Presentato il rapporto sul Capitale Naturale: tutelare il nostro ecosistema per uno sviluppo sostenibile

Questo rapporto è nato con l'obiettivo di dare una quantificazione economica ai "servizi ecosistemici" che l'ambiente fornisce. Dati utili per capire quante risorse stiamo consumando e soprattutto per cercare di rendere la nostra economia sostenibile.

25 maggio 2021 - 10:11

È stato presentato il quinto rapporto sul Capitale Naturale italiano, istituito nel 2015 con la Legge 221.

Uno strumento creato per dare un valore economico al nostro patrimonio naturale così da facilitare una vera sostenibilità della nostra società ed economia.

Gli organismi viventi, l’acqua, l’aria, il suolo e le risorse geologiche sono gli elementi che fanno parte del capitale naturale, che produce i cosiddetti Servizi Ecosistemici.

Stiamo parlando della depurazione delle acque, dello stoccaggio dell’anidride carbonica, del contrasto al dissesto idrogeologico e di tanti altri elementi fondamentali per la vita sul nostro pianeta.

 

Servizi essenziali anche per l’economia

I servizi ecosistemici, tra cui ci sono anche le materie prime che rendono possibile per esempio l’agricoltura, sono strettamente correlati alla nostra economia e alla stessa esistenza della vita sulla terra.

L’idea di quantificare economicamente questi servizi permette di comprendere quanti ne stiamo consumando e da la possibilità di pianificare interventi per un’economia che sia davvero sostenibile.

Proprio per questo il rapporto è in aggiornamento costante e viene pubblicato un report di riepilogo ogni anno, per monitorare lo stato del nostro ambiente naturale e della nostra biodiversità.

I risultati del rapporto del 2021 mostrano luci ed ombre sulla situazione dell’ambiente in Italia, molto dipenderà dalle azioni dei prossimi anni.

I fondi europei che rientrano nel piano Next Generation EU, che saranno spesi in base alle linee guide indicate nel P.N.R.R. italiano, saranno essenziali per rimettere la nostra economia sul giusto binario della sostenibilità ambientale.

I dati di quest’anno confermano che l’Italia è un vero e proprio scrigno di biodiversità, uno dei maggiori al mondo, con una vasta varietà di specie animali e vegetali.

 

Alcuni dati forniti dal rapporto

Oltre il 40% della superficie del nostro paese è coperta da foreste, che sono essenziali per il contrasto al cambiamento climatico.

Ben 12 milioni di ettari di boschi tra i più complessi e ricchi di biodiversità dell’intera Europa. Molti di questi ambienti però sono in sofferenza per le attività umane, per i fenomeni meteorologici estremi e per gli agenti patogeni.

Le azioni a tutela di questi ecosistemi sono fondamentali per garantire la loro conservazione, anche attraverso l’istituzione di nuove aree protette e l’allargamento dei confini di quelle già esistenti.

Decisamente peggiore è però la situazione delle nostre coste, che sono ecosistemi molto fragili, sui quali peraltro si concentra un’importante percentuale di popolazione italiana (circa il 30% degli italiani vive in comuni costieri).

Gli ecosistemi costieri sono minacciati in particolare dalla cementificazione, dall’inquinamento da micro-plastiche e dal turismo non sostenibile.

Il rapporto evidenzia che su 85 ecosistemi italiani censiti, ben 29 risultano ad alto rischio, e sono per lo più quelli legati agli ambienti umidi, alle terre  di alta quota, alla fascia costiera e alle pianure sottoposta ad agricoltura e zootecnia intensiva.

Nel corso della cerimonia di presentazione del rapporto che si è tenuta a Roma, alla presenza di tutte le istituzione coinvolte, il Ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani ha affermato:

“La mitigazione è l’obiettivo del Recovery Plan: non abbiamo un secondo appello e c’è poco da discutere, dobbiamo adottare norme efficaci e agire in favore della biodiversità, con grande intensità, entro i prossimi 5 anni”.

Tutelare il capitale naturale è necessario per conservare i nostri sistemi socioeconomici.

La stretta correlazione tra sviluppo sostenibile, contrasto ai cambiamenti climatici e conservazione della biodiversità sono riconosciuti anche da diversi impegni internazionali.

I principali sono l’Agenda ONU per lo Sviluppo Sostenibile al 2030, il Green Deal europeo e le Strategie Europee per la Biodiversità al 2030 e Farm to Fork.

 

_ Leggi il rapporto completo sul sito del Ministero:

 

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