Montagna, alta quota: precauzioni per bambini e anziani

Questo articolo fornisce preziosi consigli su come affrontare camminate in alta quota con bambini e anziani. Dai sintomi del mal di montagna alle precauzioni per le donne in gravidanza e le persone più anziane, vediamo come godersi la montagna in modo sicuro e responsabile

2 dicembre 2023 - 18:17

Grazie alla diffusione delle racchette da neve e del trekking invernale, sempre più persone approfittano dell’inverno per regalarsi delle camminate sulla neve fresca a quote elevate.

Un’attività molto coinvolgente e stimolante ma che, quando si superano certe quote, può nascondere piccoli contrattempi, in particolare per chi non è in condizioni fisiche adatte a sopportare condizioni un po’ più estreme.

 

Bambini in quota, qualche accorgimento in più

Per i bambini sotto gli 8 – 10 anni è bene avere qualche precauzione in più quando di decide di portarli oltre i 2000 metri di quota.

In questa fascia di età è più facile che si manifesti il c.d. mal di montagna, solitamente entro le prime 12 ore dalla salita, gli effetti più comuni e riconoscibili sono mal di testa e nausea.

Nei bambini più piccoli, che non sono ancora in grado di parlare dei loro sintomi, bisogna verificare la sussistenza di irritabilità, insonnia, scarso appetito e un generale stato di svogliatezza, tutti elementi possibili indicatori del mal di montagna.

Questo rischio aumenta quando la permanenza in quota si dilunga anche per il sonno notturno.

Quindi quando si decide di andare in alta quota con i bambini è bene fare una salita graduale e lenta, con diverse soste, per consentire al piccolo di acclimatarsi e all’organismo di abituarsi alle condizioni ambientali nuove.

Se si ha in programma di superare i 2500 metri di quota è consigliabile limitare il dislivello quotidiano a non più di 300 m, in ogni caso non dimenticate mai di informarvi circa la presenza di un centro medico in zona.

Se i vostri bambini sono sotto l’anno di età, per precauzione sarebbe meglio non portarli sopra i 2.500 metri di quota.

Infatti alcuni studi hanno ipotizzato che ad altitudini tanto elevate la respirazione risulta alterata e, in caso di permanenze prolungate, per i più piccoli potrebbero sorgere complicazioni respiratorie.

Ecco perché, in caso patologie virali all’apparato respiratorio, è assolutamente sconsigliato superare queste quote.

Ci sono altri due rischi spesso sottovalutati dai genitori quando si porta un bambino in montagna:

  • Prima di tutto il freddo: il bambino è fisicamente molto meno adatto a sopportare le basse temperature. Inoltre mentre i genitori camminano si scaldano, il piccolo rimane fermo e quindi necessità di un isolamento termico adeguato.
  • In secondo luogo non bisogna dimenticarsi delle radiazioni solari, la pelle del bambino è più delicata e irritabile, vanno quindi protette le parti più delicate del corpo con occhiali da sole, cappellini e quelle che rimangono scoperte con creme solari adeguate.

 

Le precauzioni in montagna per le donne in gravidanza

Le donne in attesa come prima cosa dovrebbero approcciarsi alla montagna con alcune precauzioni basilari e non dovrebbero mai avventurarsi in aree che non abbiano nelle vicinanze strutture sanitarie.

In merito alla gestazione non ci sono rischi particolari ma ci sono una serie di consigli utili da tener bene a mente:

_ Visto che l’altitudine, specie se coniugata ad attività outdoor, aumenta l’iperventilazione, è molto facile andare incontro a disidratazione.

Per questo è molto importante non dimenticarsi mai di bere costantemente per integrare i liquidi persi con la respirazione (oltreché ovviamente col sudore).

_ Molta attenzione ai farmaci contro il mal di montagna a base di sulfamidici.

Queste sostanze sono sconsigliate nel primo trimestre e alla fine della gestazione, consultare il proprio medico di fiducia prima di assumere qualunque farmaco.

_ Evitare in ogni caso quote superiori ai 2500 metri, anche per brevi periodi, la situazione ambientale mette sotto particolare stress il fisico. Stimolazioni che potrebbero essere pericolose per il bambino.

_ In ogni caso, anche se la passione per l’outdoor chiama con forza, è bene evitare sforzi intensi in alta quota.

Qualche breve escursione si può fare solo dopo qualche giorno di acclimatamento, sempre che non siano presenti altri fattori di rischio.

Le precauzioni per le persone più anziane

Sono consigli validi per tutti gli appassionati di outdoor ma che, per le persone un po’ più avanti con gli anni, devono essere seguiti con più attenzione.

Se, da una parte, gli anziani sono meno soggetti al mal di montagna, specie se in buoni condizioni fisiche. dall’altro è bene prestare attenzione particolare:

1) Avere l’abbigliamento tecnico giusto per evitare l’ipotermia.

In età avanzata è molto più facile incorrere in questo problemi a causa di disturbi di termoregolazione più frequenti, per questo è importante  prestare attenzione all’abbigliamento.

2) Il riscaldamento muscolare prima di mettersi in cammino o di allacciare gli scarponi è essenziale per evitare problemi o complicazioni muscolari.

3) L’alimentazione è fondamentale, come abbiamo detto diverse volte le attività outdoor, in particolare in ambienti freddi e ad alta quota, sono ad alto dispendio energetico.

Ecco perché è importante avere sempre la giusta scorta di proteine, zuccheri e liquidi da consumare prima e durante l’escursione.

4) Evitare il consumo di bevande alcoliche prima o durante le attività outdoor, contrariamente a quel che comunemente si pensa, l’alcol non aiuta a combattere il freddo.

Al contrario, provoca una maggiore dispersione di calore corporeo a causa della vasodilatazione che provoca.

 

Chi ha patologie cardiovascolari 

Anche chi ha sofferto di patologie legate al sistema cardiovascolare può soggiornare in alta quota, anche se è meglio evitare sforzi troppo intensi che possono provocare un aumento della pressione arteriosa.

In alcune particolari circostanza è meglio evitare invece evitare anche le medie quote (1800-3000 metri), in particolare quando si è sofferto di:

  • Infarto miocardico recente (meno di 4 settimane).
  • Angina instabile.
  • Scompenso cardiaco congestizio.
  • Forme gravi di valvulopatia od ostruzione all’efflusso ventricolare.
  • Aritmie ventricolari di grado elevato.
  • Cardiopatie congenite cianogene o con ipertensione polmonare.
  • Arteriopatia periferica sintomatica.
  • Ipertensione arteriosa grave o mal controllata.

 

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