Come pianificare un trekking ad anello e perché sceglierlo

Pianificare un trekking ad anello in montagna richiede un'attenzione particolare sotto diversi punti di vista, specialmente in primavera. Vediamo alcuni aspetti da tenere a mente per far sì che l'escursione vada nel migliore dei modi

27 maggio 2025 - 7:00

Perché scegliere e pianificare bene un trekking ad anello

Il trekking ad anello è uno dei modi più gratificanti per esplorare la montagna: permette di esplorare ambienti diversi lungo un unico percorso evitando la monotonia del ritorno sulla stessa traccia.

La primavera, con i sentieri che vengono riaperti dopo l’inverno e la natura che si risveglia, è il momento ideale per affrontare itinerari ad anello, soprattutto nelle fasce montane tra i 600 e i 2000 metri di quota.

Tuttavia, proprio perché si tratta di percorsi chiusi e spesso articolati, una buona pianificazione è fondamentale, specialmente se si vogliono evitare sentieri troppo lunghi, oppure se si vuole calcolare bene il dislivello complessivo.

Non da meno, una buona pianificazione aiuta a non farsi trovare impreparati di fronti a imprevisti tipici della stagione: neve residua sui percorsi, acqua abbondante e chiusura dei tratti.

Ecco qualche consiglio per prepararsi al meglio a questa tipologia di escursioni.

Come pianificare un anello

Organizzare un trekking ad anello in primavera, come si accennava, richiede qualche accortezza in più rispetto ad altre stagioni.

I sentieri possono essere ancora umidi o parzialmente innevati, non tutti i rifugi sono aperti, e il meteo può cambiare bruscamente, specie in montagna.

Che si tratti di un giro tra i crinali appenninici, o di un’escursione in quota sulle Prealpi, pianificare bene il dislivello, la logistica e i punti di appoggio fa sempre la differenza.

Vediamo alcuni aspetti da tenere sempre a mente.

Il punto di partenza: dove iniziare e dove tornare

Un buon trekking ad anello parte da un punto facilmente accessibile, sia in auto che con i mezzi, e termina nello stesso punto.

In primavera è importante tenere d’occhio l’altitudine: meglio optare per località di partenza che stiano tra gli 800 e i 1400 metri, un’altitudine ideale dato che le strade potrebbero essere già libere da neve, e il rischio di ghiaccio molto più ridotto.

È bene verificare anche che ci sia un parcheggio sicuro nella località di partenza, oppure una fermata del bus se ci si vuole muovere con i mezzi pubblici.

L’ideale sarebbe che l’ultimo tratto dell’anello sia semplice e in discesa, questo per affrontare un’ultima parte di itinerario senza eccessivi affanni, proprio quando le energie scareseggano.

Meglio evitare sempre dei sentieri poco segnalati o che presentano una discreta pendenza nel tratto finale.

Dislivello e lunghezza: ci vuole il giusto equilibrio in primavera

Dopo i mesi invernali non è detto che il corpo sia subito pronto per dislivelli importanti o lunghi chilometraggi.

La primavera, infatti, è il momento giusto per rimettersi in cammino, ma in modo graduale.

Un anello ideale per la stagione potrebbe prevedere 600 metri di dislivello e circa 12 Km totali, magari con il tratto d’andata in salita dolce nel bosco e un pezzo finale su un crinale soleggiato.

Percorsi di questo tipo si trovano facilmente sull’Appennino, oppure sulle Prealpi lombarde e piemontesi.

Meglio evitare sempre i giri che superano i 2000 metri di quota prima della metà di maggio: creste e canaloni potrebbero essere ancora innevati o fangosi, il che renderebbe il cammino più lento e rischioso.

La costruzione del percorso: app alla mano, mappa nello zaino

Per studiare un anello ben fatto serve un minimo di studio. È sempre buona cosa partire da una mappa topografica affiancandola a un’app Gps che consenta di scaricare il percorso offline.

Dopodiché si dovrebbe verificare che tutti i sentieri siano segnalati e che l’anello non abbia eccessivi tratti esposti o poco battuti.

Ad esempio, si potrebbe partire costruendo un itinerario unendo due sentieri numerati che si incrociano in un punto panoramico, oppure in una forcella.

Alcune app come Wikiloc permettono anche di calcolare i tempi di percorrenza stimati in questo senso.

È utile prevedere anche un “piano B”: un bivio che consente di accorciare il giro in caso di maltempo o ritardo.

I sentieri ad anello intorno ai rifugi e agli alpeggi, ad esempio, offrono spesso questo tipo di flessibilità.

Meteo e sicurezza: prepararsi al cambiamento

In montagna il meteo è sempre un po’ ballerino, specialmente in primavera. Una mattinata limpida può trasformarsi rapidamente in un pomeriggio nebbioso o addirittura piovoso.

Per questa ragione, prima di partire, meglio controllare sempre le previsioni meteo locali in modo dettagliato, meglio se specifiche per l’altitudine.

In questo senso, si possono sempre consultare siti specializzati oppure bollettini regionali, come Meteomont o ARPA, e valutare anche la direzione del vento e dell’umidità.

Una buona norma è anche quella di portare sempre con sé una giacca impermeabile leggera: anche per i giri brevi, come un anello di tre ore in collina, può sempre servire.

Se poi si prevede di affrontare tratti esposti al vento oppure zone d’ombra, allora bisogna considerare che è possibile trovare anche lastre di ghiaccio o neve marcia: non è un fatto raro, specie nei canali o sui versanti nord.

Rifugi, acqua e soste: nulla è da dare per scontato

In primavera molti rifugi riaprono solo verso la fine di maggio quindi, prima di pianificare una sosta in quota, bisogna sempre verificare che il rifugio sia aperto e operativo.

Meglio non contare sulle fontane se non sono segnalate come attive: alcune, dopo l’inverno, restano asciutte per settimane.

Una buona pratica è partire sempre con almeno 1,5 litri d’acqua, e con una borraccia termica se fa ancora piuttosto freddo.

In aggiunta, è utile inserire nel percorso almeno un punto sosta coperto: una cappelletta, una baita aperta oppure una zona alberata.

Durante i trekking a 1000 o 1500 metri, ad esempio, spesso è possibile trovare piccoli alpeggi o aree attrezzate già accessibili a inizio stagione.

I trekking ad anello consigliati 

Un primo anello facile ma comunque panoramico è quello del monte Linzone, sito nelle Prealpi bergamasche: circa 6,5 Km per 600 metri di dislivello, con partenza da Roncola.

Per chi cercasse qualcosa di più vario, l’Anello del monte Cucco, tra Umbria e Marche, offre 12 Km per poco più di 600 metri di dislivello: un itinerario caratterizzato da salite dolci, creste erbose, grotte carsiche e boschi luminosi.

Il giro parte dalla Val di Ranco e regala scorci spettacolari in primavera.

C’è poi l’Anello del lago di Dres in Piemonte: il sentiero conduce a questo incantevole specchio d’acqua situato nel cuore del parco Nazionale del Gran Paradiso, a ben 2087 metri d’altitudine.

Il percorso, il 521, parte da Ceresole Reale-Villa Poma e si sviluppa per circa 4 Km tra andata e ritorno: ci vogliono circa un paio d’ore per completarlo e il dislivello è di circa 500 metri, dunque alla portata di tutti.

Infine, si segnala l’Anello del lago Paduli e lago Squincio: questo percorso parte dal Passo del Lagastrello, sull’Appennino Tosco-Emiliano, e si sviluppa attorno ai laghi Padulo e Squincio.

L’itinerario si snoda per circa 6 Km con un dislivello di circa 200 metri, un trekking semplice adatto anche per le famiglie che offre panorami suggestivi e la possibilità di avvistare la fauna locale.

 

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