Cina: le grandi vie d’acqua nella provincia di Zhejiang

18 marzo 2020 - 2:57

Acqua che plasma il territorio e la vita dei villaggi, acqua che scorre lungo piccoli canali e grandi fiumi, acqua che segna il profilo delle città e scandisce le giornate degli uomini: questo è lo Zhejiang, la regione dell’Impero Celeste legata più di ogni altra all’elemento della vita.

C’è una magica regione, nella Cina centro-orientale, che è memore di imperatori e condottieri, di esploratori e monaci buddisti, di leggende e storie d’amore da sempre legate da un elemento comune: l’acqua. Da oltre due millenni, nella provincia di Zhejiang l’acqua modella il paesaggio e condiziona la vita di migliaia di uomini e donne.

Che sia estate o inverno, mattina o sera, ad Hangzhou, il capoluogo, il cielo è perennemente grigio. L’aria non è mai tersa, l’umidità è intensa e impregna il respiro, i vestiti, a volte anche i pensieri. I colori della natura sono tenui, sfumati, talvolta cupi. Eppure è proprio questo suo aspetto misterioso a renderla una delle città più affascinanti e romantiche di tutta la Terra di Mezzo.

Marco Polo e il lago delle leggende

Nella capitale di una regione dominata dal reticolato di mille canali e da fiumi dalla portata maestosa, è un lago a ricoprire, inaspettatamente, il ruolo di protagonista. Lo Xi Hu (Lago Occidentale), sulle cui sponde anche il grande Marco Polo si fermò in contemplazione, rappresenta infatti il cuore antico di una metropoli moderna.

Qui è stata eretta una delle poche statue al mondo del viaggiatore veneziano, che definì Hangzhou “la più nobile e bella città del mondo”, e non senza motivo: boschi di salici, distese di alberi di loto e maestose pagode costruite tra la fitta vegetazione, hanno fatto da sfondo a tante leggende della tradizione popolare cinese ispirato decine di poeti e artisti. La bellezza dello specchio d’acqua è tale che persino l’Imperatore Qianlong, verso la metà del XVIII secolo, ne fece creare una replica più piccola di fronte al suo Palazzo d’Estate, a Pechino, per poterne rivivere la magica atmosfera.

Oggi le rive del Lago Occidentale attraggono milioni di visitatori ogni anno e sono state dichiarate Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco nel 2011. In estate, decine di migliaia di escursionisti si avventurano sui sentieri che conducono alle pagode e ai templi immersi nei boschi attorno allo specchio d’acqua o lungo il suo periplo, percorribile a piedi in poche ore. Tante le soste imperdibili, a cominciare dalla Pagoda di Leifeng o “delle Sei Armonie”: questa struttura imponente, ricostruita nel Novecento dopo il collasso di un tempio del X secolo, è legata alla figura di Bai Suzhen, la ragazza “Serpente Bianco” protagonista di poemi e spettacoli teatrali che secondo la leggenda, venne qui imprigionata.

Marco Polo, Il Milione

Nello spazio di poche centinaia di metri, lungo le sponde dello Xi Hu, le vicende della Cina antica e moderna si intrecciano: sulla costa meridionale del lago si incontrano infatti la tomba di Yue Fei, condottiero medievale simbolo della resistenza agli invasori stranieri e, a breve distanza, una lussuosa villa in stile Liberty, residenza di Chiang Kai-Shek prima del suo esilio a Taiwan. È impossibile non fermarsi lungo la riva ad assaporare l’atmosfera romantica dei suoi scorci panoramici, i cui nomi ci fanno respirare l’aria della Cina più tradizionale: “La luna d’autunno sul placido lago”, “Gli orioli in canto tra i salici”, “La neve che si scioglie sul ponte rotto”, “I tre stagni che riflettono la luna”. Quest’ultimo è forse il più singolare di tutti, trattandosi di un isolotto che racchiude al suo interno, sorprendentemente, altri tre piccoli laghi!

Un’oasi di spiritualità

A pochi chilometri dalle rive del lago, arroccato su una successione di colline, si trova Lingyin, il Tempio del Ritiro Spirituale, uno dei più importanti monasteri buddisti di tutta la Cina. Risalente al IV secolo d.C., venne fondato dal monaco Hui Li, arrivato fin qui dalla remota India. Lingyin custodisce nei suoi padiglioni un gran numero di statue monumentali, tra cui primeggia un Buddha di 26 metri sovrastato da maestoso altorilievo in legno che illustra la storia del Bodhisattva della Misericordia Guanyin.

Il complesso fu eretto ai piedi del monte Feilai Feng. Questo nome deriva da una leggenda secondo cui Hui Li, giunto nelle terre cinesi, alla vista della collina affermò che questa avesse le stesse sembianze di quella di Gridhrakuta in India, celebre per essere stata visitata da Buddha in persona. Secondo il fondatore del tempio si trattava della stessa montagna e, a riprova di questa sua convinzione, dichiarò che il Gridhrakuta fosse notoriamente abitato da due scimmie, una bianca e una nera. Poco tempo dopo queste vennero effettivamente trovate all’interno di una grotta sulla collina, che da quel momento venne ribattezzata Feilai Feng, ovvero “il monte arrivato in volo”.

Oggi Feilai Feng è costellata da statue di Buddha scavate nella roccia, alcune all’interno di grotte, altre sul fianco della montagna. Chi è felice di una vita semplice, sarà felice per sempre”, dichiara una delle tante incisioni sulla pietra che si incontrano lungo il cammino: una filosofia di vita che per millenni è appartenuta al popolo cinese, e che sembra ancora rivivere in questo rifugio spirituale. Fin dalle prime ore del mattino, un silenzioso esercito di fedeli popola il tempio, inginocchiandosi al cospetto delle figure sacre, agitando bastoncini di incenso, toccando lungo il cammino le iscrizioni beneauguranti: un’atmosfera carica di misticismo che si rivela una sorpresa inaspettata per gli occidentali, che arrivano in questo luogo ancora spaesati dallo sfrenato consumismo di metropoli moderne come Shanghai o Hong Kong.

Wuzhen e Xitang, villaggi sull’acqua

Il forte contrasto tra modernità e tradizione non vive solo ad Hangzhou ma anche in diversi altri centri della regione come Ningbo e Jiaxing. Anche in queste metropoli da milioni di abitanti, si conservano tuttavia molte “isole felici” che sanno di antico, come i grandi parchi cittadini, le pagode o i templi buddisti e taoisti.

È però nei piccoli villaggi sull’acqua dello Zhejiang che si riscopre un mondo arcaico, una Cina che sta scomparendo, fatta di stradine illuminate da lanterne rosse, dell’acre profumo dei cibi piccanti, di casette costruite a ridosso dei canali, dove solo le piccole barche tradizionali si avventurano.

Tra questi Wuzhen, villaggio popolato da circa diecimila abitanti che ancora vivono nelle antiche costruzioni di legno, è meta obbligata. Il titolo di “Venezia d’Oriente” che le è stato attribuito è tutt’altro che insensato, visto che un’escursione a piedi tra i suoi stretti viottoli e gli alti ponti di pietra richiede una giornata di cammino e mille soste: dalla casa dove visse per anni il grande scrittore novecentesco Mao Dun (ora esposizione permanente sulla sua vita e opere), a un piccolo museo sugli usi e i costumi tradizionali con interni e riproduzioni di ambienti familiari d’epoca, dalla Kung Fu boat  una chiatta attraccata in un’insenatura dove alcuni anziani maestri presentano spettacoli dimostrativi su questa arte marziale – fino ad arrivare ad un’antica distilleria di huangjiu, il tradizionale liquore di riso, con tanto di strumentazioni d’epoca.

Ad ovest di Hangzhou si incontra Xitang, un altro villaggio tradizionale sull’acqua, ancora più affascinante perché quasi sconosciuto ai turisti occidentali. Quasi, perché purtroppo o per fortuna, alcuni anni fa le cineprese di Hollywood sono arrivate fin qui, portandone la fama al di fuori dei confini nazionali. Il fascino discreto di una cittadina medievale, costruita tra le intersezioni di nove antichi canali che creano un vero e proprio dedalo di strade sull’acqua, non sarebbe potuto restare un segreto custodito dai soli cinesi in eterno. Ed è un vero spettacolo vedere i bambini di Xitang di sera, mentre adagiano le loro lanterne luminose sui canali esprimendo i propri desideri per avere felicità e benessere; per mantenere intatto un difficile equilibrio tra tradizione e modernità, e per far si che le meraviglie di questa terra millenaria rimangano immutate e con gli stessi ritmi lenti, da sempre scanditi dalle sue grandi vie d’acqua.

Il Grande Canale

Ad Hangzhou le acque non solo modellano il paesaggio, ma hanno anche importanza commerciale: il Grande Canale, il più esteso corso d’acqua artificiale al mondo, ha origine proprio da qui, e si estende per oltre 1800 chilometri fino a raggiungere la “Capitale del Nord”, Pechino. Venne iniziato nel 486 a.C., quindi prima ancora della fondazione di Roma, e fu terminato mille anni dopo. Si stima che milioni di cinesi abbiano partecipato ai lavori di realizzazione, e non raramente vi perirono. Interseca cinque dei più importanti fiumi della Cina, tra cui il gigantesco Yangze o Fiume Azzurro, ed ancora oggi costituisce un’importante arteria di trasporto merci su acqua.

Notizie utili e informazioni:

Aeroporto internazionale Hangzhou/Xiaoshan
È uno dei principali aeroporti della Cina e si trova a circa 30 minuti di bus o taxi dal centro città.

www.hzairport.com/en

Ufficio del turismo di Hangzhou
www.gotohz.com

Xitang e Wuzhen
Le water towns sono raggiungibili tramite bus dalle città di Hangzhou, Shanghai o Jiaxing a prezzi contenuti (mediamente 60 yuan, circa 7 euro).

www.xitang.com.cn/en 

www.wuzhen.com.cn/english

Agorà in viaggio
Diario di viaggio dell’autore

www.agorainviaggio.wordpress.com

Testo e foto di Alfonso Lucifredi

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