I numeri in crescita del turismo outdoor nell’estate 2020

Un'estate di sofferenza per il turismo in Italia, decimanti gli arrivi dell'estero e anche meno spostamenti degli italiani. Città d'arte le più penalizzate ma è cresciuto molto il turismo outdoor.

12 novembre 2020 - 17:10

L’Istituto Nazionale Ricerche Turistiche e Legambiente hanno realizzato un rapporto sul turismo attraverso l’Osservatorio dell’Economia del Turismo delle Camere di Commercio che ha mostrato la crescita del turismo sportivo e outdoor in questa estate appena trascorsa.

Le regioni che hanno riscontrato maggiori presenze sono state quelle con la maggior offerta per il turismo attivo, balzo in avanti nelle classifiche dell’Abruzzo che negli ultimi ha puntato molto sul trekking e sull’outdoor.

Un’estate condizionata dall’epidemia di Coronavirus che ha visto un generale calo delle presenze turistiche nel nostro paese, con una drastica diminuzione degli arrivi dall’estero molte località hanno subito cali pesanti.

Le città d’arte e le località di mare sono state le più penalizzate, sono andate meglio invece le destinazioni montane e naturalistiche che in parte hanno mitigato le perdite del settore.

Il turismo naturalistico e outdoor è l’unico compatibile con il distanziamento fisico e le precauzioni sanitarie, ragione per cui moltissimi italiani hanno deciso di optare per viaggi all’insegna dello sport e della natura, scegliendo mete di prossimità, anche a pochi chilometri da casa.

Un turismo di prossimità, all’interno dei confini nazionali alla scoperta delle tante aree naturali delle penisola.

Lo studio ha rilevato che addirittura il 49,2% delle persone ha  scelto la meta del proprio viaggio principalmente per immergersi nella natura e il 30% dei viaggiatori ha indicato lo sport come principale motivazione della vacanza.

Tra le attività sportive all’aria aperta è stato il trekking a farla da padrone, con il 39% delle preferenze, seguito dal cicloturismo con il 32%.

Il trekking e la bicicletta protagonisti dell’estate

Un’estate in cui moltissime persone hanno camminato o pedalato lungo i tanti sentieri e cammini della nostra penisola, che attraversano parchi, montagne e aree d’interesse naturalistico.

La ricerca mostra inoltre che le regioni più gettonate sono state quelle più ricche di natura, borghi e in grado di offrire esperienze di viaggio attive e autentiche.

Regioni come l’Abruzzo, l’Umbria e il Molise, nonostante le dimensioni territoriali contenute, hanno visto raddoppiare il numero di turisti e presente sul territorio.

Territori ricchi di natura e cultura, costellati di piccoli paesi e borghi antichi toccati da numerosi sentieri e cammini storici. L’Appennino è diventato la destinazione perfetta per gli italiani alla ricerca di esperienze di viaggio lento e sostenibile.

 

Un calo drastico per le città d’arte 

Le città d’arte e le riviere invece hanno pagato il prezzo più alto di questa crisi, pochi stranieri e tanti italiani che, come abbiamo visto, hanno preferito altre mete.

La ricerca di Unioncamere e Isnart ha evidenziato che questa estate solo il 60% degli italiani ha deciso di andare in vacanza, l’anno scorso invece il 75% della popolazione si è spostata per viaggiare.

Percentuali che tradotte significano un calo di 6,5 milioni di turisti italiani con miliardi di euro di perdita dell’intero comparto. Un’estate difficile, come ampiamente previsto, che ha visto crescere solo il turismo outdoor.

Un dato da non sottovalutare, infatti l’Italia ha un immenso patrimonio naturalistico, paesaggistico e culturale ideale per soddisfare le esigenze di questo tipo di viaggiatori.

Le aree interne e gran parte dell’appennino, per anni ai margini degli investimenti e della promozione turistica, possono diventare nei prossimi anni una risorsa per tutto il paese.

La rinascita e valorizzazione di borghi storici e la tutela del patrimonio naturalistico sono i cardini di un nuovo turismo responsabile e sostenibile, che può essere definitivamente valorizzato anche attraverso il piano Next Genereation EU, che i Governi stanno studiano per investire le risorse del Recovery Fund.

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