Erano 30 anni che la famiglia Morettino cercava di produrre caffè sui propri terreni in Sicilia.
Ma la scorsa primavera qualcosa è cambiato: 66 piante ne hanno prodotto circa 30 kg.
Secondo gli scienziati e climatologi, il global warming sta provocando un effetto evidente sull’agricoltura siciliana, quello che gli studiosi chiamano “tropicalizzazione”.
Il cambiamento climatico renderebbe possibili anche sull’isola coltivazioni che altrimenti sono rinvenibili solo a latitudini tropicali.
Pensare a piantagioni di caffè siciliane non è più un sogno di uno scrittore di science fiction, ma diventa realtà.
La realtà delle piantagioni di caffè più settentrionali al mondo.
D’altra parte che il clima stia cambiando lo sappiamo tutti.
Ricordiamo bene la scorsa estate quando, in agosto, a Siracusa è stata rilevata una temperatura di 48,8 gradi, la più alta mai registrata in Europa.
Arturo Morettino, che guida l’azienda di famiglia, ha raccontato alla stampa le vicissitudini della sua piccola piantagione.
“Negli anni ’90, dopo tanti viaggi in giro per il mondo, mio padre decise di provare a piantare alcune piante di caffè nel nostro piccolo orto alle porte di Palermo, su un terreno a 350 metri sul livello del mare. Di solito, le piantagioni di caffè crescono intorno ai 1.500 metri sul livello del mare”
La storia di questi decenni va di pari passo con la sempre maggior resa della piantagione.
“All’inizio è stato un semplice esperimento ma dopo centinaia di tentativi abbiamo cominciato a notare che i chicchi di caffè stavano crescendo di numero, fino alla scorsa primavera quando un raccolto abbondante ci ha permesso di lavorarli, essiccarli e tostarli”.
Ma la cosa più stupefacente è che le piante siano cresciute all’aria aperta, senza l’ausilio di serre o pesticidi.
Non è la prima volta che in Sicilia si prova a coltivare il caffè.
Agli inizi del ‘900 un gruppo di agronomi dell’Orto Botanico universitario di Palermo provò a sfruttare il clima fortunato dell’isola.
Tuttavia il tentativo s’infranse contro l’ondata di freddo dell’inverno del 1912 che distrusse le coltivazioni.
Ora il cambiamento climatico, attenuando i rigori dell’inverno, renderebbe più probabile la buona riuscita dell’impresa.
D’altra parte gli effetti sull’agricoltura della tropicalizzazione dell’isola si sono già fatti sentire su alcune coltivazioni tradizionali, ben prima degli esperimenti sul caffè.
La produzione di arance e limoni, ad esempio, è diminuita del 30% negli ultimi due decenni, poiché le estati sempre più calde e secche impediscono alle piante di assorbire abbastanza acqua.
Al contrario è raddoppiata in pochi anni la produzione di mango, papaya e avocado e gli scienziati dell’università di Palermo hanno rilevato per la prima volta la la fioritura della Welwitschia, originaria del deserto sudafricano del Namib.
Secondo il prof Christian Mulder, professore di ecologia ed emergenza climatica all’Università di Catania, lo scenario peggiore a lungo termine vedrebbe l’intera parte sud-occidentale della Sicilia climaticamente indistinguibile dalla Tunisia.
Il riscaldamento globale comincia a produrre effetti e se lo fa, come è ovvio, anche sull’agricoltura, lo farà sulle nostre tavole e sulle abitudini della vita quotidiana.
Basterà il caffè siciliano a consolarci?