17 marzo 2020 - 23:51

Siamo come elefanti che entrano in una
cristalleria.

Noi umani non ce ne rendiamo conto, ma spesso
sconvolgiamo l’equilibrio naturale di flora e fauna, pur partendo
con le migliori intenzioni. Il bosco non è uno zoo, gli animali
selvatici non sono lì per il nostro personale divertimento e per
soddisfare il nostro desiderio di accarezzare cuccioli teneri e
indifesi.

Il rispetto per i loro ritmi e per le loro naturali
esigenze è fondamentale per chi ama la natura. “Se mi vuoi bene
non mi toccare” è lo slogan della campagna a tutela dei piccoli di
capriolo.

Lo scopo è sensibilizzare tutti coloro che, durante una
passeggiata, dovessero imbattersi in un cucciolo di capriolo a non
toccarlo assolutamente, né tantomeno spostarlo dal luogo in cui è
stato trovato, perché significherebbe condannarlo a morte, o nella
migliore delle ipotesi costringerlo a vivere in cattività.

Gli
animali non sono giocattoli, prendere il cucciolo e portarlo a casa,
tra l’altro, è vietato e perseguibile legalmente. Le femmine di
capriolo partoriscono tra maggio e giugno.

Nelle prime settimane di
vita i piccoli sono privi di odore, la madre per proteggerli dai
predatori, ne ingerisce le feci e li sposta dopo ogni poppata fino a
10 volte al giorno, lasciandoli soli, nascosti tra la vegetazione,
anche per molte ore, dovendosi allontanare in cerca di cibo.

Chi non
conosce il comportamento di questi animali può erroneamente pensare
che il cucciolo sia stato abbandonato e abbia bisogno di aiuto, in
realtà non è così.

E allora il comportamento corretto da assumere
è quello di allontanarsi, senza neppure toccare l’animale, per
evitare che la madre non ne riconosca più l’odore e finisca per
abbandonarlo realmente.

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