Piemonte, trekking naturalistico tra le risaie: la Palude di San Genuario

Camminiamo alla scoperta della Palude di San Genuario, nelle terre d'acqua tra Vercelli e Novara, tra le risaie e un habitat stupefacente per naturalisti e birdwatcher.

1 marzo 2022 - 12:37

Trekking nella natura e cultura del riso, tra Vercelli e Novara

“Nasce nell’acqua, muore nel vino”, si usa dire nella pianura piemontese, dove il riso viene su in primavera, irrigato da decine di canali che si abbeverano nel Sesia e nel Ticino.

Qui, tra Vercelli e Novara, si coltiva il 50% circa della produzione risicola italiana.

Insieme alla Lomellina, in Lombardia le due province formano un triangolo dai chicchi d’oro.

 

Sono terre d’acqua lontane dai canonici itinerari turistici, eppure sanno stupire con il mare a scacchi, che riflette nuvole e cielo da aprile a maggio e che diventa un verdissimo prato inglese da giugno in poi.

E se la primavera è il periodo migliore per concedersi un weekend vista risaia, autunno e inverno regalano il gusto di risotti fumanti e di poetiche brume sulle zolle rivoltate…

La Riserva Naturale della Palude di San Genuario

Oltre al riso? Natura e bellezza, a volte difficili da assaporare nell’immediatezza ma presente con delle piccole perle tutte da scoprire..

L’area della Riserva Naturale della Palude di San Genuario costituisce una delle poche interruzioni al continuum costituito dalla pianura risicola vercellese.

Si estende per circa 426 ha con una forma allungata in senso est-ovest, in corrispondenza di un antico terrazzo fluviale alla base del quale si colloca la testata di alcune risorgive.

In ragione delle peculiari caratteristiche pedologiche, nell’area sono comprese porzioni di territorio storicamente marginali per gli usi agricoli e di straordinaria importanza ambientale.

 

Alla scoperta della palude

La Palude di San Genuario, prossima al Bosco delle Sorti della Partecipanza di Trino, si inserisce nel sistema di paesaggio della bassa pianura vercellese, contraddistinto dall’esteso ambiente agrario della risicoltura.

La morfologia del sito è caratterizzata da un insieme di terrazzi fluviali sub-pianeggianti.

Questi sono separati fra loro da basse scarpate di altezza variabile e parzialmente modificati nella loro morfologia originaria soprattutto dall’uso agricolo del territorio.

L’ultimo tentativo di utilizzo a fini produttivi della Palude di San Genuario risale agli inizi degli anni ’90 del secolo scorso.

Venne creato un allevamento ittico nel suo nucleo centrale, da sempre residuale per l’agricoltura a causa della particolare idromorfia dei suoli.

L’impianto, dismesso dopo pochi anni, subì un processo di rinaturalizzazione che lo ha trasformato in un ambiente umido di pregio.

Oggi le vasche e gli invasi artificiali, il fitto reticolo idrografico di alimentazione costituito da canali a lento corso, le numerose risorgive e fontanili, sono aree umide colonizzate da popolamenti vegetali a macrofite acquatiche (tra cui varie specie di Potamogeton).

Ma anche da canneti a Phragmites australis e Typha latifolia e dalla vegetazione erbacea palustre a dominanza di specie dei generi Juncus e Carex.

Intorno alle aree umide sono presenti ampie aree prative e cenosi arbustive di invasione ad Alnus, Salix e Populus.

Al di fuori dell’area dell’ex allevamento ittico si trovano altre aree palustri artificiali.

E poi canali ricchi di vegetazione acquatica e un lembo di bosco planiziale, la cui superficie sarà destinata ad aumentare grazie a recenti rimboschimenti.

La maggior parte della superficie, circa l’80%, resta comunque occupata da risaie e pioppeti.

 

Ambienti e specie di maggior interesse

Nell’ambito di un comprensorio caratterizzato dalla monocoltura risicola, il territorio della Palude di San Genuario rappresenta un fattore di biodiversità significativo.

Ospita, in particolare tra l’avifauna, vari habitat di tipo palustre e numerose specie rare ed interessanti.

Numerosi gli habitat di interesse comunitario presenti, rilevati in piccoli specchi d’acqua.

Dalle cenosi acquatiche dei fossi e canali a lento corso ai popolamenti monospecifici di alghe del genere Chara.

Senza dimenticare la vegetazione acquatica sommersa e galleggiante, impreziosita dalla presenza della ninfea gialla Nuphar luteum.

Degno di interesse anche un lembo di bosco planiziale che, seppure di superficie ridotta ed isolato rispetto a formazioni analoghe, conserva una certa integrità vegetale.

L’elenco floristico conta oltre 300 specie di piante vascolari, tra cui un elevato contingente di elementi igrofili.

Tra le specie legate agli ambienti acquatici-palustri sono presenti alcune specie di particolare valore conservazionistico.

Tra queste l‘Osmunda regalis e Juncus tenageja, inserite nella Lista Rossa regionale, e di Utricularia australis, Sagittaria sagittifolia e Vallisneria spiralis, inserite nella Lista Rossa italiana.

Particolarmente interessante è la presenza di specie nemorali e microterme, divenute ormai rare in Pianura Padana a causa della distruzione degli ambienti forestali.

 

La palude, paradiso naturalistico

La Palude di San Genuario è stata individuata come Zona di Protezione Speciale (ZPS) per gli uccelli.

Sono state osservate circa 250 specie, di cui una sessantina nidificanti .

Assume particolare rilevanza la nidificazione di tre elementi di assoluto pregio e particolarmente rari.

Il tarabuso (Botaurus stellaris), l’airone rosso (Ardea purpurea), qui presente con una colonia, e il falco di palude (Circus aeruginosus).

Importante è la presenza di alcuni silvidi di canneto.

Tra questi l’usignolo di fiume (Cettia cetti), la salciaiola (Locustella luscinioides) e la cannaiola verdognola (Acrocephalus palustris).

Poi anche la cannaiola (Acrocephalus scirpaceus), il cannareccione (Acrocephalus arundinaceus), il pendolino (Remiz pendulinus) e il migliarino di palude (Emberiza schoeniclus).

Il forapaglie castagnolo (Acrocephalus melanopogon) qui trova uno dei rari siti regionali noti di svernamento ad oggi conosciuti.

Riguardo ai rettili gli ambienti umidi ospitano una delle ultime popolazioni regionali della rara testuggine palustre europea (Emys orbicularis).

La testuggine è ritenuta prioritaria per la conservazione del sito insieme agli uccelli di canneto.

Il resto dell’erpetofauna conta altri sei rettili e quattro anfibi.

Di rilievo è la presenza della Licena delle paludi (Lycaena dispar).

Si tratta di un lepidottero molto localizzato nella regione piemontese poiché legato alle paludi e alle zone umide di pianura.

Un’altra “chicca” degna di nota e la presenza nei canali della palude di tre specie rare di pesci.

Si possono trovare la Lampreda padana (Lethenteron zanandreai), il Cobite mascherato (Sabanejewia larvata) ed il Pigo (Rutilus pigus)

Piccolo sito di grande importanza

Nonostante il prevalente assetto agricolo della zona circostante, San Genuario non è l’unico elemento di interesse naturalistico.

C’è anche il vicino Parco naturale del Bosco delle Sorti della Partecipanza di Trino, relitto di bosco planiziale circondato dalle risaie, a Fontana Gigante.

Si tratta di un sito della Rete Natura 2000 oltre che al Sistema delle Aree protette della fascia fluviale del Po, tratto vercellese/alessandrino.

L’area in cui si colloca la Palude di San Genuario è caratterizzata dalla monocoltura intensiva del riso.

Le risaie, essendo allagate per diversi mesi l’anno, svolgono un’importante funzione di sostituto artificiale di ambienti naturali ad acque basse.

L’importanza delle risaie per l’avifauna acquatica è risaputa.

Ed è ben nota la presenza di molte garzaie nelle aree di diffusione della coltura del riso.

Purtroppo prima della raccolta, l’acqua viene tolta e i campi, in asciutta da ottobre all’aprile successivo, diventano un habitat inospitale per la maggior parte della fauna.

Inoltre la recente tecnica del riso in asciutta con un allagamento minore genera problemi a livello conservazionistico.

Un patrimonio di biodiversità

Per la biodiversità è quindi importante la tutela delle poche zone umide permanenti rimaste.

Una connessione funzionale tra parti diverse di quest’area è già in atto e può essere dimostrata prendendo in considerazione come esempio la comunità degli Ardeidi.

Nell’area sono presenti diverse garzaie di Aironi gregari.

Una di queste, quella di Montarolo presso il Bosco della Partecipanza di Trino, è tra le più grandi in Europa.

Inserito in questo contesto, San Genuario risponde alle esigenze trofiche degli Aironi gregari.

Assume la funzione di punto di sosta, diurna e notturna, nel periodo di dispersione post-riproduttiva e di svernamento.

Le sponde degli specchi d’acqua rinaturalizzati sono utilizzate per attività trofica e di sosta, specialmente dai giovani di Nitticora, Sgarza ciuffetto, Airone guardabuoi e Garzetta.

Ad oggi molte specie sono presenti tutto l’anno, i migratori invece arrivano a marzo-aprile e partono verso fine settembre ottobre.

Queste specie sono presenti in numero assai variabile, mentre è scarsa la presenza dell’Airone cenerino.

La natura che vive nell’acqua

Alle specie citate si aggiunge l’Airone bianco maggiore (che sporadicamente ha nidificato nella garzaia di Montarolo).

Le sue presenze occasionali in periodo primaverile-estivo, diventano regolari dal mese di ottobre con diverse decine di animali.

Come precedentemente accennato e con estrema importanza, a San Genuario si è osservata la formazione di un roost di Falco di palude nel canneto.

Nel roost sono stati osservati fino a 15 Falchi di palude e 2-3 Albanelle reali.

In un altro roost di Aironi sono stati censite diverse decine di Aironi bianchi maggiori, Garzette e Aironi guardabuoi.

San Genuario è quindi attrattivo per Aironi e Rapaci che nidificano in altre aree.

Qui un sito ideale per l’attività di foraggiamento e riposo notturno in alcuni periodi dell’anno.

Analogamente, specie che nidificano all’interno dell’area protetta, sfruttano territori esterni per alimentarsi.

Gli Aironi rossi, in particolare, possono spingersi verso nord anche per diversi chilometri.

Non solo rose…

Diverse attività interne ed esterne alla Riserva possono rappresentare un fattore di rischio per la sua conservazione.

Prima tra tutte la coltivazione del riso e le pratiche culturali ad essa connesse che possono alterare la naturalità degli ambienti umidi.

Infatti, la qualità delle acque dei canali a lento corso delle risorgive e dei fontanili è influenzata negativamente dall’apporto di fertilizzanti ed erbicidi utilizzati nelle risaie circostanti.

Inoltre la pratica abituale di operare interventi di manutenzione dei fontanili ha effetti molto impattanti e distruttivi sulle cenosi vegetali.

Lo stesso vale per i tagli e gli incendi dei canneti eseguiti a malinteso scopo di pulizia.

Un disturbo antropico diretto è dovuto alla pratica della pesca sportiva e all’attività venatoria nel territorio circostante.

Tra le vulnerabilità è ben evidente l’alterazione degli equilibri ecologici dovuta alla presenza di specie animali e vegetali alloctone.

In particolar modo della carpa erbivora (Ctenopharyngodon idella), della nutria (Myocastor coypus), del gambero della Louisiana (Procambarus clarkii) e dell’Ibis Sacro (Threskiornis aethiopicus).

Preoccupante è l’elevato numero di specie introdotte.

Le specie esotiche costituiscono uno dei maggiori fattori di alterazione degli ambienti acquatici, sia a scala locale, sia a livello nazionale e internazionale.

I risultati sono spesso la riduzione delle popolazioni o anche l’estinzione di specie native per fenomeni di competizione o predazione.

Alcune riflessioni per il futuro

Una visita a san Genuario sarà sicuramente appagante e ci mostrerà un ambiente estremamente interessante.

Tuttavia la gestione deve orientarsi anche alla conservazione e all’incremento di una rete ecologica che metta in relazione gli ambiti territoriali dotati di forte naturalità e gli agroecosistemi di risaia.

L’esigenza è dunque quella di coniugare gli obiettivi di tutela e conservazione con quelli dello sviluppo compatibile e duraturo.

Occorre integrare le tematiche economiche e sociali dei territori interessati con la politica di conservazione e valorizzazione delle risorse ambientali.

Questo è possibile solo con un’opportuna azione di sensibilizzazione delle comunità locali per preservare un ambiente di indubbio valore.

Per scoprire a piedi questo ambiente si può percorrere un suggestivo itinerario di trekking tra le risaie e la palude

Informazioni:

Ente di Gestione delle Aree protette del Po vercellese – alessandrino
Piazza Giovanni XXIII 6, Valenza (AL)
Tel. 0114321011: www.parcodelpo-vcal.it

Centro visite e studi Palude San Genuario

Si raggiunge percorrendo la strada che collega Fontanetto Po con la strada “delle Grange”per Vercelli.

Si attraversa il territorio della Riserva Naturale della Palude di San Genuario, che si estende lungo una fascia di risorgive.

Svoltando a sinistra all’altezza della Cascina Favorita, si entra nella Riserva raggiungendo il Centro studi sulle aree umide, sede operativa dell’Ente-Parco.

Questa parte è recintata, le visite sono regolamentate

Vi si svolge un’intensa attività di studio su specie ed habitat caratteristici delle zone umide.

Accessibile solo su prenotazione (tel. 0142457861)

Birdwatching e fotografia naturalistica

Possibile prenotare dei capanni fotografici presso SKUA NATURE che li gestisce con passione e professionalità
tel: 0141 918349-320 0972595 info@skuanature.com www.skuanature.com

 

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