Marmolada, il glaciologo De Blasi: non si salva il ghiacciaio innevandolo

Il glaciologo Fabrizio De Blasi spiega che cosa è accaduto davvero sulla Marmolada, quali sono le cause della tragedia e perché non è l'unico ghiacciaio a rischio: cosa si può fare realisticamente nel prossimo futuro e cosa invece è assurdo proporre.

20 luglio 2022 - 9:14

Il glaciologo De Blasi: cos’è successo sulla Marmolada

La tragedia della Marmolada, il crollo di parte del ghiacciaio che il 3 luglio 2022 ha fatto undici vittime, fa ancora parlare di sé.

L’apertura di un nuovo crepaccio, qualche giorno fa, ha infatti suscitatato nuove preoccupazioni.

Fabrizio De Blasi, glaciologo del CNR, non ha dubbi su quanto stia accadendo sulla Marmolada: “Sta reagendo a un caldo molto importante iniziato già a maggio e che, secondo le previsioni, aumenterà con l’anticiclone africano” , ha dichiarato in una intervista al Corriere della Sera. “C’è un accumulo di energia termica. La prima reazione è la fusione, la Marmolada ha fatto fondere presto la neve stagionale, già poca, dell’inverno, poi si è fuso il ghiaccio, creando una quantità d’acqua notevole. E questa è la causa del fenomeno del 3 luglio. Le temperature elevate accelerano i ritmi naturali dei corpi glaciali. Anche l’apertura di un crepaccio è un fenomeno naturale che aumenta in situazioni critiche”.

All’origine di tutto, il riscaldamento globale: “Indaghiamo le conseguenze del cambiamento climatico per gestirlo meglio nel futuro. Purtroppo, non possiamo pensare che siano eventi isolati. Gli studi dell’Ipcc ci dicono che gli eventi sono destinati ad aumentare in grandezza e frequenza”.

De Blasi ha spiegato quale sia la meccanica all’origine del disastro: “La neve che si fonde in modo rapido si muove” –  dice DeBlasi – “entra nei crepacci. E quando fondono le parti di ghiaccio più sottili viene meno il sostegno del ghiaccio. Un crepaccio si apre a causa del peso del ghiacciaio stesso, che quando si muove e cambia pendenza si frattura. È una reazione a un movimento. Didatticamente, si insegna che se i crepacci sono aperti è perché il ghiacciaio è vivo, si muove. È un fenomeno normale. Ma se le porzioni di ghiaccio si assottigliano, ora che non c’è più un corpo unico e quindi più freddo, le porzioni frammentate sono riscaldate dalla roccia e dall’irraggiamento“.

Marmolada e altri ghiacciai: rischio nuovi crolli, assurda la neve artificiale

E per il futuro non esclude che ci possano essere nuovi crolli: “È una zona su cui bisogna prestare molta attenzione, finché studi approfonditi capiranno come si sta muovendo, come evolve la storia glaciologica”.

E il monitoraggio è difficile, se non impossibile: “I radar dell’università di Firenze” – prosegue De Blasi – “monitorano una porzione, sono concentrati sulla parte su cui sono concentrate le indagini e sono efficaci. In Valle d’Aosta si fa da anni su situazioni specifiche, non su interi versanti”.

De Blasi ricorda anche che, nonostante i riflettori siano ora sulla Marmolada, non è certo l’unico luogo a rischio: ” Il ghiacciaio Panplinceux, a Courmayeur, due giorni dopo il seracco della Marmolada è entrato in allerta idrogeologica. Il 27 maggio si era staccato un seracco vero e proprio sul Grand Combin, sulle Alpi svizzere, purtroppo ci sono state delle vittime“.

Ma allora si può salvare la Marmolada? Di certo, secondo De Blasi, non con la neve artificiale: “Pensare di salvare il ghiacciaio innevandolo in modo artificiale è assurdo” – conclude lo scienziato – “non ci sono azioni fisiche o meccaniche. Possiamo solo agire sul clima, tentando di ridurre l’innalzamento delle temperature e riducendo i gas serra in atmosfera“.

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