Portogallo: Il parco nazionale di Peneda- Gerês

L’automobile ondeggia salendo lentamente di quota, serpeggiando tra boschi di conifere. Sull’altro versante, si scorgono le prime cime dei monti che tracciano il confine con la Galizia. Ad un certo punto la strada svolta severa verso sinistra riscendendo tutto il crinale, raggiunge il fondovalle in una manciata di chilometri e poi ricomincia a salire.

2 marzo 2022 - 14:57

Via via gli alberi diventano più radi, il paesaggio diventa più brullo, ma aumenta in spettacolarità. A un certo punto, un cartello marrone con il profilo di un capriolo nel suo simbolo, annuncia che siamo arrivati: benvenuti nel Parco Nazionale Peneda-Gerês.

Al lato della strada, quattro cavalli pascolano tranquillamente allo stato brado sotto il sole cocente; a lato, piccole case in pietra con i tetti spioventi, che suggeriscono che da queste parti, in inverno, faccia delle belle nevicate.

Composto dalla Serra da Peneda e dalla Serra do Gerês, quest’area protetta è l’unico parco nazionale del Portogallo. Adagiato nella regione dell’Alto Minho, il parco è un vero mondo a sé separato dal resto del Paese, dove l’attività umana, legata perlopiù alla pastorizia, sembra rimasta cristallizzata nel tempo.

Sono più di cento i piccoli villaggi abbarbicati sulle alture del parco, caratteristici con le loro piccole casette in granito, attorniate da scenari naturali dove infinite sfumature di verde si incastrano tra il colore caldo della roccia e della terra.

Dalle cime, tanti piccoli torrenti e ruscelli vanno ad alimentare laghi e bacini artificiali, modellando scorci di grande suggestione come la Cascata do Arado, una delle più celebri del parco, non lontano dal villaggio di Geres.

Dai numerosi miradouro (“belvedere”, in lingua portoghese) si aprono vallate ricoperte da una fitta vegetazione composta soprattutto da faggi, querce e pini, che beneficiano delle abbondanti precipitazioni del clima atlantico.

L’oceano infatti, è distante meno di cento chilometri da qui, nonostante la distesa di montagne sembrerebbe suggerire tutt’altro.

Numerose anche le specie faunistiche che trovano dimora tra queste valli: caprioli, cinghiali, lupi, volpi, ma anche le simpatiche Cachene, imponenti bovini dalle corna ondulate che pascolano libere e in gran numero nelle praterie del parco.

Le ruote dell’auto si fermano sullo sterrato, ai bordi di un piccolo abitato. Nonostante il sole estivo a picco, l’aria fredda smuove i fili d’erba. Ai rumori delle auto si sostituisce quello dei trattori, poi solo quello dei passi delle persone tra i ciottoli: ecco Pitões das Júnias, uno dei borghi simbolo del parco.

Costruito a 1.100 metri sul livello del mare, il villaggio è incoronato da una suggestiva catena di monti rocciosi, al cospetto dei quali si adagiano tante piccole casette in pietra.

Dal centro, una stradina sterrata porta in 30 minuti circa al monastero di Santa Maria das Júnias, adagiato tra due versanti e nascosta dai crinali più esposti.

Sono molti i luoghi che sembrano non avere tempo tra i confini del parco, e che mostrano gli insediamenti umani più antichi di un luogo duro e poco ospitale.

Nei pressi della Serra Amarela sono ad esempio ancora visibili antichi dolmen, così come lungo il fiume Homem si possono percorrere tratti di antiche strade di epoca romana.

Senza dubbio, però, i manufatti più curiosi e meritevoli sono gli Espigueiros che si trovano nei villaggi di Soajo e Lindoso: una serie di piccoli granai a forma di casa, rialzati da terra per preservare il prezioso contenuto alimentare dagli animali.

Arriviamo a Lindoso di primo mattino, con il sole che buca di tanto in tanto un fitto strato di nuvole. Nelle viuzze pedonali che salgono e scendono tra i vigneti e i campi, la vita del paese inizia ad animarsi.

Di turisti, nemmeno l’ombra. Sopra le piccole case, un vecchio castello e un enorme prato ricoperto dagli espigueiros.

Qualche anziano si riunisce nella piazzetta all’ombra dei granai, man mano che passa il tempo il numero aumenta. Ad un certo punto l’intero capannello si alza e si dirige verso un furgone che arriva silenzioso. Viene aperto il portellone e ne escono tanti piccoli sacchetti con il pane fresco.

Ognuno prende le proprie pagnotte, qualche saluto e poi ognuno verso le propria abitazione. Anche noi salutiamo il parco, valicando nella Galizia spagnola che è proprio lì, appena oltre le ultime case.

Ci lasciamo alle spalle un luogo di natura incontaminata, di storia umana antichissima, di atmosfere cristallizzate in un tempo che non ha data.

 

Informazioni utili:

Sede do Parque Nacional da Peneda-Gerês
Avenida António Macedo
4704-538 BRAGA
Telef. 253203480
pnpg@icnf.pt
www.icnf.pt

 

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