Il trekking dell’Aventino

18 marzo 2020 - 9:43

 L’itinerario di trekking dell’alta valle dell’Aventino può essere effettuato sia con condizioni di innevamento (ciaspole o racchette da neve), sia con le tradizionali scarpe da trekking nel periodo autunnale. A causa della frequente instabilità del manto nevoso sulle pendici del valico della Forchetta, spesso la circolazione automobilistica in questo tratto della SS 84 viene vietata. Pertanto è utile che gli escursionisti facciano molta attenzione incrociando questo punto, consultando preventivamente anche i locali centri del Corpo Forestale e dell’ANAS. Il trekking del versante orientale della Majella parte dall’abitato di Lama dei Peligni, posto a 667 metri di quota. Si tratta di un antico borgo le cui origini si fanno risalire al VII° secolo, dove è visitabile uno splendido orto botanico con i piani fitoclimatici della Majella. Superato il bosco di Lama, percorrendo a tratti la SS 84 e, a tratti, il sentiero che costeggia l’Aventino, si giunge al piazzale della funivia che porta alla Grotta del Cavallone. Si tratta dell’unica grotta di interesse speleologico visitabile nel cuore del Parco Nazionale della Majella. Attorno all’ingresso, posto a quota 1465 nella valle di Taranta, per migliaia di ettari non esiste alcun edificio e nessuna strada, ma solo pascoli d’alta quota, valli selvagge e altissime pareti rocciose. Qui vivono l’aquila reale e i camosci d’Abruzzo, presenti anche nell’area faunistica di Lama dei Peligni. Il percorso della grotta aperto al pubblico si snoda per circa un chilometro all’interno della montagna. Si attraversano ampie sale di suggestiva bellezza e singolari ambienti del paesaggio sotterraneo della Majella. La temperatura all’interno è di 10° ed è costante durante tutto l’anno, mentre l’umidità raggiunge in alcuni punti il 90%. Ritornati sul sentiero, non senza aver fatto scorta di acqua nel fontanile di Tari, si raggiunge Palena, dopo aver percorso otto chilometri e aver superato un dislivello di circa cento metri. Le prime notizie storiche di Palena risalgono al XII° secolo, quando il borgo era un importante centro che controllava le vie di accesso da Chieti verso Valva. Del passato, nonostante i gravi danni subiti durante l’ultima guerra, restano il castello dell’XI° secolo e la chiesa del Rosario, che conserva al proprio interno una pregevole Madonna lignea con bambino, databile intorno al XVI° secolo. Usciti dall’abitato, dopo aver percorso un breve tratto sulla statale, si imbocca un’antica via romana che ci conduce alla Madonna dell’Altare, arroccata su di un costone roccioso. Le notizie circa questo santuario risalgono all’anno 1250, quando Pietro da Morrone si recò lungo la valle di Aventino. Alcuni anni più tardi i monaci celestiniani costruirono il santuario e un monastero, che ressero fino al 1807. Il sentiero prosegue attraverso boschi e pascoli che la neve trasforma in un paesaggio fatato, e abbandona definitivamente l’alveo dell’Aventino. Giunti al valico della Forchetta, poco distante dal quale si trova anche la stazione ferroviaria di Palena, il nostro altimetro segna quota 1270, e circa venti chilometri di tragitto. Costeggiando la statale e la ferrovia si attraversa il Rio Primo Campo, seguendo il corso del quale per una mezza dozzina di chilometri, potremmo concederci una visita alla faggeta di Sant’Antonio oppure, giunti alla chiesetta di San Michele, svoltare a sinistra seguendo la strada che ci porta a Pescocostanzo. Celebre per il suo magnifico centro storico di stampo cinquecentesco, questo splendido borgo può vantare un’architettura civile originale, una sorta di città lombarda nel cuore dell’Appennino. Opera dei mastri muratori, dei decoratori, degli intagliatori e degli architetti lombardi, scesi verso il meridione per costruire splendidi edifici come la Collegiata di Santa Maria del Colle, un insieme di stili e di preziosità artistiche, o le splendide case con il vignale, o ancora le botteghe aperte sul fronte strada, e collegate all’abitazione del piano superiore con una scala interna. In questo luogo così ricco di storia, si lavora ancora oggi il merletto a fusello sul tombolo. 

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