Cammino delle pievi in Friuli: 260 km tra natura e spiritualità

Il Cammino delle Pievi è un itinerario di 260 km nel cuore della Carnia friulana, un territorio unico tra montagne, foreste, fiumi e laghi. Un'occasione per scoprire camminando la natura del Friuli e le sue pievi medievali.

4 agosto 2021 - 10:16

Dove si trova il Cammino delle Pievi

Il Cammino delle Pievi si trova in Friuli Venezia Giulia – e per un piccolo tratto anche in Veneto – attraversa un’area che è caratterizzata dall’unicità culturale, storica e naturalistica della parte nord-est della provincia di Udine: la Carnia.

Originariamente articolato in diciotto tappe, il Cammino è stato esteso a 20 nel 2013 comprendendo, oltre alla Conca Tolmezzina, la Val Tagliamento, la Val del Lumiei, la Val Degano e la Val Pesarina, anche le comunità e i territori dell’alta Val But, della Val Pontaiba e della Val Chiarsò, conservando la partenza da Imponzo di Tolmezzo e l’arrivo a Zuglio.

L’itinerario è contrassegnato da un segnavia giallo e dalla presenza di cartellini con logo e freccia direzionale oppure dai segnavia CAI.

Questo percorso ad anello di circa 260 chilometri presenta un dislivello totale che sfiora i 10000 metri.

 

Perché si chiama così

Il Cammino, lungo le sue venti tappe, tocca dieci Pievi storiche, il Santuario S. Osvaldo di Sauris di Sopra e il Santuario SS. Crocifisso di Timau (più noto come Tempio Ossario), luoghi di silenzio e riflessione spirituale.

Le pievi sono chiese o piccoli edifici religiosi posti su colli e alture ove un tempo c’erano postazioni di vedetta romane a controllo di tutto quanto provenisse dal Norico attraverso il Passo di Monte Croce Carnico.

Erano come delle sentinelle arroccate, poste a guardia della comunità e dei villaggi sottostanti, a custodia la vita dei cristiani che rappresentavano e governavano, non solo nella vita spirituale.

Nel caso della Carnia, sono anche l’antico simbolo della prima evangelizzazione delle popolazioni alpine.

Nel tratto carnico del cammino se ne incontrano dieci, sorte tra il V ed il XIV secolo che persero la loro importanza dopo il Concilio di Trento (1545 – 1563), quando nacquero le parrocchie e centri religiosi più adatti al nuovo tessuto urbano.

Ancora oggi sono una testimonianza della storia e delle tradizioni della Carnia e custodiscono importanti opere d’arte rinascimentale fra cui spiccano affreschi e pregevolissimi altari lignei.

 

I territori e i borghi attraversati dal cammino

Il Cammino si snoda tra paesi di montagna, vallate, torrenti e alture tra le Prealpi e le Alpi Carniche. Si cammina prevalentemente su carrarecce, piste forestali, vecchi sentieri di bassa montagna e sentieri alpini curati dal CAI.

La grande attrattiva dell’itinerario è costituita dalle 10 pievi lungo il cammino. Durante la prima tappa del Cammino s’incontra la Pieve di San Floriano di Illegio.

La chiesa risale al IX secolo, ma la sua storia sembra essere ancora più antica.

Pare infatti che già alla fine del IV secolo esistesse un piccolo sacello paleocristiano dedicato a San Paolo, in una località indicata dalla popolazione con il nome dell’apostolo: “in San Pauli”, dove recenti scavi hanno restituito tracce di una piccola aula cultuale paleocristiana.

Si ritiene che fosse l’ ambiente sacro in cui si riuniva la primitiva comunità cristiana locale.

Camminando nella seconda tappa, un itinerario di fondovalle in leggera discesa quasi tutto su strada asfaltata, passando tra il vasto conoide di deiezione (secondo in Europa per estensione) del Monte Amariana e il Monte Strabut e superando la città di Tolmezzo, incontriamo la Pieve di Santa Maria Oltrebut.

La Pieve risale al VI secolo, ed ha una posizione strategica: si trova infatti su uno spuntone roccioso prealpino che controllava l’antica strada romana Julia Augusta, che qui risaliva la Valle del But verso il Norico (Austria), collegando Aquileia ad Aguntum.

Nella terza tappa, che attraversa la piana del fiume Tagliamento, per finire sulla fascia di Prealpi che fa da barriera alla Carnia verso sud-ovest, troviamo la Pieve di Santo Stefano.

L’edificio attuale è del 1777, ma la fondazione è molto più antica, addirittura risalente all’VIII secolo.

Come nel caso della Pieve di Gorto, anche la Pieve di Cesclans venne donata dai patriarchi di Aquileia all’Abbazia di San Gallo, dal cui abate dipendeva direttamente.

Nella quarta tappa, che attraversa una zona glaciale costituita oggi da rilievi arrotondati per l’erosione, che fanno da contrafforte alle Prealpi Carniche, facciamo visita alla Pieve di San Martino, che sorge a Villa di Verzegnis e ne possiamo vedere l’ultimo rifacimento settecentesco.

La sua fondazione è databile all’VIII secolo, ma il primo documento che ne testimonia l’esistenza è del 1072.

La quinta tappa, che collega Villa di Verzegnis a Villa Santina è tutta su strada asfaltata e, superato il Fiume Tagliamento all’altezza della graziosa chiesetta della Madone dal Puint (Madonna del Ponte) e degli scavi del Col di Zuca che hanno portato alla luce una chiesa paleocristiana, ci si porta sul vicino e visibile Col Santino su cui sorge la Pieve di Santa Maria Maddalena.

Il Col Santino, è erede del più antico insediamento esistente nel V secolo, sul Cuel di Cjuce (Col di Zucca), un complesso cultuale paleocristiano, una basilica, creata a scopo missionario dalla sede patriarcale di Aquileia.

Tutte queste funzioni furono poi ereditate dalla Pieve di Santa Maria Maddalena.

Nella sesta tappa, che offre una vista panoramica sulla Valle del Tagliamento e sulla Valle del Degano, con scorci sui piccoli paesi compresi tra i due omonimi fiumi, è la volta della Pieve dei Santi Ilario e Taziano.

Si ritiene essere risalente ai secoli XI-XII, quando la chiesa di Enemonzo si unì al Capitolo aquileiese dei Santi Felice e Fortunato.

Fu proprio in quel periodo che, cessate le invasioni ungare, il Patriarcato di Aquileia promosse infatti un programma di riorganizzazione delle Pievi.

La settima tappa, che collega Enemonzo a Socchieve, con una traversata  sulle colline moreniche lungo la sinistra orografica del Fiume Tagliamento, ci mostra la Pieve di Santa Maria Annunziata

La Pieve si trova in posizione arroccata a guardia degli abitati.

Non è un caso che non lontano si trovasse uno dei castelli più importanti della Carnia, quello di Nonta.

L’ottava tappa, che richiede un certo allenamento fisico, dapprima risale in parte il torrente Lumiei e poi, dopo una lunga discesa su asfalto (circa 4 km), risale per un buon tratto la parte più selvaggia e sconosciuta del fiume Tagliamento e termina a Forni di Sotto, dove incontriamo la Pieve di Santa Maria del Rosario, proprio ai piedi delle Dolomiti Friulane, Patrimonio Mondiale dell’UNESCO.

La storia della Pieve è quella dei conflitti con Forni di Sopra, che male sopportava la propria condizione subordinata al pievano residente a Forni di Sotto.

Solo alla fine del secolo quindicesimo, Forni di Sopra si vide riconoscere tutti i diritti di cui gode una parrocchia autonoma: battistero, cimitero, un clero locale conesenzione da obblighi nei confronti di Forni di Sotto.

La 14a tappa, da Prato Carnico a Cella Ovaro, un itinerario immerso nei boschi della Carnia centrale con scorci sulle Alpi Carniche Centrali, con i monti Zoncolan, Tamai e Arvenis ci fa conoscere la Pieve di Santa Maria di Gorto.

L’origine della pieve risale al V secolo. Tra la fine del VI e l’inizio del VII secolo, l’edificio principale di quel sito viene distrutto da un incendio, nel 1430 e poi ricostruito nei circa 30 anni successivi.

L’attuale Pieve di Santa Maria, è stata probabilmente eretta subito dopo, tra il secolo VII e il IX.

L’ultima tappa del Cammino, che prevede la salita dalle Terme di Arta al “Plan da Vincule”, proprio ai piedi della Pieve di San Pietro.

Il sentiero è abbastanza ripido, procedendo a serpentine all’interno di un fresco bosco.

La Pieve fu fondata entro l’VIII secolo ed è legata ad una curiosa tradizione.

Era retta da un Capitolo di otto canonici, ognuno dei quali aveva un proprio appartamento accanto all’edificio.

A turno, nei giorni feriali, due di loro scendevano a valle per i servizi pastorali rientrando alla Pieve con i fedeli per la Messa.

Questa tradizione, come nel caso delle altre pievi, perse di importanza con l’aumento della popolazione e la nascita delle parrocchie.

Le rimanenti tappe sono di collegamento e toccano edifici di culto importanti per le comunità locali.

 

Quando andare

Gli itinerari di fondovalle e tra le Prealpi, in sostanza quasi tutti gli itinerari comprendenti come tappa una Pieve, possono essere percorsi in qualunque stagione con facilità.

Le stagioni ideali per compiere gli itinerari compresi tra Forni di Sopra e Ravascletto (tappe da 10 a 15) in sicurezza – senza bisogno di ciaspole o sci – sono la primavera inoltrata (metà maggio), l’estate e la prima parte dell’autunno (metà novembre).

 

Come organizzarsi

Il Cammino ha un sito ufficiale ricchissimo di informazioni.

Offre la descrizione dettagliata di ogni tappa, il livello di difficoltà, suggerimenti per l’organizzazione del viaggio e il pernottamento, le mappe e molto altro.

Vi consigliamo quindi di visitare https://www.camminodellepievi.it/it/

Il comitato che lo cura ha inoltre prodotto due volumetti: il primo è una guida escursionistica con l’aggiunta di sintetiche informazioni naturalistiche, il secondo illustra i luoghi di culto tra arte e spiritualità.

I due volumetti (edizioni Andrea Moro srl 2018) sono reperibili presso le librerie.

 

 

Commenta per primo

POTRESTI ESSERTI PERSO:

Friuli spettacolare con le ciaspole: Sella Carnizza e Casera Nischiuarch

Friuli meraviglioso d’inverno con le ciaspole: 5 itinerari panoramici

Piccola Cassia: un cammino tra Emilia e Toscana su un’antica strada romana