Castel di Guido: natura e tipicità nella storia

19 marzo 2020 - 15:14

Inserite in habitat preziosi e con un patrimonio storico-archeologico importante, Castel di Guido e Tenuta del Cavaliere possono essere fattori trainanti per il rilancio del territorio dell’agro romano.

La rivalutazione delle due aziende agricole prevede l’assunzione di personale, l’ampliamento delle coltivazioni biologiche, il sostegno a una forma di allevamento estensivo più etico e sostenibile per il benessere degli animali, la realizzazione di un marchio di qualità garante della filiera corta a chilometro zero.

Oltre alla riqualificazione dell’indirizzo produttivo, e non solo di tipo cerealicolo-zootecnico, il Dipartimento di Tutela Ambientale ha individuato nell’integrazione tra esigenze produttive e altre attività economiche compatibili il seguito della storia di queste due aziende storiche. Grazie agli ambienti incontaminati – il ritorno del lupo a Castel di Guido è indice della vitalità dell’ecosistema – e un’attenta fruizione dei loro beni culturali, Tenuta del Cavaliere e Castel di Guido rappresentano un importante polo di attrazione per gli amanti delle attività outdoor.

Nelle due tenute è possibile percorrere itinerari a piedi e in bicicletta, addirittura pagaiare lungo le serpentine curve dell’Aniene che lambiscono la Tenuta del Cavaliere. Il segreto è armonizzare le grandi potenzialità delle due tenute dall’alto valore naturalistico, storico e produttivo.

Dott. Marcello Visca / Dipartimento Tutela Ambientale

 

Natura protagonista

Lungo le pieghe del tempo, dalla Villa delle Colonnacce alle antiche domuscultae rinascimentali, la mano dell’uomo ha disegnato il paesaggio dell’agro romano, nel rispetto della natura. Un equilibrio delicato, forte di aree ancora incontaminate che Castel di Guido ha saputo conservare e valorizzare.

La tenuta oggi s’identifica come un piccolo paradiso naturalistico da scoprire a piedi lungo le piste dell’azienda e i quattro itinerari dell’Oasi LIPU: il Sentiero delle Rondini (1,7 km), il Sentiero degli Allocchi (3,2 km) e i più brevi sentieri degli Aironi e del Nibbio. Camminando lungo questi tracciati è possibile riconoscere la gariga, l’imponente sughera (Quercus suber), leccio (Q. ilex), cerro (Q. cerris), quercia crenata (Q. crenata) e roverella (Q. pubescens).

La maestosità dei grandi alberi si accompagna al sottobosco colorato e profumato della fillirea (Phillyrea angutifolia, P. latifolia), erica (Erica arborea), corbezzolo (Arbuts unedo) e lentisco (Pistacia lentiscus). In questa grande area naturale sono liberi 600 esemplari di vacche maremmane che pascolano liberamente.

Rondine, nibbio, gruccione, airone cenerino, falco pecchiaiolo, biancone, cuculo, upupa e la poiana sono solo alcune delle 160 specie di uccelli censite a Castel di Guido. La fauna selvatica comprende poi mammiferi quali il tasso, l’istrice, la volpe e la faina, mentre rospi e raganelle abitano il piccolo laghetto che un tempo era utilizzato dall’azienda agricola per l’irrigazione dei campi.

Il successo dell’attività di preservazione di questo microcosmo di biodiversità è rappresentato dal recente e inaspettato ritorno del lupo. Il mammifero che evoca la storia stessa di Roma è riapparso tra i boschi di Castel di Guido prima da solo, poi in coppia e infine con 6 cuccioli; il migliore rappresentante del successo di preservazione della biodiversità.

La Polledrara di Cecanibbio: viaggio nel Pleistocene

Facciamo ora un salto temporale per scoprire quali potevano essere gli animali che vivevano nel territorio dell’attuale Agro romano. Andiamo pertanto a visitare la Polledrara di Cecanibbio…

Camminando sulla passerella sopraelevata da dove i visitatori possono ammirare uno dei più ricchi depositi paleontologici in Italia sembra di essere sospesi nel tempo. Il sito – oggi museo – si trova alle pendici del sistema vulcanico Sabatino, nell’alveo di un antico corso d’acqua che incise nei millenni gli strati di tufo eruttati dal vulcano. In questa “Pompei fossile del Pleistocene” è possibile riconoscere le vertebre di due adulti di elefante rimasti intrappolati nell’alveo del fiume e il cranio, mandibola e arti anteriori di un terzo.

Nel sito sono state trovate anche pietre e ossa lavorate che dimostrano che l’Homo heidelbergensis si avvalse sul posto delle carcasse degli esemplari dell’Elefante Antico. Oltre ai resti del Palaeoloxodon antiquus e circa 500 manufatti umani – ciottoli di selce e calcare siliceo – sono stati rinvenuti anche resti del Bue primigenio (Bos primigenius), cavalli selvatici, maiali, cervi, lupi, gatti selvatici, volpi, tassi e numerosi resti di rettili, anfibi e uccelli.

Info e prenotazioni dal lunedì al venerdì: 9.00 – 13.00 / 14.00 – 17.00. Il sabato 9.00 – 14.00. Tel. 0639967700.

Percorso di visita esursionistico nella tenuta Castel di Guido

Il territorio agricolo della Capitale è immenso, il più vasto d’Europa, una grande risorsa per diffondere la cultura della sana alimentazione e del rispetto ambientale ma vogliamo che diventi anche un’opportunità per la creazione di nuova occupazione, con un’attenzione particolare ai giovani. Qui di seguito presentiamo due itinerari da percorrere all’interno della tenuta.

Escursione in bici lungo l’Anello di Castel di Guido

Escursione a piedi Anello storico-naturale

 

Testi di Carlo Rocca, Aldo Frezza e Massimo Piacentino / Foto di Massimo Piacentino e Aldo Frezza

 

 

CASTEL DI GUIDO

natura e tipicità nella storia

Via Aurelia, km 20

00166 Roma

 

Commenta per primo

POTRESTI ESSERTI PERSO:

Le 5 ferrovie locali più panoramiche delle Alpi italiane

Viaggiare con lentezza: le 5 ferrovie di montagna più belle del nord Italia

Il Cammino di Dante: un anello di 380 chilometri tra Ravenna a Firenze