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Questa sensazione di affaticamento cronico associata alla sonnolenza non è soltanto fastidiosa, ma ha di norma un impatto negativo sulla concentrazione e sull’umore e, di conseguenza, sulla capacità di affrontare la giornata con la giusta energia.
Le cause della stanchezza diurna sono di diverso tipo e possono avere un’origine patologica; per esempio, la sindrome delle apnee ostruttive del sonno è una condizione che annovera la sonnolenza diurna tra le sue principali manifestazioni.
In altri casi la causa è iatrogena, ovvero causata dall’assunzione di farmaci: molti principi attivi, infatti, possono causare stanchezza e/o sonnolenza (per esempio gli antistaminici).
Alcune persone si sentono invece piuttosto stanche ai cosiddetti cambi di stagione, in particolare quando si passa dall’inverno alla primavera.
Anche le cattive abitudini alimentari e il consumo eccessivo di caffeina possono influire sul riposo notturno, con conseguenze negative sui livelli di energia durante il giorno.
Al di là delle specifiche cause, comunque, il problema è di norma legato a uno stile di vita non ottimale, soprattutto per quanto riguarda il riposo notturno e l’attività fisica: riposare bene per il numero giusto di ore e praticare una regolare attività fisica possono avere un impatto estremamente positivo sui livelli di energia.
Quindi, quando si accusano stanchezza e sonnolenza diurna, è importante chiedersi se non sia il caso di rivedere il proprio stile di vita.
Sull’importanza di una regolare attività fisica la letteratura scientifica è unanime. Si tratta di una pratica che ha benefici a livello cardiovascolare, polmonare, muscolare e psicologico (grazie al rilascio di endorfine). Provati sono anche i benefici sulla qualità del sonno.
Per quanto riguarda i livelli di attività fisica, le linee guida relative ai soggetti adulti (18-64 anni) elaborate dall’OMS (WHO guidelines on physical activity and sedentary behaviour) sono le seguenti:
Il walking e il running sono due attività aerobiche alla portata di tutti e possono essere praticate un po’ dappertutto. Per quanto riguarda la scelta del momento, non esiste un orario ideale, ma le sensazioni che si potrebbero avvertire potrebbero cambiare a seconda di quando si pratica l’attività.
Per esempio, camminare al mattino o fare jogging, magari poco dopo essersi alzati, aiuta a risvegliarsi, aumenta la vigilanza e la concentrazione. Inoltre, esporsi alla luce naturale inibisce il rilascio di melatonina (la sostanza che regola il ciclo sonno-veglia) segnalando all’organismo che è il momento di attivarsi.
Se si sceglie di fare attività nel tardo pomeriggio o a inizio serata, si otterrà, una volta terminata l’attività, un rilassamento mentale e muscolare che può favorire l’addormentamento.
È invece consigliabile evitare intense attività fisiche proprio a ridosso del riposo notturno, perché potrebbero ostacolare l’addormentamento (l’attività fisica intensa provoca l’aumento della temperatura corporea e favorisce il rilascio di ormoni stimolanti e quello di endorfine).
Quando la stanchezza e la sonnolenza diurna persistono nonostante un numero sufficiente di ore di sonno e i cambiamenti nello stile di vita, può essere opportuno approfondire la questione con il proprio medico curante che valuterà se è il caso di effettuare determinati esami clinici (esami del sangue, esami delle urine ecc.) e/o strumentali.
In base ai risultati, il medico deciderà se intraprendere una terapia o se è più opportuno richiedere il consulto di uno specialista.
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