A young woman passing a cairn while hiking through The Needles at Canyonlands National Park in Utah.
Il Club Alpino Italiano (CAI) è un organismo, come afferma il suo stesso statuto, dedicato allo studio, alla conoscenza e alla difesa dell’ambiente montano sin dal 1863.
Il 101° congresso nazionale del CAI, intitolato “La montagna nell’era del cambiamento climatico”, rappresenta un momento significativo di chiamata a raccolta di tutto il corpo sociale per confrontarsi su un tema di grande attualità, rilevanza sociale e importanza per il futuro del nostro pianeta.
Che ci sia in atto da almeno un secolo un cambiamento climatico, particolarmente accentuato nelle zone alpine, caratterizzato da un rapido incremento delle temperature, è un dato ormai accertato dalla scienza.
Che questo cambiamento trovi la sua più evidente espressione nelle trasformazioni del paesaggio di alta montagna, è altrettanto accertato e accettato.
Si pensi alla criosfera (il glacialismo in particolare), ma anche al permafrost, i quali rappresentano un vero e proprio indicatore della crisi climatica in corso.
La rapida evoluzione o, meglio, involuzione della criosfera ha certamente effetti evidenti su diversi comparti ecologici e socioeconomici.
Questi temi appaiono di particolare interesse per il CAI in quanto investono aspetti scientifici, applicativi, pratici nonché etici.
Il congresso si svolgerà il 25 e 26 novembre a Roma all’interno del Teatro Italia (via Bari, 18).
L’obiettivo è quello di individuare una linea guida che, partendo dall’attuale contesto, guardi al futuro e sottolinei l’importanza di promuovere un approccio sostenibile alla montagna.
La due giornate sarà suddivisa seguendo tre linee di indirizzo incentrate su altrettanti temi da sviluppare, uniti a tre linee guida da proporre.
Tradotto nella pratica, questo significa che ci saranno tre diversi “tavoli di lavoro” incentrati su tematiche selezionate, gestiti sia da un coordinamento scientifico che operativo.
La prima tavolata affronterà diverse sotto tematiche tra le quali: la biodiversità, le funzioni ecologiche e i servizi ecosistemici; il ciclo dell’acqua e la vegetazione; il recupero degli ecosistemi; infine, la “Citizen science”.
A gestire il gruppo vi saranno alcuni professori del comitato scientifico (Massimo Bocca, Elisa Palazzi, Federico Preti e Juri Nascimbene) e coordinatori del CAI (Oscar Del Barba e Brigita Faverio).
Il secondo gruppo discuterà di nuovi alpinismi, sport innovativi (ebike, mbike, skialp extreme ecc.), nuovi stili di vita e rifugi (dal punto di vista della struttura e della gestione) e del nuovo CAI.
A coordinare il tutto ci sarà Corrado Battisti (comitato scientifico) e Giancarlo Nardi assieme a Stefano Morcelli (coordinatori CAI).
L’ultimo tavolo affronterà una discussione al contempo delicata e complessa.
Alpi e Appennini presentano caratteri distintivi che ne creano differenze e quindi ricchezza, ma alla base di tutto vi sono le popolazioni che ancora vi abitano.
A queste è doveroso rivolgersi con proposte credibili che ne valorizzino la funzione di custodi della cultura, del territorio, e dell’aggregazione sociale.
Lo “spopolamento” dei territori montani è frutto di uno sviluppo economico pensato altrove e marginalizzante come modello, oppure è un comodo angolo dove rifugiarsi con modalità desuete e ripetitive?
La tematica verrà esaminata dal comitato scientifico composto da Giampiero Lupatelli, Riccardo della Valle e Tommaso del Bosco, assieme ai coordinatori del CAI Paolo Villa e Stefano Cattaneo.
Per ulteriori approfondimenti e dettagli potete consultare la pagina web dell’evento
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