Un altro passo verso la costruzione dei nuovi impianti sul Terminillo

È positiva la valutazione d'impatto ambientale del progetto dei nuovi impianti sul Terminillo, mancano ormai solo pochi passaggi burocratici per il via ai lavori. Non si placa però il contrasto tra i promotori del progetto di rilancio economico e le associazioni che considerano gli interventi una minaccia per la montagna.

10 gennaio 2021 - 19:00

È positivo l’esito della valutazione di incidenza ambientale (il c.d. Vinca) effettuato dai competenti organi della Regione Lazio sul Progetto TSM2 sul Terminillo.

Un passaggio essenziale per l’inizio dei lavori di costruzione di nuovi impianti di risalita, piste da sci e bacini per l’innevamento artificiale.

Per vedere escavatori e ruspe al lavoro mancano solo alcuni passaggi burocratici, che dovrebbero compiersi nelle prossime settimane.

Proprio la valutazione d’impatto ambientale era il passaggio più incerto dell’iter di approvazione, ora è arrivato con alcune piccole bocciature e indicazioni per ridurre l’impatto del progetto, che però va avanti.

Il progetto di rilancio economico del Terminillo prevede la costruzione di 10 nuovi impianti di risalita, 3 bacini per l’innevamento artificiale che dovranno garantire l’innevamento di 136 mila metri quadrati e oltre 42 chilometri di piste. Per fare spazio alle nuove strutture saranno abbattuti oltre 17 ettari di faggeta vetusta.

I comuni del comprensorio, il comune di Rieti e la Regione Lazio, che sono i primi promotori del progetto, hanno accolto con grande favore la notizia della valutazione positiva di impatto ambientale.

Secondo le stime del progetto, i nuovi impianti del Terminillo potranno portare su questi montagne oltre 200 mila visitatori ogni anno, principalmente provenienti da Roma. 

Questo nuovo turismo avrebbe un ritorno economico di oltre 100 milioni di euro per ogni stagione, con una ricaduta sui livelli occupazionali per oltre 4500 posti di lavoro. Una notizia positiva per territori in crisi economica ormai da molti anni, specie dopo il terremoto del 2016.

 

Compatto il fronte del no al progetto

Ci sono però molte voci contrarie al progetto, prime fra tutte quelle delle associazioni ambientaliste come il C.A.I., il WWF, la FederTrek oltre alle guide locali e a parte della popolazione. La principale contestazione al progetto è proprio sui numeri, infatti è poco realistico ipotizzare una crescita a doppia cifra delle presenze turistiche invernali.

In primo luogo perché non si tiene conto del cambiamento climatico infatti, eccezion fatta per l’inverno in corso, le precipitazioni nevose sull’appennino sono in calo da ormai diversi anni, con stagioni invernali sempre più corte.

Difficile quindi che possano esserci stagioni  sciistiche di una durata sufficiente a raggiungere quei numeri.

In secondo luogo ci sono altre stazioni sciistiche vicino a Roma che sono raggiungibili più facilmente e che ormai da diversi anni attirano gran parte degli sciatori della capitale.

Stiamo parlando delle montagne abruzzesi, con i comprensori di Roccaraso, di Campo Felice e di Ovindoli, ormai mete consolidate.

Inoltre questi interventi provocherebbero un danno ambientale enorme alla montagna, la costruzione di nuovi impianti, piste da sci, bacini artificiali, condutture dell’acqua e strade di collegamento si traducono in ettari di bosco tagliati e in migliaia di metri cubi di cemento che vanno a coprire territorio boschivo e naturale.

In quella zona ci sono boschi secolari con alberi di oltre 200 anni, che ospitano specie animali protette come le aquile reali e il lupo.

Questi interventi distruggerebbero questi delicati ecosistemi, inoltre tutta l’area è zona a speciale conservazione sulla quale, in base ad un Decreto del Ministero dell’Ambiente del 2007, dovrebbe essere vietata la costruzione di nuovi impianti.

Il piano urbanistico del Comune di Rieti, che per la prima volta ha previsto l’ampliamento degli impianti di risalita sul Terminillo, era però già stato approvato quando il Decreto venne formalmente pubblicato in Gazzetta Ufficiale. 

 

Tanti i fattori da considerare per valutare l’impatto del progetto

Una situazione complessa, infatti se da una parte il rilancio economico di questi territori è importante per evitare l’abbandono delle vallate, non si può ignorare come l’abbattimento di boschi e la cementificazione di una montagna per fare posto ad impianti da sci non appare essere la scelta giusta. 

Le valutazioni ambientali e di fattibilità dei competenti organi regionali non sembrano aver tenuto in considerazione tutti i fattori necessari a comprendere il reale impatto di questo progetto.

Oltre a quelli già elencati non si dovrebbe ignorare nemmeno il generale calo del turismo legato allo sci alpino che sta mettendo in crisi anche alcuni grandi comprensori alpini.

Inoltre, abbattere foreste e boschi antichi è un duro colpo al contrasto al cambiamento climatico, infatti questi ecosistemi hanno una capacità di assorbimento della CO2 nettamente superiore ai nuovi alberi che di solito vengono piantati per compensare gli abbattimenti, proprio come previsto dal piano TMS2. 

Con le associazioni ambientaliste che minacciano ricorsi in sede europea e i promotori del progetto che proseguono senza indugio verso l’apertura dei cantieri, rimangono aperte delle domande.

  • È davvero questo il modo migliore per rilanciare un territorio nel 2021?
  • Non sarebbe stato sufficiente un recupero dei numerosi impianti chiusi e in stato di abbandono?

La giunta regionale del Lazio proprio l’anno scorso, in occasione del nuovo insediamento, aveva inserito la green economy e il turismo sostenibile tra i capisaldi dell’azione di governo, si può dire che questo progetto non vada proprio in quella direzione.

 

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