenere in considerazione, sia in negativo che in positivo, quando si decide di fare una ciaspolata o altro in alta quota?

“Le regole, a grandi linee, sono sempre le stesse.

Bisogna sempre guardare i bollettini del meteo e delle valanghe e, possibilmente, evitare le app di ultima generazione che forniscono un singolo simbolo per tutto l’arco della giornata.

Al di là dei simboli, infatti, che spesso raffigurano un sole oppure una nuvola è necessario fare qualcosa in più e quindi leggere, magari, dei bollettini locali.

In aggiunta, non bisogna mai dimenticare un altro aspetto importante come l’attrezzatura giusta”.

Cosa suggerisce di fare in caso di emergenza durante i percorsi?

“In caso di emergenza il consiglio è sempre quello di chiamare il 112, infatti sta diventando il numero unico a livello nazionale in caso di pericolo.

Tuttavia, in certe regioni come la mia ovvero il Veneto, il 118 rimane il numero da chiamare in queste casistiche.

Poi noi, in quanto guide, dobbiamo sempre attendere le risposte che forniscono le persone in pericolo: molte volte chiamano ma non sanno dare una risposta precisa circa il punto in cui si trovano e rimane sempre molto complesso rintracciarle.

Per questo è sempre molto importante pianificare al meglio le uscite ed essere a conoscenza del punto esatto in cui si è situati così come delle coordinate che, oggi, i nostri telefoni possono offrirci in modo molto preciso.

Avendo le coordinate prima di partire, infatti, si accorciano di molto i tempi di soccorso”.

Ci sono casi in cui una ciaspolata può diventare un’avventura alpinistica?

“Sì, ad esempio in questa zona si fanno spesso delle uscite di più giorni.

Se il meteo lo consente così come altre condizioni preliminari si può certamente fare.

È logico, poi, che quando si decide di affrontare avventure di questo tipo bisogna sempre munirsi di un’arva pala sonda.

Più in generale, tuttavia, quest’ultima serve sempre anche per obblighi imposti dalle leggi vigenti.

Infatti, in caso di incidente, un giudice andrebbe a controllare tutti i dettagli del caso, compreso il possesso di una pala sonda”.

Quando è necessario farsi accompagnare in una ciaspolata?

“Formalmente mai. Questo significa che noi, in quanto guide, non possiamo obbligare le persone a coinvolgerci: ci sono alpinisti provetti, ad esempio, che non necessitano del nostro aiuto.

Tuttavia, è sempre importante la conoscenza del proprio livello di partenza, tutto parte da questo presupposto.

La decisione spetta sempre al singolo anche se è sempre bene non sopravvalutarsi mai.

Magari, per chi è agli inizi, è consigliato fare una prima uscita accompagnati, questo perché le guide possono offrire dei suggerimenti utili per affrontare i percorsi successivi e per valutare il livello di partenza della persona interessata”.

Quanto è importante la scelta delle ciaspole?

“Tendenzialmente, più uno spende più ha in termini di qualità.

Le ciaspole più economiche si aggirano attorno ai 70€ ma valgono poco in termini di durata ed efficienza.

Ad esempio, quando nevica abbastanza, si crea spesso uno zoccolo di ghiaccio che con quel tipo di ciaspole è molto difficile da togliere.

Al contrario, una ciaspola di qualità ovviamente offre molto, ma si parla di attrezzature dai 100€ in su generalmente.

In linea di massima bisogna sempre fare un calcolo in base all’utilizzo che se ne fa”.

Più in generale, quanto conta la forma fisica se si decide di intraprendere sport d’alta montagna, specie durante la stagione invernale?

“Conta indipendentemente da qualsiasi tipologia di sport.

Conta in special modo se si è in sovrappeso, se si soffre di patologie particolari e via dicendo.

Alcuni clienti magari si presentano un anno con una certa forma fisica magari non troppo ottimale e poi, l’anno successivo, ritornano dicendomi che hanno fatto molta palestra, magari un po’ di corsa anche, e sono tutt’altre persone in termini fisici.

Quindi la forma è molto importante”.

Negli ultimi anni molta gente, specie nel nostro Paese, sembra aver riscoperto il mondo dell’outdoor. Secondo lei questo può significare che le persone hanno maturato una certa consapevolezza rispetto all’ambiente?

“Secondo me la pandemia ha avvicinato tante persone al mondo dell’outdoor, dunque alle ciaspole, all’alpinismo o allo sci di fondo ad esempio.

Il motivo è che gli impianti sono rimasti chiusi e le persone hanno scoperto altri mondi.

Tuttavia, non è detto che la consapevolezza segua la stessa velocità, questo perché l’andare in montagna presuppone molto tempo ed esperienza: in due anni non si può diventare degli esperti.

Poi, logicamente, più una persona esce e più migliora.

L’spetto più importante però rimane sempre l’umiltà, soprattutto durante le prime uscite.

Se ci si imbatte in una situazione difficile è sempre meglio tornare a casa e riprovare la volta successiva che sicuramente potrebbe andare meglio”.

 

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