Bassetti: “Italia paese di ipocriti e burocrati, basta coi divieti senza fondamento scientifico”

Siamo ad un momento cruciale nella lotta alla pandemia. Facciamo il punto con Matteo Bassetti su come stanno andando le vaccinazioni e sulle restrizioni nelle attività sportive e motorie. Vediamo cosa ci aspetta nelle prossime settimane.

7 maggio 2021 - 10:23

Quali sono le prospettive della pandemia nell’estate che sta arrivando?

Con le vaccinazioni di massa, Covid19 diventerà un ricordo che riporremo lietamente nel cassetto?

E le restrizioni? Quali servono e quali no? L’attività fisica, le piscine, le palestre: come vanno regolamentate?

Di questo ed altro abbiamo parlato in questa conversazione con Matteo Bassetti.

Ordinario di Malattie Infettive all’Università di Genova, è uno degli infettivologi più noti tra quelli che ci hanno accompagnato in questo lungo anno, segnato non solo dalle ondate pandemiche, ma anche da quelle emotive e dalle contrapposizioni su come affrontare al meglio la crisi sanitaria ed economica.

Prof. Bassetti: il target delle 500 mila vaccinazioni al giorno ormai raggiunto, il sistema modulare delle restrizioni, la stagionalità favorevole: vediamo davvero la luce in fondo al tunnel?

Direi proprio di sì. A patto di non considerare le 500 mila vaccinazioni al giorno un punto di arrivo, semmai un punto di partenza. Certo, abbiamo fatto progressi rispetto a qualche settimana fa, ma siamo un grande paese e possiamo fare meglio.

Quanto meglio?

Guardi, dovremmo arrivare almeno a 600-700 mila vaccinazioni al giorno.

Sono molte, ce la possiamo fare?

Ce la dobbiamo fare. Significherebbe un aumento del 40% circa rispetto alle somministrazioni attuali, ma sarebbe un salto di qualità decisivo.

Decisivo per avvicinarci all’agognata immunità di gregge?

La prego, non usiamo più questa espressione di derivazione inglese (herd immunity, n.d.r.). Parliamo più correttamente e in italiano di immunità di popolo.

D’accordo, immunità di popolo: quando potremo raggiungerla, aumentando del 40% le vaccinazioni?

Probabilmente alla fine di agosto, con il 70-75 % della popolazione coperta. Sarebbe molto importante, perché ci presenteremmo a settembre, con la ripresa della scuola e delle attività produttive, in una situazione gestibile. Il punto è che dobbiamo imparare a convivere con il virus. Il Covid non sparirà, ma possiamo conviverci senza distruggere economia e società.

Abbandoneremo anche la mascherina?

Non vedo ragione, in quella situazione, per continuare ad obbligare l’uso della mascherina all’aperto.

Possiamo affidarci al senso di responsabilità individuale?

Dobbiamo. Occorre passare dalla cultura dei divieti a quella della libertà e responsabilità.

Vede, la mascherina è stata uno dei tanti mezzi di prevenzione della diffusione del contagio, ma non è certo l’unico.

Non si può pensare che, una volta migliorata la situazione, la mascherina sia da esibire come un vessillo, per cui chi non la indossa è da additare come un delinquente.

Quindi: il virus non se ne andrà, ma dovremo conviverci. Dobbiamo abituarci – senza mascherina –  a vivere in un mondo disseminato di bioreattori che producono vaccini disegnati alla bisogna da specialisti di ingegneria genetica?

Ma vede, quel mondo esisteva già prima del Covid. Esiste da almeno 60 anni a questa parte, soltanto il grande pubblico non lo vedeva. Lo studio delle malattie infettive e i progressi scientifici in questo ambito vanno avanti da quasi un secolo. Negli anni ’40 del ‘900 si moriva a 30 anni, poi sono arrivati vaccini e antibiotici.

Oggi, con il Covid, tutti scoprono quello che era già all’ordine del giorno della scienza.

Ma se questa attenzione non mancava, perché siamo finiti in una pandemia?

Per varie ragioni, tra cui una fondamentale: è fallita la strategia di contenimento.

Dalla Cina, dove occorreva circoscrivere il primo grande focolaio, sono arrivati avvisi tardivi, comunicazioni poco trasparenti, dati ambigui e poco affidabili. Dopo, è stato troppo tardi.

Quanto hanno pesato e pesano sulla salute le restrizioni sulle attività sportive?

L’attività fisica, specie all’aria aperta, rafforza sempre le difese e il sistema immunitario.

Immagini le conseguenze dannose alla salute aver perso 1 anno di attività fisica.

In Italia abbiamo 5 milioni di persone che praticano attività aerobiche o vanno in palestra, 2 milioni che praticano ciclismo, e altri milioni appassionati di calcio e camminate sui sentieri.

Anche qui: vogliamo forse, a colpi di divieti, diventare come gli americani, con decine di milioni di obesi e malati?

Non vuoi fare attività fisica e preferisci startene a casa? Benissimo. Stai a casa. Ma se io voglio farmi un giro in bicicletta o un trekking devo poterlo fare, perché non esiste alcun dato scientifico che mostri che se faccio una camminata in montagna aumento il contagio.

 

Il governo, con il decreto riaperture, si è mosso in questo senso, autorizzando gli sport di contatto e programmando la riapertura di palestre e piscine.

Certo, buona notizia, riaprono palestre e piscine e si torna a giocare a calcetto. Ma che senso ha riaprire palestre e piscine e poi vietare l’uso delle docce? Ma si rende conto? Sono scelte ipocrite, l’Italia è un paese di ipocriti.

Un po’ forte, lo posso scrivere?

Lo scriva tranquillamente, dico sempre quello che penso, sono un uomo libero. Guardi: il primo lockdown si doveva fare, perché eravamo di fronte a un’incognita assoluta. E va bene. Ma dopo quello, le scelte successive hanno avuto niente o ben poco a che fare con la scienza. Tutte scelte politiche, spesso senza fondamento scientifico e condite di norme cervellotiche e burocratiche. Pensi solo ai ristoranti con le chiusure a cena piuttosto che a pranzo. Siamo un paese ipocrita. Ipocrita e burocratizzato.

Il Passaporto sanitario è un’altra scelta nel solco dell’apertura, che ne pensa?

Ne penso bene, ma anche in questo caso abbiamo ascoltato critiche ipocrite. Da un lato, si lamenta che il passaporto rechi un vulnus alla privacy. Dall’altro invece, quando si tratta di sbattere in prima pagina un ristorante dove si è verificato un focolaio con dovizie di dettagli e foto, la privacy va a farsi benedire.

Abbiamo parlato di attività fisica: che sport pratica Matteo Bassetti?

Calcetto da sempre, tutto l’anno ovunque sia stato, ora che sono tornato in Liguria, ma anche negli anni in cui lavoravo in Friuli. D’inverno mi piace andare a sciare a Salice e Prato Nevoso.

E il trekking?

Fin da ragazzino vado sulle montagne piemontesi, con base a Sauze d’Oulx. Vicino Genova ho camminato diverse volte sul Beigua, sulla riviera di Ponente.

Itinerari da consigliare?

Nella bella stagione, quando sono in Piemonte mi piace camminare al rifugio Arlaud o al Gran Bosco di Salbertrand, oppure sul Sentiero del Senatore a Sestriere. Sono itinerari da scoprire, come tanti altri in Italia.

Camminerà anche quest’anno?

Certo. Speriamo non introducano altri divieti senza basi scientifiche, perché oltre un certo limite la gente si stufa e se non la fai andare a camminare sulle montagne italiane la risposta è prevedibile: viaggerà e andrà a camminare all’estero.

 

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