Il crollo sulle Dolomiti di Brenta di due giorni fa non sorprende Messner che, in un’intervista rilasciata a La Repubblica, non se la prende con la montagna ma con chi la frequenta senza preparazione.
“Non sono preoccupato” – dice il grande alpinista – “perché rispetto la natura come grande disegnatrice delle leggi. La montagna c’è, la montagna non è maligna: reagisce a quello che sta succedendo nell’atmosfera con il cambiamento del clima e l’innalzamento conseguente delle temperature. Sarà per sempre così, quello di cui dovremmo preoccuparci è adattarci“.
Insomma, chi punta il dito esclusivamente contro gli effetti del riscaldamento climatico, sbaglia.
Ph.: Gettyimages/Alexander Scheuber / Stringer
Il global warming, secondo Messner, non deve essere una giustificazione, un lasciapassare per qualunque escursionista indipendentemente dalla sua preparazione e stato di forma.
Al contrario, aumenta le responsabilità di chi si avventura sulle montagne e deve farlo con la prudenza necessaria.
“Chi va in montagna deve sapere che corre il rischio di finire sotto una valanga di roccia. Bisogna lavorare per imparare a leggere la montagna, sapere dove andare e dove non andare“.
Quello che, tradizionalmente, gli uomini e donne di montagna hanno sempre fatto.
“L’alpinista tradizionale” – continua Messner – “ha sempre trovato risposta a quello che succede sui ghiacciai e sulle nevi, specialmente in risposta alla roccia che oggi si sgretola per l’innalzamento della temperatura. Il problema è che questo non lo fa chi in montagna si improvvisa alpinista“.
Tutto nasce da una settimana calda, colma di polemiche sulla situazione delle montagne e gli effetti del riscaldamento globale, tra i crolli di un paio di giorni fa sulle Dolomiti di Brenta e alcune dichiarazioni sull’eccesso di turismo inconsapevole da parte di esponenti di spicco del mondo alpinistico ed escursionistico.
Il primo a intervenire è stato Carlo Zanella, presidente del CAI Alto Adige che, a seguito delle immagini di folle di turisti in coda a Seceda ha dichiarato provocatoriamente di non poterne più di “tamarri” sui sentieri, turisti impreparati.
“Me ne vado dall’Alto Adige.” – ha dichiarato Zanella – ” Vado in Veneto e poi quando anche il Veneto sarà messo così male, me ne andrò in Friuli”.
Poi è stato il turno del Capo del Soccorso Alpino, Maurizio Dellantonio, che in una intervista ha dichiarato non di non aver mai contato tanti morti evitabili come in questo inizio estate, puntando ancora una volta il dito sull’irresponsabilità dei nuovi turisti.
Infine i crolli sulle Dolomiti di Brenta, che hanno fatto il giro del web anche perché riprese in diretta dal conduttore radiofonico Giuseppe Cruciani, che hanno innescato nuove discussioni sui pericoli legati al global warming.
Messner non nega che esista un problema legato all’innalzamento delle temperature e associato alla tenuta del permafrost.
“É vero, i nuovi eventi sono tanti, ma io questo lo osservo da 50 anni: grandi pezzi di roccia che cadono dalle Dolomiti perché il ghiaccio perenne si sta ritirando, è un fenomeno che continuerà ancora“.
Però se poco si può fare, nel breve termine, per invertire i processi climatici, tanto si potrebbe fare per insegnare e imporre, dove necessario, la cultura del rispetto della montagna nei nuovi turisti d’alta quota.
E l’alpinista altoatesino spiega cosa la politica dovrebbe fare: “Per prima cosa bisogna imporre ai turisti di non venire in macchina e poi stop alle moto sui passi e basta agli escursionisti sui sentieri che non sono in grado di affrontare, dove ora con i crolli corrono anche rischi maggiori”.
Ma il Re degli Ottomila è assolutamente pessimista sul fatto che qualcuno sia davvero interessato a definire regole stringenti.
La prova? Ricorda di aver creato sul Monte Elmo una struttura per insegnare il turismo sostenibile e alla domanda se qualcuno politico sia mai andato a visitarla, risponde tranchant: “Nessuno“.
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