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Il bosco di larice non è solo luogo di passaggio per raggiungere laghi, vette e rifugi, ma anche uno degli elementi più belli e spettacolari della montagna.
Soprattutto quando il sole autunnale entra tra le ombre del bosco e l’escursionista si esalta di fronte alla magnificenza cromatica dei larici.
La foresta di larice diventa la quinta naturale del paesaggio alpino. Cornice in continuo e fascinoso mutamento estetico.
Verde, leggermente più chiaro in primavera e più intenso in estate.
Giallo, sfumato d’arancio nel magico periodo autunnale sino a divenire marrone scuro in inverno, quando gli aghi cadono a terra per formare un soffice manto sui sentieri, poco prima che il tutto venga nascosto dal candore della neve.
Ph.:Gettyimages/helivideo
Se da lontano il larice diviene parte integrante del paesaggio, da vicino esercita un fascino irresistibile.
Per la forma del suo fusto, ma anche per le sensazioni tattili che è in grado di trasmettere, toccando con mano la sua ruvida corteccia che diviene più corrugata all’aumentare dell’età.
Le cortecce conservano notevoli informazioni, non solo sull’albero, ma anche sulle condizioni meteorologiche dei periodi passati.
Visitando il bosco, in autunno, si può ammirare il progressivo mutamento dei colori, in base alla quota, all’esposizione al sole e alla dimensione dei larici stessi.
Questa stagione giunge, infatti, prima alle quote più elevate, a causa del maggiore abbassamento della temperatura.
Mentre nel fondovalle i larici sono ancora verdi, salendo di quota il verde diviene più tenue.
Assumono sfumature più chiare sino a divenire giallo e quindi di un arancio intenso che incornicia le vette, spesso già innevate.
Proseguendo verso gli altipiani, al limitare del bosco, si vedono gli ultimi larici sparsi, isolati e piccoli, ormai prossimi al marrone bruciato, l’ultimo stadio prima che gli aghi cadano a terra.
Spesso, per escursionisti e frettolosi alpinisti, il bosco è solo un luogo di passaggio per recarsi a rifugi, laghi e cime.
Un lariceto può essere invece un luogo magico.
Qui il silenzio è interrotto solo dal fruscio del vento tra le fronde, dal canto degli uccelli, dall’alacre lavorio di nocciolaie e scoiattoli.
Ph.:Gettyimages/khoroshkov
E, per chi crede nella magia della natura ed è in grado di sentirli, dal melodico salmodiare degli elfi e dal concitato brusio dei folletti. Questa sensibilità nel percepire i colori e i momenti giusti è comune ai fotografi che sanno cogliere e raccontare l’estetica del bosco oppure dell’unico albero solitario, e ancora della singola foglia.
Questa poetica dell’immagine non è comune a tutti.
Però l’ambiente può indubbiamente stimolare gli escursionisti che sono appassionati anche di fotografia, pertanto nel paragrafo successivo desideriamo darvi qualche spunto per camminare e fotografare.
I boschi delle zone alpine e prealpine sono composti, per lo più, da querce, castagni e farnie alle quote più basse.
A quote superiori si trovano, principalmente, il pino silvestre, il pino nero, il cembro, l’abete rosso e bianco, il pino mugo e il larice (Larix decidua), pianta d’origini europee, l’unica conifera ad aghi caduchi.
Quindi i larici si trovano dai 500 metri slm sino ai 2800 metri di quota. Si tratta di una pianta molto robusta, raggiunge anche 600 anni di età.
Ph.: Gettyimages/Pilat666
Sopporta intemperie e notevoli escursioni termiche, sopravvive su diversi terreni: al limitare dei pascoli, su pietraie e rocce, alcuni esemplari raggiungono anche i 40 metri d’altezza.
Spesso si trovano larici contorti o che spuntano da ripidi terreni, quasi verticali e perpendicolari, per poi curvarsi e puntare verso il cielo. Questa curvatura è dovuta al peso della neve e delle valanghe invernali che piegano gli esemplari più giovani che crescendo riassumono la posizione verticale.
In Alto Adige, la Val d’Ultimo, un luogo selvaggio e fiabesco, mostra luoghi imperdibili, con boschi e foreste antichissime.
Addirittura sono stati individuati tre larici che secondo la tradizione avrebbero 2000 anni.
_ Scopri l’itinerario in Val d’Ultimo
23 patriarchi della natura sono stati individuati anche in Val di Rabbi.
Per ammirarli è sufficiente percorrere 700 scalini in sassi e pietre, in una delle zone più belle del Parco Nazionale dello Stelvio, sul versante che delimita il Prà di Saènt.
_ Scopri l’itinerario in Val di Rabbi
Nella Val di Fiemme, Pra dal Manz è il cuore del lariceto di Monte Gua, che per la qualità del suo legname è considerato uno dei migliori d’Europa.
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