Fonte di benessere individuale e sociale, custode di momenti importanti della storia e preistoria locale, vero polmone verde per l’intera provincia, il parco è anche luogo importante per l’educazione ambientale delle nuove generazioni.
In quest’ottica lo studio ambientale Avanguardie, da anni attivo nel settore didattico e turistico, ha elaborato un progetto che unisce lo spirito educativo che gli è proprio al contesto ambientale in cui lavora con passione: rinaturalizzare il bosco di Portoselvaggio.
Il rimboschimento con pino d’Aleppo che ha dato ombra e colore allo sperone dell’Alto, alla baia e alle serre di Portoselvaggio, alla zona di Torre Uluzzo e Torre Nova doveva costituire la premessa per una rinaturalizzazione mediante riconversione a lecceta che non ha avuto più seguito.
La pineta, il suolo ed il contesto ambientale tutto sono ormai non solo maturi e pronti per questa rinaturalizzazione ma corrono seriamente il rischio di impoverirsi drammaticamente nei prossimi anni per moria spontanea degli alberi di pino giunti al termine del loro ciclo vitale o a causa del vento (entrambi i fenomeni sono già in atto e riscontrabili), con conseguenze imprevedibili circa la sopravvivenza della attuale copertura boschiva che il Parco ed il Comune non meritano.
Può sembrare un’utopia ma in realtà si tratta dell’unica risposta plausibile alla richiesta impellente che il bosco fa da alcuni decenni a tutti coloro che lo attraversano.
Siamo in attesa dei permessi ufficiali per procedere ma siamo ottimisti che Comune, Regione e A.R.I.F. si pronunceranno con entusiasmo a favore di questo progetto.
L’idea è di fare qualcosa di veramente utile e lungimirante, reintroducendo la quercia Quercus ilex (leccio) a Portoselvaggio in collaborazione con le scuole di ogni ordine e grado.
Ci sarà prima un incontro didattico a scuola per presentare e coinvolgere tutti gli alunni delle classi che aderiranno e poi si andrà sul campo, nel parco e ogni bambino potrà mettere la sua ghianda nel terreno.
È prevista un’irrigazione di soccorso ed un monitoraggio nel tempo.
Non ci illudiamo che ogni ghianda diventi una quercia ma vogliamo investire sul tempo e aiutare il parco a ricucire il suo passato con il suo futuro, rendendolo capace di superare la precarietà del bosco attuale.
Desideriamo fortemente che ad aiutare il parco ed il suo bosco, frutto degli sforzi di uomini del passato, siano le nuove generazioni. Non si tratta di chiudere un cerchio ma di muoverci insieme lungo la spirale del tempo, con ottimismo e caparbietà.
Grande sarà la ricaduta che questo progetto potrà avere sui singoli partecipanti, sulla loro coscienza ambientale e sul loro spirito di appartenenza.