Due escursionisti, arrabbiati per aver smarrito il sentiero, si scagliano contro le strutture del rifugio Franco Cavazza al Pisciadù, incastonato a 2.587 metri nel Gruppo Sella, in Val Badia.
L’episodio, avvenuto il 25 luglio, lo racconta direttamente il gestore Renato Costa attraverso un post sul profilo Instagram del rifugio.
Secondo quanto riferito dal gestore, una coppia di turisti irlandesi, dopo aver trascorso la notte in rifugio, ha imboccato il sentiero sbagliato per la discesa.
La nebbia li ha confusi, portandoli a percorrere la ferrata Brigata Tridentina, molto più tecnica e impegnativa rispetto al tracciato consigliato.
Stanchi e frustrati, i due sono tornati indietro. L’uomo, in preda all’ira, ha insultato e spinto un cameriere, per poi sbattere la porta d’ingresso con tale violenza da mandarla in frantumi.
“Incredibile che sia successo proprio quando non c’ero”, ha dichiarato sui social media Costa. “L’ha insultato, spinto e poi ha sbattuto la porta d’ingresso con una violenza tale da romperla. Una porta robusta, non so nemmeno come abbia fatto”.
Renato Costa ha voluto raccontare l’accaduto, pubblicando anche le foto della porta distrutta. “Di solito non ci piace pubblicare queste cose, ma quando ci vuole, ci vuole” si legge nel post.
“Questo signore, dopo aver ricevuto indicazioni su quale sentiero prendere per scendere, è tornato al rifugio fuori di sé e, oltre a danneggiare la porta, ci ha anche insultati con brutte parole. Una vergogna!”.
La porta del rifugio danneggiata – Foto profilo Facebook rifugio Franco Cavazza al Pisciadú
L’episodio ha suscitato numerose reazioni di solidarietà nei confronti del gestore e dello staff del rifugio. Tra i commenti lasciati sui social sotto il post del rifugio si legge: “Stiamo assistendo a un degrado mentale senza precedenti. Spero lo abbiate denunciato. Buon lavoro e a presto nel vostro splendido rifugio”.
Costa, oltre a esprimere amarezza, ha sottolineato un problema più ampio: “Le persone quest’anno non hanno pazienza. Forse non sanno dove vanno: vedono le foto sui social e pensano che sia tutto facilmente accessibile. Ma qui siamo in montagna. Non si arriva in macchina, si sale a piedi”.
Questo episodio arriva a poche ore di distanza dalle dichiarazioni con cui il presidente del Cai Alto Adige, Carlo Zanella, ha commentato le immagini diventati virali sui social, che immortalavano una lunga coda di turisti in attesa alla funivia del Seceda, sopra Ortisei.
Centinaia di persone in coda solo per poter raggiungere le Odle, uno scorcio delle dolomiti diventato virale dopo essere apparso negli sfondi dei dispositivi Apple.
Zanella, in una dichiarazione rilasciata al Corriere della Sera, ha dichiarato: “Questa non è più montagna, è un palcoscenico per selfie e influencer. Un turismo tamarro, rumoroso, insensibile. Mi sono arreso“.
Non è il primo anno che il presidente del Cai Alto Adige denuncia l’impatto del turismo di massa sulle montagne alto atesine che, ogni estate, vengono prese d’assalto da migliaia di turisti troppo spesso impreparati ad affrontare con rispetto l’ambiente montano.