Parco Regionale dell’Abbazia di Monteveglio: l’Africa e i vecchi coltivi

18 marzo 2020 - 9:45

Nella prima parte, uno degli elementi dominanti è il confronto tra le rocce argillose, con i loro aspri e tormentati paesaggi calanchivi, e le più stabili rocce marnose che si innalzano a formare i maggiori rilievi del parco. Sono queste le zone maggiormente instabili e caratterizzate da una copertura vegetale molto discontinua. Il sentiero costeggia quindi le ripide scarpate del colle della Cucherla, per poi scendere nell’ampio bacino calanchivo dal quale ha origine il Rio Ramato. Al limite di questa dorsale si intravede il rudere di un edificio colonico dei primi decenni del ‘900, indicato sulle carte come Africa, probabilmente a testimonianza dell’estrema aridità del luogo. Deviando a destra prima del rudere, il percorso si inoltra in un lembo di bosco tipicamente collinare, il cui sottobosco custodisce preziose fioriture di orchidee e specie erbacee rare e protette. All’uscita dal bosco si apre il paesaggio dei prati e dei vecchi coltivi, terreni che sino a qualche decennio fa erano coltivati o adibiti al pascolo, e tuttora conservano assetti ed elementi del paesaggio agricolo tradizionale. All’interno dell’area si trova anche un piccolo stagno artificiale, realizzato alcuni anni fa a servizio dell’attività di educazione ambientale, che offre la possibilità di osservare varie specie vegetali e animali tipiche degli ambienti umidi. Dall’area dei vecchi coltivi, il sentiero risale costeggiando altri campi abbandonati e in parte già riconquistati dalla vegetazione spontanea, fino a un ultimo settore nel quale un recente progetto di restauro paesaggistico ha portato al recupero di un significativo scorcio del paesaggio agricolo di un tempo. Dopo un‘ora di cammino agevole, siamo ritornati al Castello e alla splendida Abbazia.

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