Le Guide Ambientali chiedono che il trekking fuori comune sia consentito anche in zona arancione

La normativa oggi in vigore per le zone arancioni consente di uscire dal proprio comune per fare attività motorie e sportive che non si possono svolgere in quello di residenza. Ci sono pochi dubbi per attività come le ciaspole, lo sci alpinismo o l'arrampicata, l'interpretazione della norma invece è molto incerta sul trekking e l'escursionismo.

27 febbraio 2021 - 14:03

L’Associazione Italiana delle Guide Ambientali, in una lettera inviata al Governo, ha chiesto che l’attività di accompagnamento in ambiente naturale sia espressamente consentita anche in zona arancione.

L’attuale formulazione delle norme contenute nei decreti sono soggette a interpretazioni discordanti, non è chiaro se le deroghe per il divieto di spostamento tra comuni in zona arancione ammettano anche l’attività di accompagnamento.

Questa situazione crea dubbi e incertezze che condizionano l’attività degli operatori in questo periodo già complicato.

In zona arancione molte guide interrompono le loro attività nonostante le norme consentano di superare i confini comunali per svolgere attività sportive e motorie, nei casi in cui non si possano svolgere nel comune di residenza.

Il centro del problema sta proprio nella formulazione della norma nel punto in cui stabilisce le deroghe.

Impossibile che siano dettagliate le singole attività consentite ma, allo stesso tempo, sarebbero utili indicazioni più chiare.

A.I.G.A.E., attraverso la lettera diretta al Presidente del Consiglio, chiede al Governo che i prossimi decreti consentano ai cittadini di superare i confini comunali “per svolgere attività o usufruire di servizi non sospesi e non disponibili in tale comune”.

In questo modo sarebbero inclusi anche i servizi di accompagnamento in escursioni e trekking nella natura forniti dalle Guide Ambientali su percorsi in altri Comuni della Regione.

Una differenza di trattamento per attività assimilabili

Non ci sono perplessità per attività come le ciaspole, la mountain bike o l’arrampicata, difficile poterle svolgere in un centro urbano in cui mancano pareti e sentieri innevati. Il discorso invece diventa più nebbioso quando si parla di trekking ed escursionismo.

Per sua natura il trekking ha una definizione molto ampia, è una camminata di scoperta e conoscenza in ambiente naturale, e nemmeno sempre, visto la diffusione dei trekking urbani.

Per questo, attenendosi al dettato della norma e alla definizione dell’attività, chiunque potrebbe fare trekking nel proprio comune.

Se invece si guarda alla sostanza, chi vive in città, per poter svolgere attività outdoor deve potersi recare in montagna o in campagna, proprio come un climber.

Secondo il Presidente di AIGAE Davide Galli la situazione non è sostenibile, la formulazione della norma è troppo incerta e la valutazione sulla liceità degli spostamenti è nella piena discrezionalità dei pubblici ufficiali.

In queste condizioni le guide ambientali sono costrette a sospendere le attività nelle regioni in fascia arancione, nonostante la legge consenta l’attività motoria.

Secondo Galli consentire espressamente il trekking e l’escursionismo anche nelle zone arancioni, sempre nel rispetto dei protocolli di sicurezza, non inciderebbe sul rischio di contagi ma avrebbe un effetto positivo per il benessere della popolazione, per le economie delle aree interne e rurali e anche per le guide ambientali, che potrebbero proseguire le loro attività.

Nei prossimi giorni arriverà il nuovo decreto che sarà in vigore fino alla fine di marzo, vedremo se il Governo Draghi prenderà in considerazioni le osservazioni che arrivano dalle Guide Ambientali e dal mondo della montagna.

_ Ecco la lettera inviata da AIGAE al Governo.

 

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