Il 18 gennaio del 2025, quella che doveva essere una scalata invernale tecnica sul Grossglockner (3.798 m), la montagna più alta dell’Austria, si è conclusa con una terribile tragedia e un’indagine per omicidio colposo.
Kerstin Gurtner, 33 anni, ha perso la vita per assideramento a soli 30 metri dalla vetta. Il suo compagno di cordata, Thomas Plamberger è sceso dalla montagna per cercare aiuto, lasciandola sola.
La settimana scorsa, la procura di Innsbruck ha concluso le indagini e ha formalmente accusato Plamberger di omicidio colposo per comportamento gravemente negligente.
L’inizio del processo è fissato per il 19 febbraio 2026 presso il tribunale regionale di Innsbruck, se sarà riconosciuto colpevole dai giudici, l’uomo rischia fino a tre anni di carcere.
Questa vicenda drammatica, ricostruita attraverso i rapporti della polizia, le tesi difensive e le analisi di guide alpine esperte, pone interrogativi cruciali sulla sicurezza in montagna e sulla gestione del rischio in condizioni estreme.
Secondo quanto emerso dalle indagini, i due alpinisti hanno iniziato la loro ascesa alle 6:45 del mattino del 18 gennaio, puntando alla vetta attraverso la cresta sud-ovest, nota come Stüdlgrat, un itinerario con difficoltà valutate intorno al III-IV grado Uiaa.
Il piano prevedeva il ritorno attraverso la via normale, più semplice, che scende verso sud-est passando per il Kleinglockner e il rifugio Erzherzog Johann a 3.450 metri.
Kerstin Gurtner – Foto profilo Facebook
Alle 13:30, la coppia ha raggiunto il Frühstücksplatzerl (“Luogo della colazione”) a 3.550 metri.
Questo punto di sosta, situato circa 300 metri sotto la vetta, segna l’inizio della parte più impegnativa della scalata ed è considerato un punto di non ritorno.
Nonostante l’orario ormai avanzato per una salita invernale, i due hanno deciso di proseguire. Secondo la difesa, in quel momento “né la donna né Plamberger erano esausti o sopraffatti”.
La situazione è precipitata con il calare del buio. Alle 22:30, circa nove ore dopo aver lasciato il Frühstücksplatzerl, i due erano ancora impegnati nella salita.
Le luci delle loro frontali sono state avvistate dai soccorritori a valle e persino catturate da una webcam, immagini che hanno poi fatto il giro del web.
Le condizioni meteo erano diventate proibitive: raffiche di vento fino a 75 km/h e temperature percepite di -20°C .
Immagini Webcam salita della coppia
Un elicottero del soccorso alpino è stato inviato a sorvolare l’area tra le 22:30 e le 22:50. Tuttavia, quando il velivolo ha individuato la coppia, Plamberger non ha fatto alcun segnale di richiesta di aiuto.
L’avvocato difensore, Kurt Jelinek, sostiene che “poiché entrambi si sentivano bene e non erano lontani dalla vetta, non c’era alcuna emergenza e quindi nessun segnale è stato dato”.
La difesa sostiene che la salute della Gurtner sia peggiorata improvvisamente subito dopo che l’elicottero si è allontanato, mostrando “segni crescenti di affaticamento” definiti da Plamberger come “completamente inaspettati e oggettivamente imprevedibili”.
I soccorritori hanno tentato più volte di contattare telefonicamente Plamberger dopo il sorvolo, senza risposta.
La prima comunicazione è avvenuta solo alle 00:35. Secondo la polizia, la conversazione è stata “poco chiara” e l’alpinista ha poi rimesso il telefono in tasca in modalità silenziosa.
A quel punto, la coppia si trovava a circa 50 metri dalla croce di vetta.
Dopo aver trascorso un’ora e mezza rannicchiati sotto la cima, il ragazzo ha deciso di scendere da solo verso il rifugio Erzherzog Johann per cercare altri alpinisti e chiedere aiuto.
Plamberger ha lasciato la compagna intorno alle 2:00 del mattino. Non ha effettuato una seconda chiamata ai soccorsi fino alle 3:30. In quella telefonata, ha informato di aver lasciato la Gurtner indietro, suggerendo di inviare un elicottero.
Ma a quell’ora della notta la tempesta rendeva impossibile qualsiasi volo. Quando i soccorritori hanno raggiunto la donna a piedi la mattina seguente, l’hanno trovata morta congelata.
L’accusa di omicidio colposo si basa, secondo la legge austriaca, su una condotta “eccezionalmente e palesemente negligente”, con un disprezzo per le regole di sicurezza più elementari che rasenta quasi il disinteresse.
La procura contesta a Plamberger diversi errori gravi che, nel loro insieme, configurano il reato di omicidio colposo.
In particolare gli inquirenti ritengono che l’alpinista abbiamo commesso alcuni errori non scusabili per una persona della sua esperienza che hanno portato alal
Esperti e guide alpine Ifmga (International federation of mountain guides associations) hanno analizzato la dinamica dell’accaduto, evidenziando come la tragedia sia il risultato di una serie di decisioni sbagliate.
I gemelli Willie e Damian Benegas, guide alpine di fama internazionale, hanno sottolineato che “i veri errori sono iniziati il giorno prima”, riferendosi alla scelta dell’itinerario invernale e alla partenza ritardata.
Particolarmente critico è il “buco” temporale tra le 13:30 e le 22:30. Il fatto che Plamberger abbia ignorato l’elicottero dopo nove ore di scalata è stato definito “quasi impossibile da giustificare” da Willie Benegas, che aggiunge: “Erano chiaramente nei guai”.
Frédéric Degoulet, alpinista vincitore del Piolet d’Or, parla di un classico scenario in cui l’ego e la riluttanza ad ammettere un errore portano a “scavarsi una buca” e a rendere le conseguenze di un errore sempre più serie.
“Un errore segue l’altro… ti vergogni ad ammettere che hai torto, e poi ti trovi in una posizione in cui è troppo tardi”, ha spiegato Degoulet alla stampa.
La vicenda ricorda tragicamente quanto la dinamica di gruppo sia fondamentale in montagna: una cordata è forte quanto il suo membro più debole.
Come sottolineato da Damian Benegas, se si ha più esperienza, il compito non è portare il partner al proprio livello, ma “scendere al suo livello”.