Epidemie e virus: stili di vita attivi per una società più resiliente

21 ottobre 2020 - 7:30

Negli ultimi trent’anni, nel mondo occidentale, le persone sono sempre più sedentarie, queste abitudini di vita hanno provocato un forte incremento di patologie croniche come il diabete, l’obesità, l’ipertensione e l’ipercolesterolemia.

Una ricerca del 2019 ha dimostrato come la crescita considerevole di queste malattie abbia rallentato l’aumento della prospettiva di vita media e abbia reso le popolazioni più esposte a malattie virali come il Covid19.

Lo studio Global Burden of Disease pubblicato sull’autorevole rivista scientifica The Lancet ha mostrato come la maggior parte delle morti precoci in Europa e negli Stati Uniti siano causate da patologie croniche legate allo scarso movimento fisico e stili di vita poco sani.

Dal 1990 la curva che misura l’aumento dell’aspettativa di vita media ha rallentato la sua salita, un calo costante che potrebbe far presagire l’avvicinamento ad un punto di svolta, ovvero il limite più alto dell’aspettativa di vita media.

Lo studio ha poi svelato come l’incidenza di queste patologie, soprattutto negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, cambi sensibilmente tre le aree più ricche e quelle più disagiate. Proprio nei quartieri più poveri la prospettiva di vita media si accorcia sensibilmente rispetto alle zone più agiate.

In questo contesto, una pandemia come quella di Coronavirus, ha trovato terreno fertile per colpire ancora più duramente una popolazione resa particolarmente fragile da patologie debilitanti legate alla sedentarietà.

Un altro aspetto rilevante è l’impatto di queste malattie sulla qualità della vita della popolazione. La ricerca infatti ha riscontrato anche un rallentamento dell’aumento dell’età media di vita sana, un dato che indica l’età media raggiunta in buono stato di salute, senza patologie debilitanti.

Anche in questo caso sono proprio gli stili di vita inattivi e sedentari a incidere negativamente su questo parametro, infatti molti di questi disturbi possono iniziare a manifestarsi molto presto, andando gradualmente peggiorando nel tempo, con conseguenze certamente negative sulla vita delle persone

In quest’anno di pandemia alcuni esperti hanno citato questo studio per spiegare la diffusione e la mortalità del Coronavirus nei paesi occidentali.

I dati raccolti dalle strutture sanitarie nei diversi paesi hanno mostrato un virus più aggressivo proprio nelle aree più povere e degradate di città e metropoli. Qui vivono persone con stili di vita sedentari e regimi alimentari scarsi.

Una società in cui milioni di persone soffrono di patologie croniche e debilitanti è molto più esposta agli effetti mortali e debilitanti delle epidemie.

Adesso i Governi e le istituzioni sanitarie sono concentrate sulla ricerca di terapie efficaci per il trattamento della malattia e di un vaccino per immunizzare la popolazione.

Secondo la comunità scientifica una volta superata la fase più acuta sarà però essenziale mettere in campo politiche sociali e sanitarie di prevenzione, che mirino a contrastare queste malattie croniche, promuovendo e stimolando stili di vita più attivi e sani.

La prevenzione, secondo l’OMS, sarà un fattore essenziale per prevenire la diffusione e la letalità di futuri virus e per scongiurare future epidemie di questa portata globale.

In generale una popolazione con stili di vita più attivi e consente di ridurre la pressione sui sistemi sanitari che potrebbero avere risorse per trattare con maggiore efficacia terapie più gravi e spesso ignorate.

 

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