Cile: Un altro disastro ambientale silenzioso

19 marzo 2020 - 11:00

 In Cile si sta consumando uno dei disastri ambientali più pesanti degli ultimi anni che sta passano sotto silenzio a livello globale.

Nelle ultime settimane nelle acque che si trovano davanti alla regione di Los Lagos si sta verificando un fenomeno al tempo stesso straordinario e terribile, la c.d. “marea rossa dal colore che assumono le acque di questa località durante le fioriture di una particolare specie di alga.

Questo fenomeno, che si verifica ogni anno quando la temperatura delle acque aumenta sta assumendo, nelle ultime settimane, delle dimensioni mai raggiunte in passato andando a danneggiare l’intero ecosistema marino del sud del Chile.

Tanto che le autorità locali e i media Cileni definiscono questo fenomeno come una delle più grandi catastrofi ambientali del paese.

La causa del problema risiede in una sostanza che queste alghe rosse rilasciano quando sono in fase di fioritura, si tratta di una neurotossina di origine batterica altamente tossica per la fauna e molto pericolosa anche per gli esseri umani.

La concentrazione record di queste alghe e la conseguente elevata presenza di tossine nelle acque marine cilene ha avuto un impatto devastante sulla fauna, su diverse spiagge del Cile del sud si è assistito a veri e propri cimiteri con migliaia di pesci, molluschi e uccelli morti per avvelenamento e trasportati a riva dalla corrente.

Si stima che siano decine di migliaia i pesci, i molluschi e i volatili che hanno subito conseguenze fatali a causa di questa sostanza. Gli effetti non sono limitati al mare, l’intera catena alimentare è coinvolta, infatti la i pesci contaminati sono prede di molte specie di uccelli che sono a loro volta rimasti intossicati da questa sostanza.

 

EFFETTI NON SOLO AMBIENTALI

Questa marea rossa ha messo in ginocchio l’intero settore ittico dell’area, che rappresenta peraltro uno dei principali mezzi di sostentamento delle comunità locali, impedendo a moltissimi pescatori di poter svolgere la loro attività in quelle acque, nelle quali continuano a perdere la vita migliaia di pesci.

Come se non bastasse, sono stati riscontrati casi di intossicazione e avvelenamento anche nell’uomo, a causa del consumo di pesci contaminati. In alcuni casi, purtroppo, le conseguenze di queste intossicazioni sono stati fatali.

La gravità della situazione ha portato il presidente del Cile Michelle Bachelet a dichiarare lo stato d’emergenza per l’intera area, offrendo dei contributi alle ciascuna delle località colpite da questa grave crisi, molti pescatori sono scesi in piazza per richiedere un maggiore impegno del governo ritenendo l’iniziale offerta di 100.000 pesos (circa 147 Dollari) inadeguata a riparare i danni patiti dai pescatori.

Il Governo, inoltre, ha incaricato una commissione d’inchiesta per cercare di individuare le cause di questo fenomeno che si sta espandendo a macchia d’olio e sta iniziando ad interessare anche località situate a più di 2000 km di distanza dalle coste di Los Lagos.

 

LE CAUSE DELLA PROLIFERAZIONE

Gli scienziati puntano il dito sul surriscaldamento globale, che sta portando a veri e propri sconvolgimenti climatici e della circolazione delle correnti oceaniche. In particolare intensità del famoso El Niño avrebbe contribuito a creare delle condizioni ideali per la fioritura di queste alghe, che hanno così proliferato oltre ogni previsione, raggiungendo livelli biblici che stanno minacciando l’intero ecosistema.

il surriscaldamento globale e alzando la temperatura delle acque marine oltre le abituali medie del periodo, creando una situazione ideale per la fioritura di queste alghe, ma non è l’unica tesi in discussione.

Da parte sua Greenpeace Chile sostiene che il surriscaldamento delle acque non sia l’unica causa di questo fenomeno, come si legge sul loro sito internet e sulle loro pagine social, parte della responsabilità sarebbe da attribuirsi ad alcune industri dedite alla pesca e all’esportazione di salmone:

Varie specie di molluschi, oltre a granchi, uccelli e otarie sono state trovate morte sulle spiagge di Chiloé. Anche se esiste un consenso scientifico rispetto al fatto che stiamo affrontando un gravissimo episodio di marea rossa, questo è avvenuto dopo che sono state scaricate in mare 9.000 tonnellate di salmone in decomposizione

È un disastro senza precedenti che si ripercuote anche sulla vita dei lavoratori cileni, la cui principale fonte di sussistenza è proprio il mare. Tutto per la stupidità e l’ingordigia dell’uomo.

Stando a quanto avrebbe sottolineato sempre Greenpeace Chile, infatti,

il governo cileno non solo avrebbe autorizzato lo scarico di un totale di 9.000 tonnellate di scarti di pesce in uno stato di decomposizione che li rende pericolosi. Non ha nemmeno informato in maniera trasparente e sufficiente la comunità chilota e il resto del Paese sull’impatto potenziale e le cause reali

Ovviamente per adesso è impossibile ascrivere delle responsabilità precise, è però innegabile che negli ultimi anni si stanno moltiplicando in giro per il mondo disastri ambientali che testimoniano la grave difficoltà nel quale versa l’ecosistema del pianeta terra, stremato dalle attività di sfruttamento dell’uomo.

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